Come è nato il canto "ASTRO del CIEL"
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Si racconta che in piccolo paese dell’Austria, poche case arroccate sulle montagne, un povero prete era parroco di una ancor più povera parrocchia. Era quasi Natale e la neve copriva tutto con il suo bel manto bianco. La gente del paese amava la candida distesa, pur non avendo i mezzi necessari per proteggersi dal freddo e dalle scivolate. Poche persone, ma buone e timorate di Dio. Erano affezionate al loro parroco: un uomo mite, generoso, semplice e appassionato di musica. Quanto piaceva la musica al povero prete! Avrebbe voluto studiarla sin da bambino, ma non ne aveva avuto la possibilità. Poi, una volta entrato in seminario, aveva provato, ma non era stato capace neanche di imparare il solfeggio. L’ascoltava, però, appena poteva. E ogni tanto, quando era sicuro che nessuno lo sentisse, si permetteva di posare le maldestre dita sulle tastiere del vecchio organo della chiesa. Era felice al suono di quelle semplici note! C’era un ragazzo, un suo parrocchiano, che aveva fatto il chierichetto fin da piccolo ed era molto legato al prete. Aveva cominciato, per gioco, a salire sullo sgabello di quel grosso strumento della chiesa e a muovere le mani sopra i tasti ingialliti dal tempo. Ora era capace di accompagnare le funzioni liturgiche con semplici melodie: conosceva poco la musica, ma aveva un ottimo orecchio. Il parroco era molto fiero di questo ragazzo che, naturalmente, aveva tanto incoraggiato all’arte musicale. Adesso il Natale si avvicinava. Era un Natale del 1800. Il povero prete avrebbe voluto che la Notte Santa fosse allietata dai cori degli angeli, ma lui aveva a disposizione soltanto un vecchio organo e un giovane ragazzo volenteroso, che però non conosceva alcun canto natalizio. "Inventane uno tu!" disse, ricolmo di entusiasmo e desiderio, il parroco al ragazzo. Il giovane era timido e si schernì di fronte alla proposta. Ma l’insistenza del prete fu tale che il parrocchiano si mise al lavoro. Salì sullo sgabello e cominciò a premere qualche tasto qua e là. Per molto tempo la chiesa fu invasa da una quantità enorme di note in libertà. Il parroco di tanto in tanto si affacciava dalla sacrestia e guardava in su, soddisfatto. Il ragazzo provava e riprovava, ed ogni tanto fermava qualche nota nella sua mente. Le dita andavano più spedite e nell’aria si diffondeva una semplice dolce melodia. Arrivò la notte di Natale. Tutta la gente venne in chiesa per la Messa di mezzanotte. Il parroco era impegnato negli ultimi preparativi. Il giovane suonatore era al suo posto davanti all’organo. Era emozionato: non aveva mai provato a "scrivere" usando le sette note, anche se lo aveva desiderato, ed ora era contento di quello che a breve tutti avrebbero ascoltato. La S. Messa iniziò e l’organo offrì i suoi suoni dolci, delicati, ma intensi. Non la conoscenza, non l’abilità, ma la semplicità e il cuore di un ragazzo avevano dato vita al canto che anche noi oggi conosciamo come "Astro del Ciel". NOTA DELL’AUTOREPenso che, impietosito dal sincero desiderio del povero parroco, un angelo sia sceso a sussurrare qualche nota all’orecchio dell’umile compositore. PG
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