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L’Eco di Roccasecca nasce ufficialmente nel maggio 1996 su una bizzarra idea del sottoscritto.
Ragionando sul fatto che spesso quando ci si vedeva con gli amici, sia i roccaseccani stanziali
(Gianfranco, Vincenzo, Trapper, Franco, Celestino e tanti altri) sia quelli che ritornavano
periodicamente da altri posti (il sottoscritto, Angelo, Ferdinando, Gianni, etc) si parlava spesso di
aneddoti narrati da quella nonna o da quello zio, pensai se non fosse il caso di mettere tutti questi
piccoli tesori su carta, in modo che restassero definitivamente fruibili a tutti, nuove generazioni
comprese. Lo stesso discorso fu pensato per le foto. Parliamo di 25 anni fa, internet era agli
albori, le foto digitali di là da venire, quindi già ci sembrò tanto creare un piccolo giornale di 14
pagine, successivamente portate a 21 negli anni successivi. Nei primissimi numeri, per rendere il
tutto un po’ fiabesco e poco didascalico, miscelammo aneddoti ciociari a storie di pura fantasia,
come i famigerati ippopotami trovati nel giardino di casa Vicini. Due anni dopo la “svolta” con
l’intuizione di Gianfranco di mettere l’Eco su internet. Dal n. 13 potevamo essere letti da
qualunque parte del mondo. Ovviamente dovemmo rinunciare a certe piccole follie che la “rete”
non poteva permettere. Ricordo ancora la foto di Franco che aveva messo la figlioletta Ludovica
nel cestello della lavatrice (ovviamente aperta e senza acqua) che pubblicammo scrivendo che a
Roccasecca i genitori tenevano i figli più puliti lavandoli in lavatrice. Apriti cielo! Da diverse parti
arrivarono proteste contro le sevizie ai bambini, e facemmo fatica a spiegare il nostro
mediterraneo senso dell’umorismo. Poi collaborarono con noi personaggi di alto livello culturale
come Mario Izzi, autore di innumerevoli volumi su aneddoti e dialetto ciociaro, il compianto
professor Orazio Manente con le sue preziose pagine di cultura italiana e latina, il fotografo
professionista Roberto Matassa con i suoi racconti corredati da bellissime foto, ed altri personaggi
di notevole spessore, che diedero lustro alle pagine dell’Eco. Se io ho cercato di tenere sempre
insieme il gruppo, anche nei periodi neri, quelli in cui sembrava che nessuno avesse tempo e
voglia di scrivere, Gianfranco ha sempre guardato “oltre” cercando nuove collaborazioni e nuove
idee da sperimentare. Io mi preoccupavo dei mesi che passavano senza pubblicare nulla e lui
pensava al coinvolgimento di quel tal professore che avrebbe dato qualcosa di più al nostro caro
Eco. Abbiamo proceduto così, affiancati pur nelle rispettive differenze, remando sempre nella
stessa direzione, grazie anche all’aiuto sia di chi ha scritto tanto, come Ferdinando, Gianni e
Renzo, sia di chi, pur limitando all’osso la sua partecipazione “letteraria”, non ha fatto mancare il
suo appoggio nei momenti chiave, come Vincenzo che in una affollata riunione nel 2004, parlando
dei ritardi nelle uscite del nostro giornale, disse la celebre frase: “L’Eco ha il diritto di respirare”,
infondendo nuova fiducia alla truppa. Io e Gianfranco abbiamo dedicato all’Eco tanti momenti degli
ultimi 24 anni, talvolta anche in disaccordo su alcune decisioni, come sull’edizione “cartacea” per
lui superata dai tempi, ma sempre strafelici quando avevamo l’ultimo numero in mano. Neanche
fosse stato il Times! Onestamente pensare ad un prossimo numero dell’Eco senza Gianfranco mi
appare al momento cosa impossibile, impraticabile, inimmaginabile. Pertanto per me il libro si
chiude qui, ricordando Gianfranco con i pensieri di tanti suoi cari amici. Il tempo ci dirà se il futuro
potrà essere diverso per l’Eco di Roccasecca.
Il Direttore
La Fine del Libro