STORIE TRA FANTASIA E REALTA’

"Lo Spirito del Tracciolino"

Due immagini di un elmetto tedesco ritrovato in un campo a Roccasecca dopo l’ultima guerra

 

In una serata di agosto cinque soggetti partirono da Roccasecca diretti ad Atina, destinazione un "Fish & Chips" denominato McRudy; uno di loro aveva inavvertitamente citato il locale in questione, suscitando la voglia improvvisa e irrefrenabile di un altro del gruppo, spinto dalla passione per il "Pesce e Patatine" di britannica memoria. Costui impose anche la strada da percorrere, scegliendo il tortuoso, ancorché suggestivo "Tracciolino", anziché la più comoda, ma banale, superstrada. Il viaggio non lesinò sorprese, come l’avvistamento di due volpi, alcuni ricci, un alicantro (ma solo di sfuggita) ed altri animali selvaggi ma, soprattutto, divenne l’occasione per raccontare alcune lontane storie che probabilmente, grazie all’atmosfera magica dei luoghi attraversati, tornarono improvvisamente alla mente del nocchiero Ferdinando. Gianni prese immediatamente appunti, scritti su un vecchio foglio di quaderno, ed ora riproposti in questa sede.

Quella che fu raccontata da Ferdinando è una storia a lui tramandata da nonna Concetta. Il luogo in cui si svolge è proprio il "tracciolino", strada tutta curve che passa attraverso i monti, collegando le due valli, come tutti sanno. Verso la fine della seconda guerra mondiale, l'aviazione inglese annientò una colonna tedesca in ritirata, lasciando i cadaveri lungo la strada, come tanti soldatini di piombo. Gli abitanti del luogo e gli sfollati di altri paesi si appropriarono successivamente degli stivali di quegli sventurati.

Pochi anni dopo, un uomo si trovò a passare per quei luoghi, con un fucile a tracolla, presumibilmente diretto a caccia di qualche animale o uccello del posto.

Ad un certo punto si sentì chiamare da un personaggio che gli chiese se aveva da accendere una sigaretta. L’uomo, senza far troppo caso all’altro, accese un fiammifero, ma il tentativo di accendere la sigaretta non ebbe successo. Allora ritentò e questa volta guardò fisso in viso l’altro, accorgendosi con stupore e raccapriccio, che questi era privo degli occhi, come uno scheletro, ed inoltre era vestito con una lacera uniforme della Wermacht! Lo spavento fu tale che l’uomo imbracciò il fucile e lo scaricò sul "fantasma", il quale, colpito in pieno, esclamò: "Accise i po’ raccise!", in perfetto dialetto roccaseccano!!! Da qualunque regione tedesca provenisse il povero milite teutonico, sta di fatto che in quegli ultimi anni, vagando come spirito tra Roccasecca ed Atina, aveva evidentemente appreso una nuova lingua!

O, più probabilmente, la frase in ciociaro proveniva soltanto dall’interpretazione data da nonna Concetta alla storia. Ma noi preferiamo credere alla prima versione, altrimenti la situazione perderebbe tutto il suo fascino.

Qui finisce la fantastica storia dello Spirito del Tracciolino, ma non finisce la serata dei nostri amici (oltre a Gianni e Ferdinando c’erano Gianfranco, Riccardo e Miria, n.d.r.) i quali, giunti all’agognato "Fish & Chips", furono colpiti (è il caso di sottolinearlo!) dalla squisita cortesia e dall’affabilità e disponibilità della Cerbera che prese le ordinazioni di cui una finì addirittura inevasa, ci fu detto, per colpa nostra. Qualcuno ebbe l’ardire di chiedere gli ingredienti di una certa focaccia, ottenendo la risposta "e io che ne so!, come me le mandano così le cucino!" . Era andata peggio, qualche giorno prima, a Franco Nardi in una caratteristica locanda roccaseccana. Avendo raggiunto con un po’ di ritardo alcuni amici al ristorante, aveva chiamato il cameriere per cambiare l’ordinazione di una bistecca con un’altra pietanza che non fosse carne. La lapidaria risposta del gestore fu: "Mo’ la sì ordinata e mo’ te l’adda magnà!" .

Con questi soggetti, ovviamente, non esiste possibilità di replica!