Gianni continua a narrare per l’Eco

Gli aneddoti del calcio che fu

L’aneddotica legata al calcio è vasta e dopo la prima puntata pubblicata alcuni mesi fa abbiamo ritenuto divertente scodellarvi un’altra raccolta di chicche legate ai personaggi del mondo del football.

Iniziamo da uno dei protagonisti più tormentati della serie A a cavallo degli anni sessanta e settanta, l’allenatore Bruno Pesaola.

Il buon "Petisso" come veniva chiamato, allenava il Napoli, che stava tentando di entrare nel "giro" delle grandi della serie A dopo qualche saliscendi tra "A" e "B".

Alla conferenza stampa prima di una partita a San Siro contro l’Inter, l’allenatore dei Partenopei affermò convinto:

"Il Napoli giocherà senza timori reverenziali. Attaccherà per tutta la partita".

Poi sul campo le cose andarono diversamente e il Napoli fu sconfitto duramente, senza vedere praticamente mai la palla.

Presentatosi in sala stampa con faccia mesta, a Pesaola fu chiesto: "che fine ha fatto il proposito di attaccare?". Lapidaria la risposta del mister:

"Ci hanno rubato l’idea".

 

Una antica ed inestimabile icona di Pesaola

Un altro immarcescibile campione del paradosso, vero e proprio cultore dell’arte del surreale è sicuramente Nils Liedholm. Liddas verso la metà degli anni ottanta tornò ad allenare il Milan; non era quello il Diavolo stellare degli Immortali e degli Invincibili: considerate che al posto di Van Basten giocava Galderisi.

E proprio a "Nanu" il Barone dedicò una frase storica. Il piccolo centravanti non sempre trovava posto nella squadra titolare; all’indomani dell’ennesima esclusione il giocatore si lamentò con i giornalisti. Per tutta risposta Liedholm affermò: "Galderisi si lamenta perché non gioca? Ma lui non deve preoccuparsi, lo considero un fuoriclasse, ma a volte anche i migliori devono sedere in panchina. Guardate Nuciari – allora portiere di riserva di Giovanni Galli – da quattro anni è il miglior portiere italiano, eppure non gioca mai!".

Ricordiamo che Liedholm è quel furbacchione che, per mascherare le pesantissime carenze tecniche dei giocatori che, a cavallo tra i ’70 e gli ’80, la società rossonera gli affidava, tentava di tirar su il morale all’ambiente suggerendo improbabili paragoni, del tipo:

Tosetto è il Keagan della Brianza

Mandressi è il Rensenbrink giovane

Gaudino è il Nordhal del Friuli

Antonelli è il nuovo Cruijff

… disse pure qualcosa di importante su Dolci, Lanzi e Tresoldi, ma sinceramente non ricordo …

Tosetto ai tempi di Vicenza

A volte anche i giornalisti si sono mostrati in tutto il loro splendore, per quel che riguarda gaffes e uscite grottesche.

E’ il 1969, il Milan è giunto in finale di coppa Intercontinentale dove affronta i campioni di Argentina dell’Estudiantes.

L’andata si gioca a San Siro e il Milan vince 3-0.

Il ritorno si svolge allo stadio Bomboneira di Buenos Aires, l’atmosfera in campo e sugli spalti è un delirio di violenza. In campo gli Argentini si rivelano dei veri criminali e alla fine tra i milanisti si contano numerosi feriti. Il bollettino medico recita: Pierino Prati ricoverato con trauma cranico, Fabio Cudicini con una mano gravemente contusa. Ma il caso più grave riguarda il franco-argentino Combin, il centravanti rossonero viene trasportato in ospedale con una grave frattura al setto nasale, provocata da una proditoria ginocchiata di un avversario. Non bastasse il ferimento, Combin viene arrestato dalla polizia, in quanto risulta come renitente alla leva.

Dopo aver passato la notte in carcere, il giocatore viene rilasciato grazie al solerte intervento di Federico Sordillo e Franco Carraro. La domenica successiva Combin, con il volto tumefatto e gonfio, è ospite della Domenica Sportiva. Il conduttore dopo qualche goffo tentativo azzecca la battuta del secolo: "Combin sa che la polizia la sta cercando?" Gelo in studio, Combin appare visibilmente terrorizzato. "Eh si!- continua con faccia furba il conduttore – Lei non ha pagato il canone!!!". Combin alla fine ride, dopo dieci minuti.

Rivera, il golden boy!

Chiudo con un bella dichiarazione rilasciata da Giuseppe Furino – mastino feroce della Juventus anni settanta – su Gianni Rivera: "E’ stato il numero 1, il top assoluto. Una volta ho sentito Pierino Prati dire << Gianni è come una lavatrice automatica, schiaccio il bottone e via, parte il programma>>. Prati – continua Furino – era stato riduttivo: Gianni oggi sarebbe un impianto satellitare, una parabolica con mille canali".

Gianni Sarro