Altro che pay TV!
Viaggio nel calcio ruspante che fu …
Il calcio strapaesano degli anni settanta e ottanta, per intenderci quello che non aveva ancora conosciuto l’impatto tremendo della pay tv, era una galassia di squadre, rivalità di campanile, anzi a volte di piazza e oserei dire perfino di cortile. Nel senso che, come ho avuto modo di raccontare anche di recente, poteva capitare che anche un semplice gruppo di amici decideva di mettere su una squadra per partecipare ad un campionato di terza categoria. Non che questo non accada anche oggi, ma molto più di rado in quanto la voglia di incontrarsi per giocare si è affievolita perché indebolita da mille altre distrazioni. Soprattutto l’avvento della pay tv ha assestato un colpo micidiale al calcio minore in generale e a quello dilettantistico in particolare. Così non vi succederà più di assistere ad un classico Roccasecca-Piedimonte con un pubblico di sette – ottocento spettatori. Eppure ricordo nitidamente Roccasecca praticamente svuotata in certe domeniche pomeriggio in cui si giocava una partita importante per l’esito del campionato di seconda o terza categoria. Per non parlare poi dei tempi degli ormai mitici derby fra Roccasecca alta e Roccasecca Scalo, o per meglio dire fra Rinascita e Polisportiva De Angelis o Rapid. Oggi invece i tifosi che la domenica pomeriggio frequentano i campi di paese sono una sparuta minoranza in quanto la stragrande maggioranza preferisce restare a casa, o infilarsi in un bar, per assistere alle partite della serie A trasmesse da Stream o Tele Più. Personalmente non nascondo di essere un nostalgico di "quel calcio" ruspante, di quei tempi in cui per vedere una partita di serie A si organizzava una vera spedizione verso l’Olimpico o il San Paolo. Era un autentico avvenimento! Ricordo ancora l’emozione della mia "prima volta" all’Olimpico per vedere la Lazio dal vivo. Era un Lazio – Inter, anno 1970, marzo credo. Rimasi senza fiato già solo a vedere il prato verde dello stadio, figuratevi quando entrarono in campo i giocatori: mi sembrava impossibile vedere lì, quasi a portata di mano, Chinaglia, Wilson, Suarez, Corso, Boninsegna, Mazzola e company. Finì 3-1 per la Lazio e mi pare che segnarono Chinaglia, Ghio, Boninsegna e, forse, Dolso. Altro che pay tv, un sogno da cui mi svegliai solo la mattina dopo per andare a scuola. Ma per tornare al calcio strapaesano, come ormai sanno i tre o quattro lettori che leggono queste note, quasi ogni domenica non mancavano episodi gustosi che movimentavano piacevolmente partite e dintorni. Una formazione del 1971
Pescando nella memoria mi viene in mente qualcosa che risale a circa ventisette anni fa. Giocavamo infatti un campionato juniores in cui la nostra squadra era fra le più giovani e dunque deficitaria dal punto di vista della forza fisica. Allora i dirigenti, dopo un avvio di campionato non molto soddisfacente, decisero di "irrobustire " la squadra facendo ricorso ad alcuni fuori quota, diciamo così. Vale a dire che ingaggiarono Fabrizio e Sandro che avevano qualche anno in più ed erano ormai oltre il limite di età consentito. Furono "fabbricati" dei cartellini falsi sostituendo semplicemente la foto su quelli di ragazzi che avevano abbandonato. Così i due diventarono rispettivamente Fantini Luigi e Adamo Franco, entrambi del 1958. Il lato comico della vicenda arrivò la prima volta che i due furono schierati. Fabrizio e Sandro erano stati catechizzati a dovere sulla necessità di imparare a memoria le generalità false, ma al momento del rituale appello che l’arbitro deve fare prima di ogni gara per accertare l’identità dei giocatori la loro distrazione li tradì. L’arbitro arrivò e come di consueto cominciò a leggere dalla lista il cognome di ciascuno; ogni giocatore deve rispondere con nome di battesimo e numero di maglia. Arrivato a Fabrizio, l’arbitro lesse "Fantini" e lui rispose correttamente "Luigi". L’arbitro però, forse insospettito dall’aspetto, gli disse "ma lei è nato nel 1958 ?" che era il vero anno di nascita di Fantini. Fabrizio che aveva imparato solo il nome di battesimo, fiutando forse un possibile tranello, rispose "no, nel 1959". L’arbitro sorrise e andò avanti. Arrivato a Sandro altro inghippo: l’arbitro disse "Adamo" ma lui invece di rispondere con il nome falso di "Franco" sbadatamente rispose con il suo nome vero "Sandro". Poi vedendo la sorpresa nel volto dell’arbitro, arrossì e si corresse "no , scusi mi chiamo Franco ma sa, mi chiamano tutti Sandro e allora…." "Ho capito" disse l’arbitro e terminò l’appello ridendo sotto i baffi. Appena l’arbitro fu uscito dallo spogliatoio non vi dico le risate nostre, ma i nostri dirigenti si incavolarono non poco per la figuraccia. Comunque andammo in campo e perdemmo 1-3. Per la cronaca Fabrizio in difesa fece fare un paio di gol al suo avversario diretto, mentre Sandro in attacco non lasciò traccia se non per una furibonda lite con un paio di avversari. Alla fine l’arbitro si avvicinò a me, che ero il capitano, e mi disse "capitano, la prossima volta se proprio dovete far giocare gente sotto falso nome almeno sceglieteli decenti, Questi due, oltre a non essere granchè sul campo sono pure smemorati!". Non vi dico i mie sforzi per non scoppiare a ridere lì davanti a lui, ma una volta negli spogliatoi….. Ferdinando Una formazione del 1977 |