LE
SERIE TELEVISIVE STORICHE AI
CONFINI DELLA REALTA’ (Seconda
puntata)
"C'è una quinta dimensione
oltre quelle che conosciamo. È una dimensione vasta come lo spazio e senza
tempo come l'infinito. È l'incerta zona di confine fra luce e ombra,
scienza e superstizione, a metà strada fra le paure più profonde dell'uomo
e l'apice della conoscenza. È la dimensione dell'immaginazione, e si
trova... ai confini della realtà" Seconda parte della storia
della serie televisiva dei telefilm di fantascienza “AI CONFINI DELLA REALTA’ ” (titolo originale “THE TWILIGHT ZONE”).
Ricordiamo che dei 156 episodi andati in onda negli Stati Uniti soltanto 90
furono doppiati e trasmessi anche in Italia (motivazione sconosciuta, visto
il successo ottenuto, vai a capire le scelte della RAI!). Ore
perdute (The after hours) Scritto da: Rod Serling Regista: Douglas
Heyes Cast:
Anne Francis, Elizabeth Allen, James Millholin, John Conwell
L’immagine iniziale
dell’episodio Questo episodio, uno dei più memorabili ed inquietanti dell’intera serie,
andò in onda la prima volta il 10 giugno 1960. Una giovane donna, Marsha White, acquista un piccolo gioiello per la mamma
in un reparto al nono piano di un grande magazzino, servita da una graziosa
commessa.
Il giorno successivo Marsha torna nel negozio per sostituire l’acquisto a
causa di una piccola imperfezione. Si dirige verso l’ascensore ma si
accorge che l’ultimo piano indicato è il numero 8. Contrariata, chiede
informazioni ad un addetto il quale le spiega che il nono piano non esiste.
Marsha si aggira nervosamente nel grande negozio e improvvisamente riconosce
in un manichino la commessa che l'aveva servita il giorno prima. Svenuta per
lo shock, si risveglia dopo l’orario di chiusura, sola nell’ufficio.
Terrorizzata cerca una via di fuga ma ormai il magazzino è chiuso, le porte
sbarrate e lei resta bloccata dentro. A poco a poco tutti i manichini
presenti prendono vita e la chiamano, ricordandole
che anche lei è una di loro, ritornata dall’unico mese dell’anno in cui
essi vivono da umani. La sua vacanza, ormai, è finita.
Marsha in
versione umana e manichino Il giorno dopo l’impiegato nota che uno dei manichini somiglia proprio alla signorina bionda che gli aveva chiesto l’informazione sul fantomatico nono piano: Marsha White nel suo stato normale e naturale. Una donna di legno con la faccia dipinta che, per un solo periodo dell’anno, assume le caratteristiche di ciascuno di noi, fatti di carne e di sangue. Ma questo vi meraviglia, vero? Ma siamo proprio normali anche noi? Quanto siamo normali e quanto sono normali le persone che salutiamo lungo la strada? Una domanda piuttosto giusta da porre, soprattutto quando siamo … ai confini della realtà! Chi
è il vero marziano? (Will the real Martian please stand up) Scritto da: Rod Serling Regista: Montgomery
Pittman Cast:
Morgan Jones, John Archer, Bill Kendis, John Hoyt, Jean Willes, Jack Elam,
Barney Phillips
Chi e' il vero marziano? Sicuramente l’episodio con il finale più sorprendente, di cui potete seguire le fasi nei tre fotogrammi originali pubblicati. Siamo in una zona isolata tra i monti, dove una tormenta di neve ha provocato il blocco di tutte le strade. Una corriera è costretta ad interrompere il viaggio a causa della frana presso un ponte. Tutti i passeggeri, infreddoliti e spaventati, si rifugiano all’interno dell'unico locale presente nelle vicinanze, lo “Hiway Cafè”, in attesa dei soccorsi. Alcuni agenti riferiscono di avere saputo di un disco volante che sarebbe atterrato nella zona. Tra i presenti nasce il sospetto che qualcuno tra di loro possa essere un marziano e non un passeggero del pullman. Due uomini sembrano più risoluti nel voler individuare quale sia, in realtà, l’invasore marziano. Strani eventi paranormali intanto si verificano nel locale: il juke-box che si accende da solo, il telefono che squilla senza che ci sia nessuno dall’altro capo del filo... La storia si sviluppa così sull'onda del sospetto, della paura e sulla reciproca diffidenza tra i vari personaggi. Successivamente la nevicata diminuisce e la strada torna ad essere agibile. I passeggeri abbandonano il locale e riprendono posto sulla corriera che riparte. Poco dopo, in un tragico incidente, troveranno tutti la morte, eccetto un solo superstite . Costui torna nel locale e si sistema su uno sgabello al banco, a scambiare due chiacchiere col il barista. E' il momento del mistero svelato: “Sa, dice il cliente accendendosi la sigaretta con la sua terza mano, noi su Marte non conosciamo le sigarette”. “Sarà, risponde indifferente il barista, ma siete un po' in ritardo. Noi di Venere siamo qui gia' da un po'!” E intanto, togliendosi il cappelletto bianco indossato per tutto il telefilm, mostra il suo terzo occhio in mezzo alla fronte! Ricordo ancora l’impressione che fece a noi poveri adolescenti italiani, già storicamente disabituati al piccolo schermo, questa scena finale con il tizio dalle tre braccia e l’altro con i tre occhi. Ad ogni replica abbiamo osservato con attenzione il cappello bianco a bustina sulla testa del venusiano, accorgendoci, solo dopo aver saputo cosa c’era sulla fronte, che lo teneva quasi sulle sopracciglia.
Per concludere, una nota divertente, tanto per stemperare un poco queste “marzianità”. Dovete sapere che la compagnia che produsse tutta la serie di questi telefilm era denominata “CAYUGA.” Ebbene, in una inquadratura di sfuggita della corriera si riesce al leggere su una fiancata la seguente scritta: "CAYUGA BUS". (fine della
seconda puntata) Mr. Dick
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