I Grandi del Tennis Bjorn Borg di Fabio Avanzati
Borg esultante, foto dalla Rete Seconda puntata dedicata ai campioni della racchetta. Questa volta si cimenta un ospite d’eccezione, l’amico Fabio, noto spaccamuscoli (li chiamano fisioterapisti …) grande appassionato di sport, musica e vita mondana (si fa per dire). Tra gli innumerevoli interessi un certo rilievo ricopre il tifo per la squadra nerazzurra denominata Inter, con tutte le conseguenze immaginabili sulle sue forze fisiche e mentali! Quando in quel giorno di primavera inoltrata, Rune e Margaretha Borg udirono i primissimi vagiti del piccolo Bjorn, di certo non immaginavano di essere diventati i genitori di uno dei più grandi tennisti di ogni epoca. A dire il vero uno svedese ha molte più probabilità di impugnare una mazza da Hockey su ghiaccio o inforcare un paio di sci di fondo, al massimo da discesa, ed infatti il giovane Bjorn, ancora ignaro del destino a lui riservato, era un valente giocatore di Hockey su ghiaccio, sport che lo ha formato sia sul piano atletico che su quello del carattere.
Il destino però trova sempre il modo di aggiustare le cose, e fu così che Rune, (il padre, ndr) pensò bene di scegliere, come premio di una non ben precisata lotteria locale, una racchetta da tennis che, ovviamente, il lungimirante Bjorn fece sua, incurante del fatto che fosse una racchetta da uomo e che invece lui avesse da poco superato i dieci anni. Una persona normale avrebbe desistito o peggio ancora si sarebbe lussato un polso, il nostro giovane, al contrario, pensò bene di adattare al tennis le sue non poche abilità al tennis tavolo, utilizzare due mani invece di una nell’esecuzione del rovescio, e dare prova di estrema perseveranza in una gara infinita contro il muro della casa natia a Sodertalje. A proposito, non è dato sapere chi abbia vinto…… Ormai frastornati dal continuo palleggio, Rune e Margaretha presero la fatidica decisione di portare Bjorn al locale centro di addestramento tennis guidato dal maestro Percy Rosberg, e da lì ebbe inizio la leggenda. Il nostro giovane iniziò a girare il mondo e, dopo essersi messo in mostra trionfando 16enne al trofeo Avvenire, riservato agli under 18, entrò di prepotenza nel circuito seniores e bastarono due soli anni perché, 18enne, dominasse i suoi primi Campionati Internazionali d’Italia al Foro Italico ed i successivi Internazionali di Francia al Roland Garros. In breve Borg si affermò come il più forte giocatore sulla terra battuta, e divenne il caposcuola di una serie di emuli i quali, pur avendo una carriera di rilievo, non riuscirono mai neanche ad avvicinare il "maestro", e a dimostrazione di questo valga il fatto che i vari Dibbs, Salomon, Barazzutti, Vilas, e via discorrendo furono definiti sprezzantemente "pallettari" (termine che definisce quel giocatore che, scarsamente dotato da Madre Natura di talento, si ancora a fondo campo e riesce solo ad alzare pallonetti al cielo, confidando nel sole o nel torcicollo per ottenere lo sbaglio del più quotato avversario), mentre il nostro ne fu sempre tenuto ben al di fuori. D’altronde, parlare male di un campione che sulla terra umiliava i cosiddetti Pallettari, che trionfava ai vari Masters, Roland Garros (6 trionfi!!) eccetera, era assai difficile, oltre che profondamente ingiusto.
A conferma di ciò: Roland Garros, semifinale, predestinato di turno il nostro Corrado Barazzutti che, umiliato 6/0 – 6/1 – 6/0, alla stretta di mano gli sussurrò "scusa per quel game che ho vinto". Borg occupa un ruolo di primo piano nel Tennis mondiale in quanto fu il primo a sovvertire i normali – per quel tempo – canoni di gioco, allora fondati sul serve and volley, ovvero su una battuta incisiva in grado di spostare l’avversario permettendo una facile chiusura del punto con una volee a rete. Lo svedese invece il punto se lo costruiva a fondocampo, spostando sempre di più l’avversario, costretto a continue rincorse dalle traiettorie impossibili che Borg otteneva arrotando la pallina; i puristi storcevano il naso, abituati come erano al brillante gioco dei vari Laver, Rosewall, Newcombe, Nastase, Ashe e Smith, ma i risultati parlavano chiaro. La querelle continuò per qualche anno, fino al 1976, quando lo svedese contro ogni pronostico dominò l’ostica erba di Wimbledon, il tempio del tennis dove le signore alle cinque mangiano fragole con panna da più di un secolo, mai profanato fino ad allora da un pallettaro ! Quasi a dimostrare che quello non era stato solo un episodio fortunato, Borg vinse anche le quattro edizioni successive, stabilendo un record storico, 5 vittorie di fila a Wimbledon. Il torneo londinese è anche l’unico che ha provocato qualche reazione emotiva al biondo vichingo, nitida è ancora a tanti anni di distanza la sua esultanza con inginocchiamento e lancio della racchetta in aria. Non fu quindi un caso che il soprannome che meglio gli si adattava fosse quello di "ICEBORG", l’unico forse in grado di spiegare quale fosse la sua dote più rilevante: la concentrazione, nonostante la stampa ed i tifosi continuassero a sostenere che egli fosse privo di emozioni. In realtà in molte interviste, Borg ammise di provare, forse più degli altri, l’emozione, ma di essere sempre in grado di tenerla sotto controllo. Memorabile a tal proposito, la finale di Roma del 1978, contro Adriano Panatta. Premessa: immaginate di dover parare un rigore a Totti dentro la Curva Sud, o altresì di aver sbagliato Gate di ingresso ad Anfield Road, entrando così con la sciarpa dell’Everton nella Curva Kop. Bene questo era lo stato d’animo diffuso in tutti gli avversari del bell’Adriano quando dovevano affrontarlo sul mitico Centrale del Foro Italico, in tutti tranne uno! Quel giorno Borg fu fatto oggetto di ululati al momento di servire, di un emblematico lancio di "rosetta" (si proprio il pane) senza mortadella, fu assediato da un’ape molesta e, come ciliegina, si diede anche una racchettata sull’occhio nel tentativo di tirare un colpo all’ape di cui sopra…senza contare che davanti aveva un giocatore talentuoso ispirato dalla sua personalissima torcida . Come spesso è accaduto nella vita tennistica del campione svedese, Borg ebbe ragione nell’ordine dell’ape, della rosetta (una volta accertatosi che non fosse imbottita..), del pubblico romano e del suo alfiere borioso. Ovviamente non tornò più al Foro Italico, e molti altri tennisti ne seguirono l’esempio! Forse non tutti sanno che il regno del Welfare (inteso come applicazione pratica, non come sua origine), la Svezia, impone le tasse più alte al mondo, o tra le più alte, motivo per cui tutti i campioni svedesi prendono la residenza all’estero. Borg fu tra questi e, avendo deciso di risiedere a Montecarlo, per farsi perdonare dal resto dei suoi connazionali, fu costretto a vincere, praticamente da solo, una Coppa Davis, ottenendo imperitura riconoscenza ed un titolo di Ambasciatore dello Sport una volta terminata la carriera agonistica. La Costa d’Avorio ha dedicato un francobollo a Borg Si fa anche un pà di pubblicità! L’unica macchia tennistica nel curriculum di Iceborg, è rappresentata dagli U.S. Open, il terzo torneo del Grande Slam, purtroppo dominato dallo sciovinismo americano, che ha sempre riservato un occhio di riguardo al campione di casa, al tempo Connors e Mc Enroe, che ha perfino imposto il cambio di sede a tempo di record (in meno di un anno la sede fu trasferita da Forest Hills a Flushing Meadows) con il relativo mutamento della superficie di gioco, resa sempre più veloce, che ha permesso arbitraggi spudoratamente "casalinghi" (basti pensare che una volta quel "Lord inglese" di Jimmy Connors si permise, impunito, di cancellare con il piede il segno della pallina lanciata da Barazzutti….ancora lui…..che pretendeva a ragione il punto ed il conseguente break sulla battuta di Connors). Gli organizzatori americani, le televisioni e gli sponsor non potevano permettere ad uno svedese di monopolizzare il tennis anche in America, così gli incontri decisivi di Borg, contro gli specialisti del terreno veloce, erano sempre programmati di sera, così la luce dei riflettori, assai indigesta allo svedese per via di una leggerissima miopia, avrebbe diminuito l’efficacia dei suoi colpi. Se poi consideriamo che un atleta non è in grado di essere in forma tutto l’anno (a meno che non giochi nella Juventus del "mago" Ventrone e del Dott. Agricola….) ecco spiegato perché Bjorn non riuscì mai ad imporsi in questo Torneo. A questo punto qualche arguto lettore potrebbe obiettare "ma questo qui non faceva altro oltre al tennis?" e la inevitabile risposta dovrebbe essere "magari non avesse fatto altro…." Ed il motivo è molto semplice, perché come per rispondere ad una legge non scritta ma apparentemente ineluttabile, che ha mietuto vittime tra gli sportivi più affermati di tutti gli sport, Maradona e Best su tutti, anche Borg ha pagato nella vita privata lo scotto di essere un campione. Senza timore che venga scambiato per la lettura del bilancio della Lazio Calcio, il consuntivo fuori dal campo del nostro idolo svedese annovera il fallimento tra le altre cose di: due matrimoni (il primo con la bruttina ma fedele tennista di medio livello Mariana Simionescu ed il secondo con l’esplosiva Loredana Bertè, con relativo contorno di psicofarmaci, cocaina e tentati suicidi…) innumerevoli relazioni da una delle quali ha anche avuto un figlio, un negozio di articoli sportivi, il "Bjorn Borg Sportshop" in av. Princesse Grace a Montecarlo, di più di una linea di abbigliamento recante il suo nome, di un ritorno al tennis agonistico dopo neanche due anni dal suo ritiro, subito sconfitto da un carneade spagnolo al torneo di casa a Montecarlo. Attualmente Borg è protagonista con altri ex colleghi del calibro di Mc Enroe, Noah, Cash, di incontri esibizione di vecchie glorie, capaci comunque di attirare molto più pubblico di un incontro tra due spagnoli sul campo adiacente…. ma se è vero che il ricordo non muore mai e che spesso è molto meglio della realtà, allora continuiamo a pensare a lui come a quel giovane tennista che ha dominato il tennis della fine anni ’70, che ha portato per primo i capelli lunghi sul campo da tennis, che ha riempito l’immaginario di milioni di tifosi con la sua gentilezza e la sua sportività, inducendo le sue tifose a chiamarlo "Borgasm"!!!!, asciugandoci la lacrima furtiva al momento di varcare i cancelli del Centre Court di Wimbledon trent’anni dopo. Fabio Avanzati
|