Estate, tempo di letture Piccole Storie di Briganti di Fernando Riccardi Non so con precisione quanti libri, soprattutto a carattere storico, abbia scritto Fernando Riccardi, certamente un numero sufficiente da leggere sotto l’ombrellone non solo durante questa estate, ma anche per molte estati a venire! L’ultimo plico che ha avuto la gentilezza di inviarmi ne conteneva tre, tutti pubblicati negli ultimi dodici mesi. La mia scelta, dopo una veloce selezione, è caduta su un testo dedicato ai "briganti", argomento che negli ultimi anni sta suscitando interesse crescente, non soltanto a livello editoriale, ma anche in altri settori; basti ricordare l’ultimo cd del gruppo MBL di Benedetto Vecchio che contiene, tra le altre canzoni, "Il brigante Colamattei" che racconta la storia e la morte di un brigante di Colle San Magno coinvolto nei fatti risorgimentali. Tuffiamoci senza ulteriori preamboli nelle pagine introduttive del libro, non senza aver ricordato che lo stesso autore aveva pubblicato in precedenza "Il brigante Papone" (Roccasecca, 1995), ovvero Domenico Colessa (1607-1648) nativo di Caprile, le cui turbinose vicende si intrecciano con la storia napoletana ai tempi della rivolta del 1647-48 che tante implicazioni produsse nella parte meridionale della nostra penisola alla metà del XVII secolo. Avemmo l’onore, a suo tempo, di recensire questo imperdibile testo. Per lungo tempo dei "briganti" si è parlato poco e male. Era un argomento da evitare o da relegare nel dimenticatoio. Eppure nella parte meridionale del nostro paese si combatté una lotta dura e senza quartiere fra i soldati piemontesi e le masse del sud con troppa superficialità bollate come "briganti". A quel tempo si giunse a dire che i "briganti " tenevano in stato d’assedio tutte le province del meridione. Ciò accadeva fra il 1860 e il 1870, appena 130 anni orsono. Dopo un lungo periodo di oblio finalmente qualcuno decise di approfondire una materia scomoda e controversa ma drammaticamente reale. Era il 1964 quando Franco Molfese dette alle stampe le sue ricerche sul brigantaggio che, dopo oltre trenta anni, rimangono ancora valide e condivisibili: "Il cupo dramma del brigantaggio e della sua repressione verrà rimosso dalla memoria storiografica ufficiale. Uno spesso velo di silenzio ammanterà per un intero periodo storico l’accaduto" (Molfese, F. "La repressione del brigantaggio post-unitario nel Mezzogiorno continentale 1860-1870", in Archivio Storico per le Province napoletane, 1985). Dall’epoca degli eventi erano trascorsi però più di cento anni, anni pieni di silenzi, di bugie, di mezze verità, di semplicistiche generalizzazioni. Sulla scia e sull’impulso del Molfese gli studi sono proseguiti, le ricerche intensificate, le "carte" portate alla luce dai polverosi archivi. Un numero sempre crescente di storici, docenti, ricercatori, studiosi locali, si è interessato del brigantaggio andando a scovare episodi inediti o dei quali si conosceva solo una visone parziale "a causa della cortina di silenzio e della carità di patria" (Molfese, F. "Storia del brigantaggio dopo l’Unità", Feltrinelli, Milano, 1964, 1979) volle stender su di essi. Fino a giungere al "boom" dei giorni nostri dove le vicende dei "briganti" riempiono pagine di libri, saggi e giornali. Visto il grave ritardo con cui si è partiti, la ricerca è tutt’altro che ultimata: passeranno ancora decenni prima che il voluminoso materiale archivistico venga analizzato, vagliato, studiato e divulgato. Così come occorrerà soffermarsi lungamente a riflettere non solo sulle "imprese" dei "briganti", ma soprattutto sui reali motivi che spinsero tanti uomini del sud a darsi alla macchia ed a celarsi sulle montagne. Sarà di sicuro un’operazione difficile ed impegnativa. Il solco però è stato tracciato e si potrà più tornare indietro. Se poi i responsabili degli archivi riusciranno ad addolcire quei "regolamenti" assurdi che spesso mortificano le ricerche, invitando alla desistenza o quasi, tanto di guadagnato sarà per tutti.
Un brigante "in famiglia", da un stampa d’epoca Dei "briganti" ormai, specie quelli più famosi, si conosce ogni cosa. Meno si sa delle figure minori, di quel multiforme mondo di manutengoli, di contadini, di malfattori, di vagabondi, che costituirono la base più fertile del brigantaggio. Questa pubblicazione va a gettare uno sguardo, certamente parziale e limitato, proprio su alcuni di questi personaggi che non hanno conosciuto momenti esaltanti, rimanendo, loro malgrado, ai margini della storia. Ognuno di loro ha una vicenda da raccontare, quasi sempre difficile, fatta di povertà, di soprusi, di violenza. Dall’ingente materiale d’archivio ho estrapolato cinque episodi, cinque "piccole storie", come se ne possono trovare, con un po’ di pazienza, tante altre. TELEGRAMMA-CIRCOLARE dalla PREFETTURA di TERRA DI LAVORO, spedito alle Autorità e Comandanti Guardia Nazionale e Carabinieri Reali della Provincia, 1° Maggio 1865 Storie che riguardano la nostra terra e di cui ancora oggi è possibile trovare traccia indelebile negli archivi delle chiese, almeno fino a quando vi sarà l’accortezza di preservare tale inestimabile patrimonio. Ovviamente si parla di "briganti"; forse per alcuni la qualifica risulterà eccessiva. Non per questo però sarà meno interessante analizzare le loro "gesta", altamente indicative di un’epoca, di un costume, di una società, di un "modus vivendi" ormai del tutto scomparso. Per una volta dunque spazio a questi personaggi "minori": anch’essi, nel loro piccolo, sono stati gli artefici, sia pure defilati e marginali, della lunga stagione del brigantaggio postunitario. Termina qui il primo approccio con i "briganti" di Fernando Prossimamente pubblicheremo alcuni capitoli dell’opera.
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