Ferdinando ricorda Nino Ferrer
VOLEVA LA PELLE NERA
(Archivio iconografico anni ’60, Miria )
Ve lo ricordate quel simpatico ragazzo che verso la fine degli anni sessanta cantava canzoni strane e compariva in televisione spesso con cappelli a larghe falde, vistosi foulard e una lunga chioma bionda ? Nino Ferrer, al secolo Agostino Arturo Maria Ferrari, potrebbe anch’egli essere annoverato fra gli esponenti di quella che passò per essere la “scuola genovese” dei cantautori. Infatti nacque a Genova il 15 agosto 1934, i suoi genitori erano italo – francesi e per lui la lingua insegnata da Zia Pia era del tutto familiare (lascio così, senza ulteriori approfondimenti, tanto a Roccasecca di “zia Pia” professoressa di francese ce n’è stata solo una e per tutti gli altri non importa poi sapere altro che il riferimento alla lingua di cui parliamo e poi “zia Pia è zia Pia” e tanto basta). Così iniziò molto giovane proprio in Francia la sua carriera di artista dedicandosi prima al teatro ma ben presto passò alla musica. A quindici anni esordisce come contrabassista jazz, è nella formazione dei Dixies Cats che pubblicano alcuni 45 giri nei primi anni ’60, arriva a suonare con nomi celebri quali Richard Bennett e Bill Coleman. Il suo primo disco arriva però solo a ventinove anni, nel 1963, quando incide con un gruppo da lui fondato.
Alla notorietà arriva invece nel 1965, quando la sua fama supera i confini della Francia e il suo nome diventa internazionalmente noto. In Italia diventa popolare insieme ad un altro chansonnier suo amico, pure di lingua francese, Antoine, del quale magari ci occuperemo un’altra volta in questo nostro disordinato girovagare fra i personaggi della musica degli anni sessanta. La sua canzone più famosa è stata forse proprio “Vorrei la pelle nera” (1968), vero inno antirazzista che gli fu ispirata dalla sua frequentazione di artisti neri del jazz e del rythm ‘n blues e dalle lotte per l’emancipazione dei neri americani. Nella canzone vengono citati alcuni “grandi” della musica nera: Wilson Pickett, James Brown, King (BB) Charles (Ray). Personalmente conservo uno sbiaditissimo ricordo di una sua apparizione in un programma musicale per giovani del pomeriggio (allora la Rai trasmetteva cose del genere solo e rigorosamente in orari adatti ai ragazzi considerando già la prima serata uno spazio da riservare agli adulti o comunque a produzioni per la famiglia) nel quale lui apparve con la celebre foto dei due velocisti americani polemici durante la premiazione alle Olimpiadi del 1968. Faccio una breve escursione storica per chi non rammenta il fatto.
Tommie Smith e John Carlos durante la premiazione (foto dalla Rete)
Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente giunti primo e terzo nei 200 metri (record mondiale per Smith con 19''8) si presentarono scalzi alla premiazione, restando immobili sul podio con i pugni chiusi alzati, guantati di nero (simbolo delle Black Panters).
Entrambi avevano aderito al Black Power ed intendevano protestare contro il voto favorevole, espresso dagli Stati Uniti per la partecipazione del Sudafrica razzista ai giochi olimpici. Entrambi furono espulsi dai giochi, ma ebbero la solidarietà di molti altri atleti, anche bianchi. Il quattrocentista Lee Evans voleva ritirarsi per protesta, ma fu convinto proprio da Carlos a partecipare: partirà come una freccia e volerà verso un trionfale tempo di 43"86, record del mondo. Secondo e terzo giungeranno i connazionali Larry James e Ronald Freeman, che saliranno sul podio indossando un basco nero.
Un’altra copertina per “La pelle nera”
Ma ora torniamo al nostro simpatico cantante! Nino Ferrer fu sicuramente uno dei cantanti più anticonformisti dell’epoca, seppure non può essere canonicamente catalogato nella “eletta schiera “ del cantautorato nostrano. Lo inserirei invece nel genere, peraltro molto poco frequentato, dei cantanti ironici e ribelli insieme a personaggi come Herbert Pagani, Gian Pieretti ( ricordate “Pietre” ? ), il primo Lucio Dalla, lo stesso Antoine, anche se mi rendo conto perfettamente che è un’autentica forzatura parlare di genere o raggruppare artisti così eterogenei.
Ma, in ogni caso, per tornare a Nino Ferrer, va detto che le sue canzoni erano ( e sono) quasi tutte intense e impegnate, seppure composte, giocate ed interpretate in un modo leggero ed ironico. Altri titoli che potrebbero risultare familiari a chi ha resistito sino a questo punto potrebbero essere “Agata”, nota anche perché fu la sigla di una fortunatissima trasmissione Rai che appunto si chiamava “Io, Agata e tu”, poi “Donna Rosa” che compose insieme a Pippo Baudo, “Sud” pure con tini antirazzisti, “Il Re d’Inghilterra” e “Viva la campagna” di chiaro stampo ecologista. La sua musica è un crogiuolo di riflessi jazz e blues, con chiari riferimenti anche ad altri generi afro – americani.
A Nino Ferrer va dato atto di una coerenza notevole con le sue idee, tanto che nel 1970 ruppe definitivamente con le regole del mondo dello spettacolo e, in pieno successo, si ritirò stabilendosi in Francia. Continuò a comporre e pubblicare dischi con canzoni che ha sempre scritto e arrangiato personalmente. Si dedicò anche alla pittura riscuotendo sempre in Francia un notevole successo. Improvvisamente decise di andarsene per sempre, suicidandosi il giorno prima del suo sessantaquattresimo compleanno. Il 14 agosto 1998. Signori, chapeau. Ferdinando
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