Proprio mentre stavamo per stampare la copia definitiva dell’Eco è giunto in redazione un ultimo contributo, che aspettavamo con impazienza e che chiude degnamente questa edizione, aumentando il tasso letterario del n. 40. Si tratta della recensione/commento di una commedia di Oscar Wilde, tra le meno note al grande pubblico, ma certamente tra le più significative ed attuali. Siamo lieti, veramente soddisfatti che la nostra inviata speciale abbia fatto in tempo, smentendo le nostre prevenzioni e presunzioni disfattiste, ad inviarci l’articolo, proprio il 24 dicembre.
Una donna senza importanza
Una donna senza importanza … Non è una bella espressione, ma sicuramente è una frase che abbiamo sentito pronunciare o abbiamo utilizzato noi stessi, magari con noncuranza e superficialità. Come titolo di commedia, però, va benissimo. Lo sapeva bene Oscar Wilde, che ha scritto il testo a cui ha attribuito proprio questa denominazione, Una donna senza importanza, nel lontano 1893. E nei giorni scorsi, è stata messa in scena, dopo essere stata assente per circa 30 anni dall’Italia, al teatro Ghione, da La Compagnia Stabile del Teatro Ghione. Commedia divertente e suggestiva; ricca di paradosso e intelligenza. Commedia in cui ritroviamo l’Autore in tutta l’acutezza del suo intelletto, nell’unicità del suo punto di vista e nell’eccellenza dello stile verbale. Ci troviamo di fronte ad uno spaccato della società inglese della seconda metà dell’800 che ha una sorprendente, folgorante attualità di condizioni che si riconoscono in quelle nostre attuali. Uno sguardo disincantato sulla constatazione che soltanto il denaro e l’apparenza possono condizionare ogni situazione. Una residenza nella campagna inglese, il tè, gli invitati, l’atmosfera leggera, le chiacchiere, i pettegolezzi … Questi che sembrano, inizialmente, elementi essenziali sono in realtà soltanto la cornice. Al centro troviamo il dramma e la dignità di una donna, il suo rapporto sofferto con un uomo, e il confronto di entrambi con il loro figlio. Al centro la famiglia, il rapporto genitori-figli e la doppiezza morale della società. Sì, troviamo realmente numerose analogie con la nostra epoca. Sembra quasi sia stata scritta, oggi, da uno di quei pochi illuminati, spesso emarginati o comunque considerati “originali” soltanto perché dicono la verità. E si sa, sono molti quelli che non apprezzano la verità, perché distrugge il meraviglioso apparato di forma e apparenza in cui si ritrovano protagonisti. La cosa importante è che tutto si svolga secondo i canoni prestabiliti e condivisi dai più. A volte capita anche, però, che questi personaggi “stravaganti” vengano introdotti ed accolti in circoli riservati, e vengano osannati, e venga ulteriormente chiesto loro di illustrare più volte le proprie teorie quasi a voler in questo modo “ripulire” la coscienza grazie alla presenza e alla scienza di questi “saltimbanchi”. Come è strano l’essere umano! Pur vivendo una vita piena di compromessi, falsità, viltà ….. ha bisogno di farsi paladino dei più nobili sentimenti e delle più apprezzabili idee, e mostrarsi così, “alternativo”, al “grande pubblico”. Come sarebbe più apprezzabile e bello riconoscere le proprie miserie; non temere il giudizio degli altri; far valere le proprie opinioni nel rispetto, comunque, di quelle altrui; motivare le proprie azioni e i propri pensieri, anche se richiede un po’ d’attenzione e fatica; rischiare di essere impopolari per difendere e vivere i valori fondamentali dell’essere umano. Questo ha fatto la Donna senza importanza, con dignità, umiltà e amore.
Calliope |