Leggende

Metro-Roccaseccane (1)

L’Eco di Roccasecca vuole proporre da questa edizione una serie di articoletti intitolati "LEGGENDE METRO-ROCCASECCANE". Come dice il nostro amico Angelo: "da quando Roccasecca è diventata città si può parlare di Metropoli o forse è meglio continuare con qualche radice legata alla campagna? A volte i giochi di parole vengono da soli. Non avevo pensato assolutamente al collegamento radice /campagna ma visto che ci siamo…"

In realtà la prima avventura che raccontiamo, frutto di un’intervista con lo stesso Angelo (ideatore della rubrica), non si svolge a Roccasecca, ma in una vera "metropoli" (Torino), ma alla nostra città è strettamente legata, come potrete ben constatare.

Scienziato si prepara all’intervista-racconto
 

SE SEI DI ROCCASECCA NON SEI MAI SOLO

L’anonimato ci protegge in città diverse dalla nostra? Quando ci troviamo lontano da casa pensiamo sempre di poter girare impunemente, sicuri di non essere riconosciuti da nessuno. Non ci preoccupiamo quindi di assumere atteggiamenti a noi inusuali, o di indossare vestiti diversi dal solito (una cravatta sgargiante, un paio di bermuda hawaiani, una minigonna più cortina). La "certezza" di non incontrare persone conosciute ci lascia libero sfogo nel vestiario e nei comportamenti in genere. Ma la sorpresa, soprattutto se proveniamo da Roccasecca, è dietro l’angolo. Potremmo ricordare una sera di dicembre 1982 in cui chi vi scrive incontrò nella sala TV di un hotel fuori Umbertide (!) il Lorino in libera uscita proveniente da un raduno motoristico.

Ma la storia più emblematica l’ha vissuta sicuramente il nostro Angelo Scienziato. Cosi l’ha raccontata al nostro intervistatore:

 

Mi trovavo a Torino. Erano i tempi in cui giravo con l’autostop ed alloggiavo negli ostelli della gioventù. Ora sono diventato più schizzinoso (per cui non vado negli ostelli) e più vecchio (per cui la gioventù non si sogna di frequentarmi). A quando gli ostelli per la vecchiaia? Ero vicino al Lungo-pò (che si chiama cosi ma a me facendomelo a piedi, sembrava Lungo-tanto…) ed ammiravo la Mole Antonelliana. Non sapevo ancora che pochi anni dopo sarei tornato nella città' di Gianduia per ragioni di lavoro. Passeggiavo senza fretta con la mente lontana mille miglia da Roccasecca ed i suoi abitanti nella sicurezza derivante dal fatto di essere là uno sconosciuto e sentendomi pertanto libero di agire senza condizionamenti. (Che poi, detto tra noi , anche quando ero in paese non è che mi sia lasciato troppo condizionare quando ho voluto fare… di testa mia!)

Era ormai pomeriggio inoltrato di una giornata invernale e mentre continuavo a guardarmi intorno, da uno dei portici di cui la città è molto ricca si levò alle mie spalle un’esclamazione:

"Uè Scienzia’ che stai a fa’ aecche?"

Era Tommaso Viola insieme al figlio di "Craccavella" la fruttivendola, ed un altro amico che allora abitava alla contrada Cese e di cui non ricordo il nome.

Tutti e tre erano in divisa militare in quanto stavano prestando servizio nel Genio Ferrovieri (io non sono stato accettato perché già allora ero per tutti "Scienziato" e pare che poli uguali si respingano …sai, geni e scienziati…). In un attimo non fui più a Torino ma fu come essere proiettato "alla crocevia" vicino al casello dell’Anas, quello accanto al famigerato Hotel Mollicone.

Ero stato teletrasportato di nuovo in quel di Roccasecca, Frosinone.

Amen.

Termina qui questa prima puntata, arrivederci alla seconda che tratterà di … fotografie!