PERSONAGGI PARTICOLARI

Trapper trasporta un sontuoso "maialino" opera dell’illustre cuoco Peppe Martini

 

L’esemplare che prendiamo in esame questa volta, proseguendo nella ricerca di esseri viventi che abbiano le caratteristiche per figurare a pieno titolo nella nostra galleria di specie del secondo millennio che meritano uno studio approfondito sulle loro caratteristiche in vista del nuovo millennio, ha una denominazione che è tutto un programma : TRAPPER. Tale nome fu attribuito all’esemplare di cui ci occupiamo oggi da un chimico roccaseccano che durante alcuni suoi studi aveva riscontrato strane peculiarità genetiche nel nostro soggetto: per la cronaca il prof. Tommaso Castiglia.

Premettiamo che il Trapper, come L’Uomo del Profondo Sud su cui vi abbiamo già intrattenuto, è una specie a grave rischio di estinzione.

Di statura media, stazza sugli 80 chilogrammi, di solito si muove camminando eretto su due piedi ( in altri tempi era solito farlo semisdraiato su ogni tipo di trabiccolo preferibilmente a due ruote) ed è solito cibarsi in maniera irregolare, ma selezionando con una certa cura gli alimenti. Non è un abitudinario, per cui confessiamo che la fase di osservazione ha comportato un impegno notevole. Il Trapper è poi un essere che ha subito notevoli mutamenti nel corso degli ultimi decenni di questo secolo. Inizialmente di indole assolutamente selvatica, si è poi progressivamente adattato all’ambiente e alla presenza dell’uomo ( anche se per dire il vero ha sempre avuto e conserva tuttora una spiccata preferenza per la femmina) tanto che per lunghi periodi è riuscito, e riesce ancora, a vivere in grandi centri urbani. Ve ne sono tuttora tracce anche a Roma, per esempio. Ha comunque conservato in modo spiccato alcune delle primigenie caratteristiche quali la predilezione per la vita solitaria o comunque assolutamente libera da vincoli o obblighi sociali di qualsiasi tipo. La vita di branco proprio non gli si addice, anche se non disdegna di accompagnarsi ad esseri a lui affini. Nonostante l’intensissima vita sessuale ( alcuni studiosi in proposito hanno condotto accuratissimi studi che hanno portato ad accertare in talune stagioni la sua tendenza ad accoppiarsi ripetutamente anche nel corso delle ventiquattrore con esemplari femminili diversi) che lo ha portato anche ad aspre lotte con altri esseri che mal tolleravano la sua tendenza a non verificare se il partner prescelto avesse preesistenti legami, non ci risulta che sinora si sia riprodotto. Da questo punto di vista gli ultimi studi eseguiti da un gruppo di ricercatori nordamericani hanno evidenziato una recente tendenza a restringere i suoi interessi verso un unico esemplare di femmina. Tale osservazione pur avendo solide basi scientifiche, necessita di ulteriori conferme in quanto non sono pochi gli studiosi che abbiano già sollevato forti dubbi sulla suddetta tesi.

 

D’altra parte simili rivoluzionarie conclusioni sono di tale portata da sconvolgere vasta parte del mondo accademico, comportando implicazioni non solo scientifiche ma anche filosofiche, per cui è impensabile che possano essere accettate senza generare polemiche e divergenze di opinione.

Che vi siano state rilevanti mutazioni nelle abitudini di vita del Trapper è comunque indubitabile. Un tempo egli infatti era solito dare luogo a migrazioni frequenti e improvvise in vari luoghi della terra, spesso senza meta prestabilita o prevedibile. Oggi egli è più stanziale, pur conservando una certa tendenza al nomadismo. Quando fiuta la preda giusta si sposta comunque da solo, o in piccoli e selezionati gruppi, e talvolta la sua generosità di fondo lo porta anche a rinunciare a vantaggio di altri. Si impegna spesso in imprese che all’osservatore occasionale o ad esseri di altra specie possono apparire impossibili o assurde, ma non di rado riesce a portarle a termine anche se con risultati alterni. Conserva invece la spiccata preferenza per le ore notturne nelle quali esprime una vitalità a volte insospettabile. Spesso nottetempo partecipa a convegni con gruppi di sodali con i quali si abbandona a una sorta di rito consumato con l’impiego di strani strumenti cartacei che ricordano il gioco del poker. Va detto che in genere coloro che si accompagnano con esso ne escono quasi depredati di tutti i loro averi, tanto che qualcuno è stato indotto ad abbandonare.

Gli indigeni raccontano storie mirabolanti che hanno il Trapper come protagonista, ma non esiste alcuna prova concreta sulla fondatezza delle stesse risalendo spesso i fatti narrati a tempi remoti. Non si contano i presunti avvistamenti in circostanze che ormai hanno assunto un significato mitico.

I lettori dell’Eco conoscono comunque le sembianze del Trapper per averlo visto ritratto in più occasioni sul nostro giornale. Di recente ha avuto anche i meritati onori della copertina, in compagnia naturalmente dell’UDPS e di un altro animale di cui parleremo prossimamente.

E’ storia di oggi il tentativo di un altro gruppo di ricercatori di infilare un anello al Trapper, contenente un chip per seguirne gli spostamenti e poter quindi aggiornare gli studi sul suo profilo. Ma finora il Trapper è sfuggito sempre brillantemente ad ogni appostamento, confermando l’incoercibile istinto selvaggio che lo porta a trovare sempre la via per la libertà.

Ci pare d’uopo chiudere questa descrizione con la speranza che anche organismi internazionali ( WWF, FAO, Leghe antivivisezioniste e quanti altri interessati) si adoperino fattivamente per la protezione del Trapper. Il mondo ne ha bisogno.

F.V.

Trapper espone solide teorie sull’alimentazione