Proverbi Roccaseccani

Le "Maledizioni" e le "Meraviglie"

Ancora dal libro "Sulle orme di Erasmo" pubblichiamo un capitolo particolarmente gustoso.

Ricordiamo che la disponibilità di Mario Izzi nel fornirci continuamente materiale a cui attingere per la pubblicazione sull’Eco è praticamente totale; proprio in virtù di ciò io invito tutti i lettori più appassionati alla materia ad andare oltre la sporadica lettura sull’Eco, proponendosi viceversa l’acquisto dei testi che abbiamo presentato. Essi arricchiranno lo spirito e allo stesso tempo ben figureranno in ogni libreria che si rispetti.

Si riportano alcune limitate espressioni che, in rapporto ai loro contenuti e finalità specifiche, costituiscono una categoria particolare di motti e detti popolari che ben possono essere accomunati sotto la denominazione di "maledizioni" e le "meraviglie".

Le maledizioni si presentano, infatti, come un insieme di invettive, semplici e "mono tono" manifestate a volte con linguaggio fioritamente immaginifico, fatto sempre precedere dalla invocazione "Possa tu …" ecc ecc.

Mi piace segnalare l’ultima parte da me presa e registrata, integrata dalla predizione di "andar ramengo per il mondo come le ‘ferrula cattive’ ", cioè i ferri vecchi.

Veniva preconizzata dalla nonna al nipote tutte le volte che costui ne combinava qualcuna delle sue, ed accadeva spesso.

Sono espressioni che sottendono rabbia, rancore, condanna e chiedono subito, in modo conciso e deciso, il castigo corporale invalidante contro chi, al momento, è ritenuto portatore di cose o atteggiamenti perversi.

Si noti che le stesse espressioni possono essere rivolte contro chi le pronuncia quando egli, sia pure con un "se" salvifico, voglia con l’invocazione garantire, asseverare, giurare sui fatti, asserzioni, previsioni della più varia natura ed ai più disparati effetti.

Per converso, le "meraviglie" vengono espresse con un solo vocabolo che tende a rendere l’idea eccelsa, al massimo della valenza che si vuole manifestare: una sorta di aggettivazione qualificata da un prefisso, che precede il nome della cosa, dell’avvenimento, della persona, di cui si vogliano sottolineare eccellenza, grandiosità, superlatività. "Fregna che …" fatta seguire dal nome, appunto, della cosa, dell’avvenimento, della persona di cui, al colmo della meraviglia si intendono sottolineare doti e modi di essere, di fare, di procedere.

 

Le "Maledizioni"

Te puzze ciuncà                  Possa tu azzopparti

Te puzze cecà                    Possa tu cecarti

Te puzze scuppà                Possa tu scoppiare

Te puzze sperde cumme     Possa tu perderti come

alle ferrula cattive              i pezzi di ferro vecchio

Puzz’ ì ramenghe             Possa tu andar ramengo

Te puzze abbramà             Possa tu ‘abbramarti’ (aver brame                                       insoddisfatte)

Puzze ess’accise                Possa tu essere ucciso

 

Le stesse "maledizioni" auspicate per chi le pronuncia:

"me pozza cecà se …"       Possa io essere cecato se …

"me pozza ciuncà se …"    Possa io essere azzoppato se …

 

 

 

Le "Meraviglie"

Fregna che femmina!     Caspita che donna!

Fregna che ome!           Caspita che uomo!

 

Per sottolineare la caratteristica fisica dell’altezza della donna, si dice:

Fregna che stanga!          Caspita com’è alta!

 

Per segnalare la stessa caratteristica dell’uomo:

Fregna che chiuppe!        Caspita che pioppo!

 

Mario Izzi