Cupi a notte …
"Cupi a notte canti suonano da Cosenza sul Busento, cupo il fiume gli rimormora dal suo gorgo sonnolento". Inizio questo nuovo numero dell’Eco sull’onda dei versi del Platen, dedicati alla sepoltura di Alarico re dei Visigoti. Ricordo che questa poesia fu oggetto di uno dei tanti compiti a casa "a memoria" con cui venivamo temprati nella scuola di circa 40 anni orsono. Vincenzo Lorino ne fu a lungo affascinato e mi ritrovai a sentirlo ripetere i primi versi anche dopo che l’anno scolastico si era concluso. Perché iniziare con toni così foschi questa trentottesima edizione del nostro giornale? Presto detto. Cupi a notte … canti suonano all’indirizzo dell’Eco in questa prima fetta del 2002. Non ci nascondiamo dietro il facile separé che ci viene offerto dalla nostra "aperiodicità" dalla nostra assoluta mancanza di "fini di lucro", dalla nostra totale "estraneità" agli usi e consuetudini delle riviste tradizionali. Siamo in ritardo … Cupi a notte … negli ultimi tempi abbiamo sempre più difficoltà a mettere insieme le due decine di pagine che compongono l’Eco. Cupi a notte … il motivo è uno e semplice: i collaboratori hanno sempre meno tempo a disposizione per poter inviare quel contributo minimo sufficiente a riempire le fatidiche 21 pagine. "Di solito" almeno una dozzina di pagine arrivano entro i tempi stabiliti (ed a completare "di solito" pensa il direttore, che non si sa dove trova modi e tempi). Quando ciò non avviene ( e soprattutto se anche il Direttore in qualche periodo è costretto a tirar fuori il ritornello più frequente dei sedicenti collaboratori ovvero "non trova il tempo", il risultato è uno solo: l’Eco di Roccasecca ha grosse difficoltà. Cupi a notte … certo la media età dei "nostri" è abbastanza elevata, si tratta di gente che lavora, che tiene famiglia, che magari collabora anche con altre riviste (quelle che pagano) ed è sempre più difficile tirar fuori tempo ed ispirazione. Questo lo so, e lo confermo senza ironia. Aggiungo però che per assemblare una ventina di pagine sarebbe sufficiente un articolo di due pagine - a bimestre – di 7-8 collaboratori. Vi sembra troppo? A me, francamente, no. Quindi esorto pubblicamente Ferdinando, Gianni (tra i più solerti, ultimamente) e tutti gli altri a darsi una velocizzata … altrimenti cupi a notte si alzeranno presto altri suoni. Cupi a notte … terminate le lamentele del Direttore, che hanno preso quasi tutto lo spazio disponibile, poche parole sull’attuale situazione internazionale. Passano i secoli e restano i barbari. In questo numero parliamo di Alarico (un nome insolito ma ben noto a Roccasecca, grazie ai "Molle") che era barbaro sì, ma con una personalità ed un dignità che i nuovi barbari sognano. Kamikaze arabi in nome della libertà e dell’indipendenza, carri armati israeliani in nome della libertà e dell’indipendenza, chiacchiere euro-americane in nome della libertà e dell’indipendenza; ma, come scriveva Guccini oltre 30 anni fa "ancora tuona il cannone, ancora non è contenta di sangue la belva umana ... Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare" RM |