MUSICA E DISCHI

 

Finalmente ristampato il fiabesco "H.M.S. Donovan"

La copertina aperta

Era tempo che succedesse! Dopo 26 anni è stato finalmente ristampato - in versione CD - uno dei dischi più belli del cantautore scozzese Donovan: "H.M.S.", pubblicato come album doppio nel lontano 1971. Perchè tutti gli appassionati di Donovan aspettavano proprio questa ristampa, tra i tanti dischi registrati in una carriera ormai più che trentennale? Al momento della sua pubblicazione questo album non ebbe un particolare successo (era il momento degli album "elettrici" ed anche personaggi come Dylan e la Baez si erano convertiti in questo senso), uscì presto di catalogo, divenendo praticamente introvabile (in Italia non fu mai pubblicato). Per anni sono apparsi annunci di fans che desideravano entrare in possesso di "H.M.S.", anche usato. Tutto questo fino al gennaio scorso quando, senza tanti squilli di tromba o annunciazioni, ci siamo ritrovati con questa gradita sorpresa tra le mani. Era il 1971, dunque, e anche Donovan nei tre anni precedenti, dopo un promettentissimo inizio di carriera da folk-singer alla Bob Dylan con chitarra acustica ed armonica, si era lanciato in dischi più complessi, sia a livello di strumentazione che di arrangiamenti. Il suo "Open Road" del 1970 aveva lasciato l’amaro in bocca a molti suoi ammiratori, anche se un brano tratto dall’album, e precisamente "Roots of oak" finì ai primi posti della Hit parade in Italia grazie al fatto che fungeva da sigla ad un noto "giallo" televisivo della domenica sera. Con "H.M.S." egli invece tornava alle bucoliche atmosfere di "A gift from a flower to a garden" del 1968 e, in alcuni brani, ancora più indietro, alle prime composizioni per voce e chitarra. Il disco era dedicato principalmente ai bambini e lo si nota già dalla fantasiosa copertina. Nella parte interna della stessa c’è scritto "Dove e come abbiamo perso la maniera di far niente, in qualche luogo nel bosco dell’infanzia? Dove è finita quella dolce nostra luminosità, dorme nei nostri cuori ... Voglio tornare alla mia infanzia, guardare i bambini". Il tema dell’infanzia, d’altra parte, idealizzata come età della purezza è spesso presente in Donovan, creando immagini talvolta suggestive, altre volte molto ingenue, (in "Children of the world" canta "Tra noi c’è chi crede nel comunismo, chi nel capitalismo, chi nello spiritualismo, chi nel materialismo, ma i bambini credono nell’amicizia ..."). Certo, soprattutto all’inizio c’era stato spazio pure per la "protesta" nelle sue canzoni, anche se, paragonato al Dylan impegnato in prima persona, bandiera di quei movimenti "arrabbiati" americani dei primi anni ‘60, in Donovan prevalgono toni più morbidi, poetici, decisamente meno aggressivi. Nelle sue canzoni prevale l’approccio alla cultura hippy e pacifista dell’epoca, l’utopica ricerca di un mondo migliore, pervaso da teneri sentimenti e dalla poesia e dai colori della natura (numerose canzoni sono precedute da rumori di onde, cinguettii, pianti di neonati, etc.); laddove questo non si possa raggiungere nella realtà ecco che si fanno strada la fantasia ed il sogno. In realtà, la rabbia di Donovan per un mondo che va verso vie sbagliate che lo allontanano inesorabilmente da quello idilliaco agognato, viene prepotentemente a galla in brani come "The Ballad of a Crystal Man" ("Sono arlecchini i vostri pensieri, leggo le vostre facce come una poesia, un caleidoscopio di parole d’odio. Non voglio le vostre ali, non voglio la vostra falsa libertà. Vietnam: l’ultimo gioco che giocate, maledetti, al diavolo voi e le vostre smorfie, io me ne sto qui con un sogno che svanisce"), "Universal soldier" ("E’ il soldato universale, è lui il responsabile; gli ordini che riceve non vengono più da molto lontano"), "To Susan to the West Coast Waiting" (in cui questa Susan riceve una bellissima lettera dal suo "Andy che sta combattendo laggiù in Vietnam"). Notevoli anche le strofe dedicate alla "dignità dell’uomo" ("The dignity of man"). Chiusa questa parentesi, torniamo ad "H.M.S.". Il disco dura ben 74 minuti. Unica pecca, nel CD non sono riportati i testi, che fortunatamente abbiamo recuperato da Internet prima che la Casa che ne cura le edizioni li togliesse. Le musiche erano tutte di Donovan, mentre gran parte dei testi erano tratti da libri per l’infanzia come "Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll, "Herbert Strang’s One Hundred Poems for Children", "Songs of Sidney Carter in the Present Tense Book 2" e ancora sonetti e poemetti di W.B. Yeats, Edward Lear, Tocha Stowell, Ffrida Wolf, Thomas Hood ed altri. La maggior parte delle canzoni è a carattere fiabesco:"The Walrus and the Carpenter" (Il tricheco e il carpentiere) , "The Unicorn" (L’Unicorno), "The Owl and the Pussycat" (Il gufo e la micetta), "Wynken, Blynken and Nod", etc.; c’è una vecchia ballata tradizionale scozzese riarrangiata per l’occasione, "Henry Martin"; c’è la magnifica descrizione di un antico libro illustrato, "An Old Fashioned Picture Book" ("vieni con me a guardare le illustrazioni di questo vecchio libro"); c’è infine la "protesta ecologica" contro l’eccidio delle foche in "Celia of the Seals", molti anni prima di Greenpeace e di Licia Colò: "I cacciatori di foche non sono nè valorosi nè coraggiosi, uccidono le povere fochine e le scuoiano per venderne le pelli; maledetto sia chi ne fa commercio, non esiste giustificazione per questo massacro, le lasciano sanguinanti sulle rocce; non può essere un uomo chi fa cose simili, sono azioni crudeli e senza cuore". In conclusione, non ci troviamo di fronte ad un capolavoro assoluto, ma di certo ad un disco imperdibile per chi ama le cose semplici, le favole e ..il sogno.

 

 

L’interno della copertina

 

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