Il plurale degli EURO

A quanto pare l’impatto degli Italiani con la nuova moneta europea (EURO) è stato più semplice del previsto. Già a fine gennaio si vedono in giro sempre meno lire e quasi tutti utilizzano la nuova valuta con sufficiente padronanza.

Non dappertutto, ovviamente. Ad esempio in Ciociaria se ne sono sentite di belle. Ci fa notare Ferdinando che sul "Messaggero" – nei primi giorni dell’anno - è stata pubblicato un articoletto sul quale venivano riportate alcune "impressioni" sull’EURO di tale Nonna Antonia di un paesetto presso Cassino. Riportiamo le parole della nonnina ciociara (82 anni):

"Non sono mai andata in banca perché non mi fido. Se gli impiegati mi fregano i soldi poi da chi me li faccio ridare? Quando c’era la buon’anima di mio marito andavamo alla Posta, perché quella è roba dello Stato, è più seria. Adesso sono tredici anni che lui è morto e io alla Posta ci vado solo per ritirare la pensione; non ci poso più niente sul libretto, perché ci sono solo dei giovanotti che si possono sbagliare. Me li tengo io i miei soldi. Dove li metto? Non te lo dico nemmeno a te, non lo dico a nessuno, non lo sanno neanche figli e nipoti. Non glielo dico perché altrimenti se li sciupano. Glieli lascio dopo che sono morta, così hanno un bel ricordo di Nonna Antonia. Questi non sono come la generazione mia, noi spaccavamo la lira, perché c’era la fame. Questi invece mangiano la carne tutti i giorni, fanno i lussi che non servono, hanno la macchina sia i mariti che le mogli: invece all’epoca mia io andava a lavorare a piedi fino al campo dove zappavo e mio marito andava con la bicicletta sopra Montecassino quando la guerra l’aveva distrutta e bisognava ricostruirla."

E ora con gli euro?

"Gli che? Che so gli euro? Pure tu mi vuoi prendere in giro come i miei nipoti? Queste sono fesserie, voi con questa scusa volete solo sapere dove ho nascosto i soldi, ma io non ve lo dico. E poi perché devono cambiare i soldi? Lo hanno già fatto gli americani dopo la guerra. Mica c’è stata un’altra guerra, quindi non bisogna cambiare un bel niente. Ma chi l’ha fatta ‘sta legge? Chi è capo del governo? Non ci sta più Bonomi? Quello era bravo, a mio marito gli fece avere la pensione".

   

Qui finisce la testimonianza della vecchina ciociara, ma non finiscono le storie sull’EURO.

Infatti un altro problema, oltre a quello pratico del cambio con le vecchie lire, si pone quotidianamente al consumatore: come si dice EURO al plurale?

Abbiamo svolto una piccola indagine che ci ha fornito risultanze a dir poco curiose.

La maggior parte della gente si limita a cambiare l’articolo davanti alla magica parola: un Euro, tanti Euro.

Poi c’è chi si adegua alla moda europea (aggiungendo la "s" come francesi, spagnoli ed anglosassoni), tirando fuori un esotico Euros.

Sempre nell’ambito dei filostranieri ad oltranza, c’è chi sfoggia una pronuncia "europea" anche sul singolare: "IURO", che non è la cantante Timi Yuro  che cantò la versione originale del grande successo di Fausto Leali "A chi" (Hurt).

Molte persone anziane hanno stabilito che il plurale di Euro sia un più femminile "Eure"! Ne ricordiamo un gruppetto molto agguerrito che discettava sull’argomento (nella clinica dove è stata ricoverata nonna Elena negli scorsi mesi, n.d.r.) sostenendo che "preferisco che mi diano caramelle di resto, non tutti quei centesimi di Eure!"

Qualche latinista ha invece fatto notare che Euro è un caso "neutro", quindi "Eurum" in latino, che al plurale fa dunque "Eura"!

A Roma, invece, si usa il classico plurale in "i", come per autobus (= autobussi) e tram (che cambia anche la consonante finale da "m" in "nv" = tranvi) e quindi abbiamo gli Euri.

A questo punto mancherebbe soltanto il plurale in "u", Euru. Confidiamo negli amici sardi ….

RM