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Caro Gianfranco,
siamo tutti qui riuniti per salutarti, ma stavolta non siamo felici come tutte le tante volte che ci hai
voluto intorno a te. Con quella tua innata capacità di annodare i fili che uniscono le persone,
mettere insieme, unire, riunire, stimolare, comunicare. A me, amico di una vita, ma credo a tanti
altri, hai insegnato a sognare. Hai insegnato che i sogni possono avere tanti colori, tanti nomi,
tanti volti, tanti suoni, ma che quello che conta è averli e coltivarli. Me lo hai insegnato
cominciando da quando ero piccolo, intorno alla tua chitarra, nei nostri giochi, nei nostri viaggi e
non hai smesso di farlo fino all’ultimo. Hai messo in contatto mondi diversi, le persone più
diverse: musica, esperanto, cucina, libri, progetti, idee. In definitiva sogni. Tutti legati, circuiti,
coccolati dal tuo modo unico di coinvolgere e di affratellare. Il tuo modo speciale di porgere la tua
amicizia. Amicizia e affetto che hai dispensato a piene mani ovunque. Senza calcoli, senza ritorni.
Gianna, Giordana, Giuliano, i tuoi “pezzi di cuore” come mi dicevi, sono stati dolcemente coinvolti
in questo tuo slancio inesauribile verso gli amici, quelli che già lo erano, quelli che stavano per
diventarlo. La tua porta era sempre aperta. E noi che tornavamo, che torniamo a Roccasecca ogni
tanto, da ogni angolo del mondo, avevamo un appuntamento fisso: andiamo da Gianfranco.
Impossibile resistere. Impossibile resisterti.
Tu dicevi sorridendo “E’ la calamita”. Sì, avevi ragione, quella calamita che avevi nel cuore, fatta
non di freddo metallo ma di amore, affetto, amicizia autentica. E così casa tua, la tua famiglia,
sono state un por-to sicuro per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarti.
Non è stato facile assistere in questi ultimi anni al procedere della malattia. Ci telefonavamo tra di
noi dopo ogni incontro con te per confessarci le nostre impressioni sulla tua salute. Sperando
sempre che l’ultimo che ti aveva visto ci desse buone notizie. Invece eri tu a darci la forza di
continuare a sognare. Sempre. Fino alla fine. Raccontando dei successi di Giordana, delle
speranze e dei progressi di Giuliano, della dolce rudezza di Gianna. Parlandoci, anche nella
sofferenza, di un nuovo progetto da realizzare, dell’ultimo numero dell’Eco, dell’ultimo disco di
Benedetto. Della vita, la tua vita, la nostra vita.
Forse per questo, quando venerdì mattina Gianna mi ha fatto capire che il tuo viaggio era alla
fine, ho avuto l’impressione che mi parlasse di un altro. Perché quando ci riunisti per i tuoi
sessant’anni ci dicesti que-ste parole:
“Io spero che voi tutti avrete capito il senso di questa festa che non è stato quello di onorare il
festeggiato, ma quello di vedervi tutti assieme una volta al completo. Non so quando ricapiterà
un'occasione perché questo accada di nuovo. Comunque la prossima volta dovrete ricordare
questo 14 luglio perché mi avete fatto felice. Siete i miei migliori amici e non siete mancati
all'appuntamento. A ciascuno un abbraccio”.
E anche oggi nessuno di noi è mancato all’appuntamento. Con te e con i tuoi sogni.
Tu te ne vai così, il Signore, ne sono certo, ti ha già accolto in festa. Perché anche lui ha bisogno
di amici veri. Noi restiamo qui. Tutti più soli. Ma i tuoi sogni non se ne vanno. Restano con
ciascuno di noi, che continuiamo a sognare, come tu vuoi che sia.
Ferdinando, in Chiesa
Roccasecca, 10 dicembre 2018
A Gianfranco
Il saluto di un emozionatissimo Ferdinando in Chiesa