LA MUSICA DEGLI ANNI SESSANTA

(terza puntata)

di Ferdinando Vicini

Un inedito ritratto di Luigi Tenco visto da Ferdinando e da … Fabrizio!

Lo so, per qualcuno questa cosa è molto simile ad un cambiale.

Uno apre l’ultimo numero dell’Eco e dice : "Stavolta ci tocca, o l’abbiamo scampata ?".

Beh, stavolta vi tocca. Nel senso che le congiunture astrali che regolano la mia vita mi hanno ispirato (?) e, soprattutto, mi hanno consentito di mettermi una sera al computer per comporre questa terza puntata della "nostra" storia della musica dei sixties.

Come quei pochi folli che hanno avuto la voglia e la pazienza di sorbettarsi le altre puntate, questa è una storia non storia. Cioè non c’è un ordine cronologico, né forse nessun ordine se non quello dettato dal filo della mia memoria e dei miei pensieri. Quindi, come dissi, nessuna pretesa di scientificità, compendiosità o roba del genere.

Siccome nei giorni scorsi ho letto e sentito parlare ovunque di Sanremo e, come sempre quando torna il Festival, ho visto rispolverare da tanti l’icona di Luigi Tenco mi viene da ripartire dall’epoca di quel gesto.

Siamo nel 1967, trentacinque anni fa. Tenco si uccise esattamente il 27 gennaio del 1967 e fra i primi ad accorrere all’obitorio di Sanremo alle sei del mattino ci fu Fabrizio De Andrè, amico per la pelle di Tenco.

De Andrè passò la notte successiva a scrivere "Preghiera in gennaio", un pezzo bellissimo in cui immaginava il suo amico Luigi in viaggio verso il Paradiso. Sul disco però De Andrè non scrisse mai che quella canzone l’aveva scritta in memoria di Tenco, temendo che potesse trasformarsi in una speculazione.

Invece dopo la morte di Tenco si scatenò una vera e propria gara per appropriarsi, in qualche modo, del suo fantasma. Saltarono fuori, come spesso accade in questi casi, moltitudini di persone pronte a giurare di essergli state amiche ma che in realtà non lo avevano mai visto. I suoi dischi andarono a ruba e, in particolare, la RCA lavorò a ciclo continuo per fare le ristampe. Per non parlare poi di "Ciao amore ciao", la canzone con cui partecipò al Festival di Sanremo che divenne in un battibaleno un successo clamoroso.

Ai funerali che si svolsero il 29 gennaio a Ricaldone, ci fu una grande partecipazione di folla, ma il mondo della musica ne rimase lontano impegnato a continuare il Festival di Sanremo, senza nemmeno mai porsi l’interrogativo se non fosse il caso di fermarsi un attimo a riflettere su quel suicidio.

Fabrizio De Andrè al funerale di Luigi Tenco (foto di Giacomo Boccardo, trovata sul sito internet http://luigi-tenco.tripod.com)

 

Quel Festival, per la cronaca, lo vinse Claudio Villa. Ai funerali di Tenco invece gli unici musicisti presenti insieme a De Andrè furono i fratelli Reverberi, la moglie di Gino Paoli, Anna, e Michele che dovette respingere anche gente che gli chiedeva l’autografo.

Un cronista che fu presente al funerale, anni dopo raccontò questo aneddoto:

"Durante il tragitto a piedi, dietro al feretro, Fabrizio De Andrè mi recitò in un orecchio i versi di "Preghiera in gennaio" che aveva scritto durante la notte. Alla fine mi disse : "Se ti azzardi a far sapere che l’ho scritta per Tenco ti stacco le palle".

Solo nel 1975, durante una tournee, De Andrè cantò Preghiera in Gennaio e alla fine disse : "Questa canzone la dedico ad un amico, si chiamava Luigi". Fabrizio e Tenco si erano conosciuti nel giugno del 1961 ai "Bagni Tre Pini" di Genova dove Tenco si esibiva con la sua orchestra. Il primo contatto fu singolare; ecco come lo racconta De Andrè stesso:

"Una sera sentii qualcuno toccarmi una spalla, mi voltai e lo riconobbi: era Tenco. Mi apostrofò: "Sei tu che vai a dire in giro che "Quando" l’hai scritta tu ?". E io : "Si". E lui :"Perché ?" . "Per prendere della figa" risposi.

"Era vero, lo avevo detto a qualche ragazza ballando guancia a guancia proprio sulla musica di Luigi. Lui si mise a ridere e diventammo amici".

Tenco fu anche uno dei primi a credere nelle qualità di De Andrè; incise "La ballata dell’eroe" e la inserì nella colonna sonora del film "La cuccagna" di Luciano Salce nel quale ebbe una parte *.

Per concludere questa anomala rievocazione della vicenda di Tenco, e del suo disperato gesto anti – festival, vi lascio il commento che De Andrè fece l’anno seguente alla morte di Tenco, quando a vincere il Festival fu Sergio Endrigo.

"L’altra sera il pubblico italiano ha fatto vincere Endrigo a Sanremo. L’anno scorso a Sanremo la canzone di Tenco, il primo dei nostri cantautori, era stata bocciata. Non posso fare a meno di scorgere un legame fra i due fatti, uno triste, tragico, l’altro lieto, incoraggiante. E il legame sta proprio qui. Che il gesto disperato di Tenco sia servito a qualcosa, abbia finalmente insegnato agli italiani che c’è anche un "altro" tipo di canzone, diversa da quella a cui troppo frequentemente si rivolge l’industria della musica leggera".

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1. Cfr. "Amico fragile" di Cesare G. Romana

A corredo del sentito contributo di Ferdinando, inseriamo un articolo apparso sulla "La Stampa", martedì 31 gennaio 1967, il giorno successivo ai funerali. Anche questo contributo proviene dal già citato sito internet dedicato al cantautore.

Attesi invano i celebri divi della canzone. Non un collega ha seguito i funerali di Luigi Tenco. In una fredda mattina di nebbia, la salma del cantautore è giunta a Ricaldone da Recco accompagnata dal fratello - I cantanti che la notte del suicidio avevano pianto, urlato e imprecato, sono rimasti a dormire: non hanno inviato neppure un fiore - Il mesto corteo è stato seguito da una folla di anonimi ammiratori.

Cassine, lunedì mattina

Nessuno dei celebri cantanti è venuto al funerale dell'infelice collega Luigi Tenco, e non è venuta nessuna cantante. Nessuno di loro ha mandato un fiore. Ecco il finale impietoso di una tragedia amarissima.

Impietoso e sorprendente. Perché, dopo quanto era accaduto nella notte sul 27 gennaio e il mattino seguente, era facile immaginare una folla mesta e commossa di cantanti dietro il feretro di Tenco. Quella notte e il mattino seguente c'erano stati pianti, urla, svenimenti. L'isterico grido: "Assassini, lo avete ucciso". Gente sbigottita, affranta, furibonda.

E seriamente alcuni avevano proposto di sospendere il Festival.

Poche volte si era vista tanta partecipazione ad un evento luttuoso. Ma alle otto del mattino la salma di Tenco era stata portata dalla porta della dipendenza dell'albergo, seguita dal fratello e da nessun altro. Poi, la commissione organizzativa aveva deciso: "Il festival di Sanremo proseguirà regolarmente fino alla sua conclusione. Il triste episodio avvenuto questa notte non deve influire sulla rassegna perchè così vuole la tradizione del mondo dello spettacolo".

Comunque la tradizione - se non la pietà - vuole anche che si segua il funerale di un collega. Ciò ieri non è avvenuto. Quando si è cercata una persona nota nel mondo dello spettacolo, si è trovato il cantautore De Andrè e la moglie di Gino Paoli, la quale era stata compagna di scuola di Tenco. C'erano le corone dell' "Ata" che organizza il Festival, e della "Rca", la casa discografica di Tenco, ma non c'erano corone nè mazzi di fiori di colleghi.

È un mattino di nebbia e di freddo. La salma del cantautore giunge da Recco accompagnata dal fratello e da altri familiari. Non hanno permesso alla madre di venire. L'altra domenica la donna è stata su fino alle due di notte a stirare per Luigi le camicie da portare a Sanremo, il figlio le aveva fatto compagnia. Egli le parlava dei suoi progetti, ma ogni tanto si rannuvolava, appariva nervoso: "Sai, mamma, non vado volentieri a Sanremo".

Adesso la sua salma è nella casa degli zii di Ricaldone, un paese tra le colline alle spalle di Acqui, dove egli è stato ragazzo.

Nell'aia vi sono le corone dei parenti e una degli "Amici della leva di Ricaldone". Hanno visto Tenco l'ultima volta dieci, quindici anni fa, e forse lui non si ricordava più di parecchi di loro. Ma ora sono tutti qui con una corona e vogliono portare il feretro a spalla.

Cresce la folla: tutta la gente di Ricaldone e parecchi venuti dai paesi vicini. Ogni tanto arriva un'auto di Milano, di Genova, di Torino e vi si cerca il cantante famoso. "Impossibile che non venga nessuno", si dice. Non viene nessuno.

Alle 11 il funerale si muove, preceduto dal prevosto don Ighino, seguito da oltre duemila persone, che la chiesa di Ricaldone non contiene tutte. Dopo la Messa funebre, la salma viene portata alla tomba di famiglia. Il freddo è più intenso, la nebbia è aumentata. La folla si scioglie in silenzio. È stato un funerale come tanti altri di questi paesi. Non è venuto nessuno dei celebri cantanti, come se tutti avessero troppa fretta di dimenticare il colpo di pistola di venerdì notte.

Luciano Curino