Il migliore

 

 

 

 

 
George Best è tornato a far parlare di sé, negli ultimi tempi. In modo contraddittorio,
come sua abitudine. A maggio è stata pubblicata, anche in Italia, la sua prima autobiografia
ufficiale, un documento imperdibile di cui parleremo a parte. A fine luglio l’ex enfant-
prodige irlandese, oggi cinquantaseienne, è entrato in ospedale per un delicatissimo 
trapianto di fegato, un organo che lui ha trattato malissimo dall’età di 17 anni, 
costringendolo ad assorbire fiumi di alcool. Ed ora già sarà tanto se riuscirà a vivere
una “seconda” vita in condizioni accettabili, accanto alla sua ultima giovane,
biondissima e bellissima moglie Alex.
Per quei pochi che non lo sapessero, ricordo che stiamo parlando del più straordinario talento
che abbia mai calcato i verdi tappeti degli stadi. Qualcuno obietterà che si potrebbero
considerare altri calciatori di questo secolo più importanti di lui, e tutte le opinioni,
in merito, possono essere accettate, naturalmente. Da parte mia considero il vecchio George
il MIGLIORE, proprio come è stampato sulla sua carta d’identità. Una delle poche persone che
ha avuto in dono il cognome “giusto”! 
Certamente Pelè è stato un fuoriclasse inarrivabile, anche se non ha mai disputato campionati
competitivi come quelli europei; Maradona è stato il più grande degli ultimi decenni,
anche se mi ha sempre disturbato che in occasioni importanti abbia fatto uso di metodi
illeciti (ricordate il “pugno” contro l’Inghilterra? Una slealtà pesante, che ha sempre 
oscurato, in qualche misura, il bellissimo gol segnato solo pochi minuti dopo!). Ebbene, 
pensate che Pelè e Maradona hanno indicato entrambi Best come miglior calciatore del secolo.
Da non dimenticare anche il fatto che giocare per una piccola nazionale come l’Irlanda del 
Nord non lo ha certo aiutato ad ottenere altri allori in campo internazionale. Ma al di là 
delle classifiche (la mia, per quello che vale, vede Best, Pelè, Cruijff, Van Basten e 
Maradona ai primi 5 posti) rimane il dato di fatto più importante, ovvero la brevissima 
carriera di George Best. Da un punto di vista statistico la sua carriera viene spezzata 
in due, una prima parte, tutta dedicata al Manchester United, più o meno corrispondente 
al decennio 1963-73 ed una seconda parte dedita soprattutto alle ragazze (preferibilmente
bionde e targate Miss Universo) ed al bere, con sporadiche apparizioni nel campionato USA,
nelle serie minori inglesi e scozzesi, con qualche ritorno di fiamma in Nazionale. 
In realtà Best ha dato il massimo in pochissimi anni di “reale” e professionale attività:
dal 1964 al 1968, anno in cui vinse la Coppa dei Campioni ed ottenne il riconoscimento
di miglior giocatore britannico, nonché il prestigioso Pallone d’Oro. Aveva 22 anni, 
nel 1968, era all’apice di una carriera che soltanto un folle avrebbe potuto buttare 
al vento. Lui ci è riuscito! Fin dal 1969 le bevute e le ragazze hanno cominciato a 
prendere il posto dei dribbling ripetuti ed irridenti, delle giocate uniche che mandavano
in visibilio la platea inglese poco abituata, per tradizione, a giocatori così 
imprevedibili e geniali. E’ stato l’inizio della caduta verso il basso, senza pentimenti,
senza finzioni, senza pietose coperture. Ma riguardatevi i suoi gol, le sue azioni! 
Ha lasciato tanti rimpianti, forse, sotto sotto, anche a se stesso. Per me è un privilegio
ricordarlo proprio così, con quello sguardo “vincente” questo piccolo, impagabile Genio. 
E gli auguro tutto il bene possibile.
RM