Il successo letterario dell’estate
Apparecchie Americane sgancia bbombe i se ne va …
Le solite statistiche impietose ci informano sempre più spesso che in Italia si legge pochissimo. Anche categorie importanti come i “manager” d’azienda pare che non vadano oltre i 5 libri all’anno, di cui alcuni inerenti la loro attività. A Roccasecca di solito si fa di peggio; non si legge e neanche si vedono in giro libri da acquistare. Ci ripetiamo, lo sappiamo benissimo, ma come si fa a pensare ad una cittadina di quasi 8.000 abitanti senza una libreria? Ebbene, questa estate non ci ha portato soltanto la sgradita sorpresa della pioggia pomeridiana quasi quotidiana, ma anche la graditissima sorpresa di un libro nuovo, di poesie in dialetto, pubblicato grazie alla Associazione onlus PRETA. Sorpresa ancor maggiore se si pensa che, per la prima volta, un libro scritto da due concittadini e teoricamente destinato ad una ristretta fascia di interessati, sia stato distribuito e venduto in diversi punti della città, soprattutto nelle edicole.
Questo grazie all’intuizione di Gianfranco, Presidente di Preta, che ha lanciato questa iniziativa, proponendo non solo il libro di poesie, ma anche il nuovissimo CD di Paolo Piccirilli. Ed i risultati non si sono fatti attendere, con quasi la metà delle copie del libro vendute in circa due settimane, a dimostrazione del fatto che quando un prodotto (sì, oggigiorno anche quello culturale deve essere definito “prodotto”, a meno che non si voglia distribuirlo gratuitamente in 10 copie ad amici e parenti) è valido e la distribuzione tale da permettere ad una platea più vasta di conoscerlo, l’interesse suscitato risulta superiore alle previsioni. Ora Gianfranco deve insistere e fare in modo che questo non rimanga un fatto isolato (e la pubblicazione, nel frattempo, del CD contenente la serata di presentazione del libro medesimo ed altri due CD con le serate di Fulvio Cocuzzo, sempre sotto l’egida di Preta, sembrerebbero dimostrare che la strada intrapresa sia quella giusta, n.d.r.). Da almeno sei anni continuiamo a scrivere su queste colonne che ci sembra incredibile, in una città che ha dato i natali a personaggi di livello mondiale, non poter trovare in vendita “nulla” che a loro si riferisca. Avete mai visto nelle edicole di Roccasecca testi di San Tommaso o dischi di Severino Gazzelloni? Possibile che un disgraziato che viene a Roccasecca debba sperare in qualche inserto promozionale del “Corriere della sera” o di “Repubblica” per ascoltare un CD del più famoso flautista italiano? Per l’ennesima volta rilanciamo l’idea a chiunque volesse operare in proposito! Lo facemmo alcuni anni fa, quando sulle bancarelle di tutta Italia, eccetto Roccasecca, vedevamo in vendita, a sole “Millelire” il testo di San Tommaso “L’alchimia” per la Newton Compton Editrice. Ma il nostro appello rimase miseramente inascoltato. Benvenuto quindi il successo del libro dei due concittadini Aldo Iorio e Romano Filancia che con le loro Poesie roccaseccane inserite in “Apparecchie Americane sgancia bbombe i se ne va … Isse chisà che se credevene” hanno fatto breccia laddove sembrava impossibile.
Le poesie incluse nel libro provengono da due autori diversi, ma la lettura non ne risente, essendo lo stile di entrambi assolutamente immediato e semplice. Vi si trovano innumerevoli temi, dal tipico umorismo popolare di “Fa calle, fa fridde, chiove”, alla denuncia dei mali della politica e dei danni provocati nel mondo in “Cumizie” e “Gli girasole nen so bugiarde”, ai ricordi nostalgici di “”Dumandate a Gine Merolle o a Brunelle chi era Gilda” e di “Roccasecca 1959”, alla proverbiale “saggezza” roccaseccana, un tantino cinica di “Gliu Paradise po’ aspettà, ma è gliù nostre”, ai temi religiosi di “Alla fine della montagna” e “Chi è Die?” e tante altre, tutte piacevoli. Motivazioni e senso “sociale” di queste poesie sono mirabilmente individuate nella dotta prefazione di Antonello Marcuccilli, nella quale si legge, tra l’altro, che “non sono solo gli aspetti legati al contenuto che spingono verso un nuovo insegnamento o verso un modo di partecipazione sociale, ma è la lingua stessa che si fa carico di questa capacità”. Vi proponiamo una lirica di ciascun autore, La prima è una cruda descrizione di chi fa il “boxeur” per necessità, la seconda è quella, simpaticissima, che dà il titolo alla raccolta. La fotografia d’epoca immortala i volti dei quattro giovanotti dietro il cartellone dell’ “Apparecchie Americane”: imperdibile!
Pagine a cura di R. Milan
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BUXIERE PE FAME
Tenghe na raia ‘ncorpe, me la piglie cu te ma nen te cunosche. Vede sa faccia chiena de sanghe Sembra na maschera annascosa arrete a si guantone ippure nen tenghe nisciuna pietà pe te! Nen posse dì fermamece, lassame perde, staie alle corde, agliu spichele de gliù quadrate e i continue a tirà come a na bestia arraiata. Te vede ‘ndruntelà e i continue a tirà cazzotte, sente n’addore de vittoria che puzza de morte, i la gente sotte a gliù ringhe nen è capite niente i strilla sempre chiù forte pecché essa gli cazzotte nen gli sente. Romano Filancia
ISSE CHISA’ CHE SE CREDEVENE
Ce mancava sule gliù rumore a st'apparecchie de cartone: nu telone pe paisaggie, une pe apparecchie, du cuffie dente alle recchie i na cantilena cu la vocca . . . Apparecchie Americane sgancia bbombe i se ne va !
Ma n’apparecchie de cartone quale bbombe adda sgancià ! I po chisse nen so mica Americane, ne gli vide ca so quatte Roccaseccane. Caitanine gliù frate de Scere, Sulvestre Santore, Giannitelle Caitanine i gliù pilota Braganza Nine.
Isse chisà che se credevene era gliù quarantotte o quarantasette nen tenevene manche vintanne i purtavene scritte 'mpette 'ngoppa a na maglietta
é funuta sta guerra maledetta! I mentre vulavene . . . cantavane . . . Apparecchie Americane sgancia bbombe i se ne va! I Nofre strillava, cu gliù cape sotte agliu truppede: "vagliù nen ve muvete"!!!
Aldo Iorio |