Il pifferaio Le stagioni. Per secoli gli uomini hanno vissuto seguendo l’andamento delle quattro stagioni. E non soltanto i contadini o i marinai; tutti abbiamo periodicamente seguito lo scorrere del tempo scandito da estate, autunno, inverno e primavera. Sapevamo che dovevamo vestirci in modo più leggero o più pesante a seconda della stagione; e sulla nostra tavola avremmo trovato soltanto frutta e verdura "di stagione" (almeno fino all’avvento dei surgelati, che già provavano a minare certe abitudini secolari). Ora, tra biotecnologie applicate ad animali e vegetali ed ambienti surriscaldati o strarefrigerati, stiamo avviandoci verso una situazione in cui vivremo ogni anno 365 giorni tutti uguali, senza particolari differenze climatiche ed alimentari. Un mondo forse senza guerre (speriamo!), ma pur sempre popolato da soldatini in divisa (preferibilmente firmata!) armati di cellulari, in eterna competizione per acquistare proprio "l’ultimo modello" di qualche prodotto "indispensabile". Globalizzati. Che brutta parola! Per fortuna c’è chi, come certi importanti capi di importanti stati, vigila su di noi, tra un cocktail e l’altro. E così, se ogni tanto qualche scienziato (pazzo, come quelli dei vecchi film dell’orrore!) esterna improbabili timori legati ad estemporanei problemi come "il buco dell’ozono" e le "emissioni di gas serra" viene presto sconfessato. Che tutti si rassicurino: la vita di Madre Terra e dei suoi abitanti è assolutamente sotto controllo. C’è chi dice che il valore massimo di riferimento del nuovo secolo sia il Profitto, che si ottiene soprattutto controllando i mercati e le risorse su scala mondiale, a tutti i costi. Ma come si fa a pensare una cosa del genere, quando tutti sanno bene che, tanto per fare un esempio, certe grandi aziende produttrici di articoli ed abbigliamento sportivo di prim’ordine danno lavoro a tanti minorenni nelle zone più depresse della terra? Quante malelingue stanno su questo mondo! Tra un cocktail e l’altro. In una celebre favola un pifferaio riusciva ad allontanare dal paese tutti i topi utilizzando soltanto le melodie del suo strumento, dopo che tutti i precedenti tentativi erano falliti. Oggi esistono dei pifferai meno altruisti che cercano di attirarci in una nefanda corsa senza ritorno. Destinazione consumismo. Sono molteplici, subdoli, appaiono nelle forme e nelle fogge più disparate, al suono di musiche false ma inebrianti. Bisogna saperli riconoscere. Una volta individuati, non è necessario colpirli (non vale la pena), crediamo sia sufficiente ignorarli, in modo da evitare di fare la fine che ci hanno assegnato: tanti topolini ciechi in fila per tre, obbedienti e spendaccioni. L’Eco suona la sua musica da diversi anni, provando ad interpretare una figura di pifferaio allegro, multicolore, festaiolo, proprio come quello immortalato sull’insegna del pub che potete ammirare qui sopra. Le note che provengono dal nostro piffero sono sempre gioiose e non pretendono di attirare nessuno, cercano soltanto di creare nuovi contatti o di fortificare amicizie già vive, provando a non lasciare alle spalle quei valori semplici ma fondamentali che ci tengono insieme. Siamo fieri delle note del nostro piffero, speriamo che non rimangano note lontane di una terra perduta. R.M.
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