Il Mondo a rovescio C’era una volta …
C‘era una volta un paese in cui tutti vivevano d’amore e d’accordo, alla luce del caldo sole che riscaldava i monti e la pianura. Era un paese piccolo, dove tutti si conoscevano e si volevano bene. Tutti andavano contenti a lavorare, anche chi riceveva una paga non molto alta, perché ciò che si desiderava era poter disporre del minimo indispensabile: una casetta col giardino, la linda tavola apparecchiata con cose buone da mangiare, semplici e genuine, un cane, un gatto e nulla di più. L’arredamento rustico non era lussuoso, ma caldo e resistente, dava un senso di calore familiare. Gli uomini erano felici delle loro attività e non si sentivano mai in competizione tra loro, anzi, se c’era bisogno si davano una mano l’un l’altro. Le donne amavano vestiti semplici e ben fatti, non seguivano le mode imperanti e costose ed aborrivano i capi "firmati" che ironicamente dicevano di "lasciar volentieri alle cittadine". Le coppie erano molto unite, non soltanto per un radicato e tradizionalmente dovuto "amore per la famiglia", ma proprio per un sublime amore che le teneva insieme a prescindere dalla presenza dei figli e dai condizionamenti dell’ambiente esterno. Non esisteva il pettegolezzo, al massimo si celebrava il proverbiale e simpaticissimo "sfottò" tipicamente paesano. Non c’era invidia, nessuno correva dietro al miraggio di continui e dispendiosi acquisti in un’ottica consumistica e di sfrenata competizione, anche fra parenti, come sovente accadeva altrove. Non si giudicavano gli "altri" a seconda di quanto guadagnavano, invidiandoli se il tale guadagno superava il proprio e denigrandoli se esso era inferiore. Ci si accontentava di poco, ma di quel "poco" che quando si mette sulla bilancia pesa tantissimo. Quando si organizzavano le serate tra amici si finiva sempre per cantare quelle canzoni che trasmettono ideali di amore e libertà, talvolta velatamente anarchiche. E tutti cantavano in coro, profondamente coinvolti e convinti di cantare ciò in cui credevano e per cui vivevano: quelle canzoni rispecchiavano esattamente le loro idee politiche, mai antiquate e reazionarie. A proposito dei politici, questi erano persone del paese, quindi destinati a fare esclusivamente il bene di tutti. I sindaci si alternavano, mai ce ne fu uno che volle superare il primo mandato, non avrebbe avuto senso, in un paese del genere; non esisteva il mito del personaggio, dell’uomo della provvidenza il quale (lui e solo lui!) avrebbe messo a posto tutto ciò che non andava per il verso giusto. Si dava spazio a tutti, spinti dal bene comune, e non si preparavano "ribaltoni" né si assumevano atteggiamenti totalitari e tronfi, come accadeva altrove. La maggior parte della gente viveva una religiosità molto "primitiva", mai legata soltanto alle funzioni tradizionali – magari seguite solo "per dovere", come altrove accadeva – ma fondamentalmente vissuta nel sociale, nel profondo dell’anima, rispecchiando gli ideali primordiali del Cristianesimo; non pesanti catenine con crocifissi d’oro al collo, ma un’immaginetta di San Francesco ne era il simbolo. L’Amore governava ingovernato, la Libertà facilmente si sposava a lui. La felicità non veniva dal possedere un gran numero di cose, ma derivava dall'orgoglio di ciò che si faceva e di come si viveva. C’era una volta un paese in cui tutti vivevano … C’era una volta un paese in cui tutti vivevano … C’era una volta un paese in cui tutti vivevano … C’era una volta un paese in cui tutti vivevano … C’era una volta un paese in cui tutti vivevano … Chissà che a scriverlo più volte non possa accadere veramente, magari a Roccasecca? Riccardo
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