ROCCASECCA NEL PALLONE
Una formazione del 1977
Eravamo verso la fine degli anni settanta e a Roccasecca si era in un periodo irripetibile, almeno dal punto di vista calcistico. Esistevano addirittura cinque diverse squadre che partecipavano a vari campionati dilettantistici. C’era la Rinascita Roccasecca, rappresentativa di Roccasecca alta, e la Polisportiva De Angelis, che era la prima squadra dello Scalo. Diciamo che queste due erano le "grandi" dell’incredibile panorama sportivo del nostro paese. Poi c’erano ancora la Rapid, seconda equipe dello Scalo, quindi il glorioso S.S. Bivio che prendeva nome dall’incrocio sulla via Casilina che si trova sotto le finestre della residenza locale del nostro Direttur ed infine addirittura la Società Sportiva "Strada Romana" che era la formazione campagnola o di periferia che dir si voglia. Insomma Roccasecca nel decennio a cavallo del 1980 era una specie di Londra dei poveri, anche se solo per quanto riguarda il calcio. Potremmo addirittura lanciarci in un improbabile parallelo. Che ne dite, proviamo? Ma sì, sull’Eco di può tutto. Allora io la vedo così : la Rinascita era l’erede della tradizione e dunque avrebbe potuto essere il Tottenham. La De Angelis era la modernità, anche la più "ricca", diciamo l’Arsenal. La Rapid era una realtà minore ed incerta, infatti scomparve per prima: diciamo il Crystal Palace. La S.S. Bivio potremmo accostarla al Queens Park Rangers, se non altro perché vi andavano regolarmente a giocare tutti quelli che erano a fine carriera. Invece per la Strada Romana il paragone diventa molto difficile, ma lo sarebbe comunque perché era una realtà assolutamente atipica. Direi più West Ham che Chelsea, anche per la sua connotazione periferica. Naturalmente questi folli accostamenti sono discutibilissimi e, anzi, il dibattito è aperto a chiunque volesse partecipare al gioco avendo un minimo di ricordi e di attenzione al calcio inglese. Comunque ci sono stati anni in cui almeno quattro di queste squadra hanno partecipato allo stesso campionato. Immaginate che cosa accadeva in occasione dei derby! Naturalmente tutti conoscevano tutti, se ne parlava per un mese prima e dopo. Sfottò, scherzi, interminabili discussioni davanti e nei bar, immancabili scommesse. Altro che pay tv, altro che calcio stellare, ingaggi miliardari, diritti televisivi, stream, telepiù, e chi più ne ha più ne metta. Era la vera epopea popolare dello sport alla portata di tutti che finiva, in un modo o nell’altro, per coinvolgere tutto il paese. Fra amici, parenti, mogli, figli, cugini, compari, conoscenti, ogni sfida diretta diventava un happening strapaesano. Legati a queste situazioni esistono miriadi di aneddoti, alcuni storicamente provati, altri veri solo in parte e poi colorati via via negli anni dalla fantasia, altri ancora assolutamente inventati almeno per quel che ne so. Comunque accadeva frequentemente che gli eventi e le rivalità calcistiche provocassero liti familiari, rotture di amicizie di vecchia data, scioglimento di fidanzamenti, scazzottate furibonde. Insomma, un po’ di tutto. Successe anche che cominciarono le campagne acquisti ambiziose con arrivi di giocatori, ma anche di allenatori, da fuori. Un po’ come accade oggi con gli stranieri fra i professionisti.
Un’immagine che si riferisce ai tempi eroici del Roccasecca: è il 1965. Ricordo che l’anno in cui io e Franco fummo prelevati dalla juniores per andare in prima squadra ( la De Angelis ) durante la preparazione precampionato eravamo una quarantina di giocatori. O pseudo tali. E ne arrivavano sempre degli altri da fuori. Un giorno si presentò uno che ci fu indicato come "il centravanti della Viterbese", squadra che allora militava in serie D. Nella prima partitella marcato da Roberto non prese mai il pallone. Alla fine dell’allenamento sentii i dirigenti dire fra di loro che il tipo era fuori forma ma che "si vedeva che era forte".Dopo appena una settimana fu mandato via. Veramente Roberto già dopo quel primo test mi disse con la sua solita ironia : "Ahò, Ferdinà, chisse a Viterbo n’ c’è manche passate…." Non abbiamo mai saputo chi fosse e da dove venisse veramente. In realtà succedeva che ognuno dei dirigenti, molti dei quali assolutamente digiuni di qualunque nozione calcistica, si sentiva il Berlusconi della situazione e reclutava in giro la gente più strana. E così assistemmo a difensori con l’accento napoletano che venivano da "’a Turrìs", portieri che, come minimo, avevano giocato nella Primavera della Roma, centrocampisti che avevano esordito in serie C. Tutte referenze rigorosamente false. E noi ridevamo. Alla fine, da Natale in poi giocavano solo gli "indigeni" e la squadra così riusciva a salvarsi arrivando a fine campionato. Memorabili quegli anni…….
Ferdinando |