Gli anni ’60 a Roccasecca
Storie di pallone e di ragazzi …
Dall’archivio dei ricordi di Ferdinando e dall’archivio fotografico di Zì Mimì Di Sturco
Uno dei primi contributi per l’edizione autunnale de “L’Eco di Roccasecca” mi giunge - proprio come i versi di Mario Izzi - addirittura il 31 agosto, da uno dei collaboratori più solerti, il vulcanico Ferdinando, il quale, non contento a sufficienza di essere appena tornato sul posto di lavoro reduce dalla tradizionale estate roccaseccana, ha pensato bene di inviare immediatamente alcune memorie personali, ispirate da una fotografia in possesso di Zì Mimì, che vanno molto al di là del semplice racconto di un calcio d’altri tempi. Ricevere nello stesso giorno, appena rimesso piede in casa, già due contributi per l’Eco autunnale, uno da Bologna, l’altro da Ancona, dona forza e stimoli per portare avanti con rinnovato entusiasmo la nostra rivista. Ecco dunque i ricordi di Ferdinando.
Ti mando in allegato la foto del Roccasecca calcio che nel 1965 partecipò al primo Trofeo di calcio di Albano. Sto approfondendo le mie ricerche circa l'esito di quel torneo, ma la formazione schierata comprende molti giocatori del nucleo storico di quella che a memoria potrei definire come la più forte Roccasecca di tutti i tempi. Mancano "quelli dello Scalo", ovvero la coppia del secolo, i Graziani - Pulici di Roccasecca, vale a dire Alfredo Tanzilli (ala sinistra) detto Cappellini in omaggio all'allora attaccante dell'Inter e della Roma e Tommasino Sacco (centrattacco che è una cosa ben diversa dal centravanti). I due dettero un notevolissimo apporto facendo compiere alla squadra un grosso salto di qualità tecnica, soprattutto in fase offensiva. Di Alfredo Tanzilli si ricorda, oltre che la classe cristallina che lo portò a scalare le serie calcistiche sino alla serie C (militò anche nel Cassino in D), una grandissima sportività unita ad uno stile in campo e fuori improntato ad una squisita signorilità. E' noto l'episodio narratomi da mio padre in cui Alfredo chiese scusa umilmente ad un terzino del Sora più volte umiliato sul campo con dribbling e tunnel. Ad un certo punto di quella partita sentitissima fra Roccasecca e Sora, il buon Tanzilli smise praticamente di giocare pur di preservare il malcapitato avversario da ulteriori brutte figure. E pensare che il fratello, Rocco Tanzilli detto Roccuccio, attuale dirigente del Roccasecca calcio, era tutto il contrario: tutto grinta e cattiveria sportiva alla Nobby Stiles. Una volta per fermare il quotato attaccante sorano Cannavacciuolo non esitò a ricorrere all' acqua di una pozzanghera schizzandogliela in viso! Tommasino Sacco invece era il prototipo del centrattacco d'area di rigore, un autentico bomber con caratteristiche anche fisiche che lo avvicinavano molto a Boninsegna. Da ragazzino lo vidi realizzare una rete importantissima a San Giorgio contro la squadra locale: scontro diretto fra prima e seconda su campo avverso: 0-0 ed equilibrio massimo sotto una pioggia a dirotto sino alla mezzora della ripresa. Palla spiovente sulla tre quarti d'attacco del Roccasecca, Tommasino era appostato a ricevere la palla su rinvio del portiere avversario. Tutti pensavano ad uno stop per rigiocare il pallone ed invece lui calciò a volo, di prima intenzione, mandando il cuoio ad infilarsi all'incrocio dei pali con una arcuata quanto miracolosa parabola. Ricordo nitidamente che di colpo cessò di piovere, il cielo si aprì e spuntò un raggio di sole come ad illuminare una prodezza da grandi palcoscenici.
Per la cronaca San Giorgio annichilito da quel gioiello calcistico non trovò più la forza per reagire e Roccasecca vinse in trasferta lo scontro diretto sorpassando gli avversari in testa alla classifica. Lo avessero segnato in serie A un gol simile ancora lo rivedremmo nelle cineteche di tutti i programmi sportivi! Tommasino ebbe veramente anche la gloria del grande palcoscenico quando guidò la Nazionale Italiana Ferrovieri ad una storica vittoria contro i pari grado austriaci: gol vincente manco a dirlo di Sacco addirittura al Prater di Vienna. uno Stadio da leggenda teatro delle imprese del Wunderteam, la grande nazionale austriaca di Sindelar "cartavelina" . Mi onoro di essere stato compagno di squadra sia di Alfredo che di Tommasino ( di cui come i nostri lettori sanno sono stato anche a lungo giocatore e capitano quando lui era passato ormai in panchina). Un vero piacere giocare con due grandi del calcio ruspante degli anni sessanta, capaci però di elevare con la loro classe e il loro stile il livello tecnico di ogni partita. Ma soprattutto capaci di trasmettere a noi giovanissimi la passione, la voglia, e i veri valori sportivi di un calcio ormai purtroppo scomparso. Entrambi, seppure con modi diversi, insegnavano senza parole ma con il loro esempio un aspetto fondamentale per un vero sportivo : il rispetto assoluto per ogni avversario. Un valore che travalica l'ambito meramente sportivo e che dovrebbe essere alla base della formazione di ogni ragazzo, calciatore o meno.
Per tornare alla foto, da me reperita nel sorprendente archivio di Zì Mimì che va ringraziato per la squisita collaborazione fornita, si riconoscono fra gli altri "ragazzi" che sono state le colonne per decenni del calcio roccaseccano: Antonio Di Vito attaccante prima e centrocampista poi di grande classe, cannoniere emerito a tutti i livelli, (altro mio grande maestro avuto pure lui sia come compagno di squadra che come allenatore), Claudio Di Ruzza, Tommaso Martini (detto da tutti "postino" per la professione del padre) centravanti di ottime prospettive troppo presto fermato da un infortunio al ginocchio, lo scattante ed opportunista "Zagallo" ala sinistra subito ribattezzato come il mitico attaccante brasiliano. Il presidente è sor Mario Tanzilli con Agostino Piccirilli – padre del celebre chitarrista e nostro carissimo amico Paolo - infaticabile segretario ( si riconoscono rispettivamente alla destra e alla sinistra della squadra). C'è anche Mollicone, altro elemento di spicco del calcio roccaseccano, zio di Totò Mollicone attuale fromboliere del Roccasecca moderno. Anche Mollicone non è sfuggito alla moda tutta nostra di affibbiare un soprannome "a vita": a lui è toccato "Chi bailì" nomignolo che evoca infauste esperienze calcistiche nostrane con Corea e affini ma che ha una storia molto singolare. Narrano gli anziani che il piccolo Mollicone un giorno vide arrivare in piazza Roma a Roccasecca, nell'immediato dopoguerra, una macchina che riportava al paese un emigrante di ritorno in patria. Per l'epoca lo spettacolo era irresistibile e attrasse tutti i ragazzini presenti. dall'auto furono scaricate delle enormi valigie che evidentemente colpirono la fantasia del piccolo che cominciò a correre gridando "Chi bailì - chi bailì" forma sincopata-contratta-ammischiata-dialettalinfantilesca (e chi più ne ha ne metta) per esprimere lo stupore per valigie così grandi. Da allora lui è stato, appunto a vita, Chi Bailì.
Chess'è, c'ò fà.
Ciao a tutti
Ferdi
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