Lo “Italiano” di BRANCALEONE
Nell’ultimo numero dell’Eco appariva un articolo in cui si usava un linguaggio aulico: il cosiddetto “volgare” che fu quello strano lessico usato nella penisola che univa latino e prodromi d’italiano. Il mio pensiero corse subito a due film che di questo linguaggio specifico fecero il loro marchio di fabbrica. Non a caso sono due storie ambientate in pieno medio evo, intorno all’anno 1000, nell’Italia centro-meridionale; sono due tra i film ad aver incassato di più nella storia del cinema italiano: L’armata Brancaleone (1966) e Brancaleone alle crociate (1970). La regia era di Mario Monicelli, che insieme ad Age e Scarpelli scrisse anche la sceneggiatura. In più di un’occasione il regista sottolineò come avevano fatto un’accurata ricerca sul dialetto parlato intorno al 1000 nella zona dell’odierna Rieti. A rendere leggendari i due film concorse però un altro fattore: la presenza nelle vesti di protagonista di Vittorio Gassman. L’abilità dimostrata da Gassman nell’interpretare Brancaleone fu decisiva nel successo ottenuto dalle due pellicole. Il personaggio Brancaleone ben si cuciva addosso al “Mattatore” aiutandolo a sfoderare tutte le armi del suo repertorio di grandissimo: dal classico, al comico, dall’atletismo esasperato, a pose statiche e retoriche, con un sottofondo di grottesco.
E soprattutto quel linguaggio aulico in bocca al Maestro della Parola, qual è stato Gassman, ebbe una rappresentazione pressoché perfetta. Doverosa la citazione ad altri due “mostri” che appaiono nelle due pellicole, quali Gian Maria Volontà e soprattutto un quasi esordiente ma già bravissimo Gigi Proietti. Monicelli ne stimava in modo così grande la bravura da affidargli più parti nella pellicola in cui appare (la seconda N.d.R.) pur se mascherato. Così come sempre di Proietti è la voce della Morte. Qui di seguito riportiamo un frasario tratto dalla saga di Brancaleone, che ci riporta ad un linguaggio abbastanza famigliare. Ah, un’avvertenza: si consiglia di leggere le battute con la voce di Gassman: danno un sapore particolare.
Non hai tu dunque uno soldo di decoro. Non ti periti neanco di belare. Prudentia! Tu cieco con lo zoppo alla groppa. I cucinici approntino alle vettovaglie. Amo et ama. Questo è lo comando et ora alli sonni. Sono Homo aduso alla forza. Bordellatore insaziabile. Lesto di lengua e di spada. Beffeggiatore facile al gozzoviglio. Insegno il vizio A me una pattuglia ardita! Fermo selvatico. Tu non mi spauri Son cavaliere Olà miei mastini Tu sei verboso alquanto Temprati ad ogni evento Irto di perigli Orribile palesamento Io mi batto hai visto mai Io son ben vivo teso come una spada alla meta nostra
G.S.
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