Un nuovo libro di Mario Izzi
Come vivevamo … e ridevamo
Una nuova fatica dell’amico Mario Izzi è stata pubblicata nel giugno scorso. Una serie imperdibile di aneddoti e personaggi di Roccasecca negli anni precedenti e a cavallo dell’ultima guerra mondiale. Contiamo di pubblicare alcuni di questi umanissimi quadri di vita roccaseccana sui prossimi numeri dell’Eco, ma intanto ci sembra doveroso darvene un ghiotto assaggio. Lo stesso autore, nell’Avvertenza, definisce la raccolta di aneddoti "nata come Aneddotica estemporanea dell’ Homo Roccanus, successivamente adeguata ai suoi contenuti essenziali, costituiti da sprazzi di vita paesana nei ricordi di un ragazzo di sessant’anni fa".
Della vita di paese in effetti ritroviamo tutti gli aspetti essenziali: la spontaneità, la bellezza delle cose semplici, il mondo della famiglia e degli affetti, la tristezza che accompagna i rovesci o i prematuri abbandoni, ma anche il pettegolezzo e quel sottile umorismo che fanno sempre parte della stessa cultura paesana. I personaggi ricordati su queste pagine vengono spesso individuati e identificati non tanto con il loro vero nome e cognome, quanto con il soprannome, elemento caratteristico e caratterizzante, da sempre, dei compaesani.
E così ci si imbatte in Crapareglie (derivante dall’aspetto o dal contenuto della testa - "crapa" - o forse dal mestiere esercitato del "capraio"?), "Sicciarella" (da "rasiccia", ovvero avara, diminutivo "rasiccella", modificato in seguito, per misteriose leggi fonetiche, morfologiche e lessicali in "sicciarella"), Petruccio "sèssè" (di ritorno dagli USA diceva sempre "yes-yes", di qui il nomignolo derivato – misteri del dialetto! – dalla contrazione delle vocali nonché il rovesciamento e raddoppio della consonante!) e ancora "Frammocchio", "Ntognarella", Bubù" "Pupitto" e tanti tanti altri protagonisti di una galleria indimenticabile, soprattutto per i lettori più anziani che sicuramente riusciranno a collegare nomi e situazioni a vicende vissute o sentite. Se dobbiamo essere sinceri fino in fondo, siamo rimasti un po’ sorpresi dalla scelta di presentare l’opera in "italiano" e non in "dialetto", così come ci aveva ormai abituati l’amico Izzi. In questo modo alcune scene probabilmente perdono una certa immediatezza ed efficacia; ma dato che ogni medaglia, si sa, ha il suo rovescio, pensiamo anche che così il libro sia molto più "leggibile" da tutti quanti abbiano poca dimestichezza con il dialetto ciociaro.
Una piccola anticipazione dal paragrafo "La Legge in Paese". Si parla di verbali compilati da un vigile urbano.
Il vigile contesta la contravvenzione ad un ragazzo sorpreso a girare scalzo per il paese. Stanco dei continui richiami, il vigile contesta il "reato" al ragazzo, annotandolo poi a verbale come "pedulanza continuata".
Lo stesso tutore della legge, nella contravvenzione notificata al fornaio del paese, solito a mettere in vendita pane poco cotto, annota sul verbale il ‘reato’ di ‘crudeltà di pane’.
Sempre lo stesso capo-guardia, nella identificazione di due concittadini, annota nel verbale: "l’uno nato a Roma il 4/5/1906, l’altro nato a Nuova York pure il 4/5/1906: fratelli gemelli"
Ma, ripetiamo, questo è solo un piccolo estratto di oltre 200 pagine piene di varia e vera umanità. Da leggere per divertirsi ma anche per non dimenticare che quel "così vivevamo" – riferito ad un’epoca dura e difficile – è strettamente legato a quel "e ridevamo" come a dire che anche nelle difficoltà si può essere sereni e finanche allegri, così come pure in anni più "facili" ci si può sentire vuoti e senza sorriso.