Eco Revisited

 

Negli ultimi tempi si è andata intensificando la “riscoperta” del Tracciolino, ovvero “la strada che costeggiando le Gole del Melfa, unisce Roccasecca a Casalvieri, la via più rapida per passare dalla Valle del Liri alla Val di Comino”. Questa strada, invero dimenticata per un certo tempo, è stata oggetto di recente di rinnovato ed intenso interesse; lungo il suo percorso, solo se ci riferiamo all’anno in corso, si sono svolte manifestazioni, ricostruzioni storiche, è stato girato persino un film con Gianfranco e Raul Bova!

Una spinta non indifferente è venuta dai siti internet (www.ciociari.com in testa!) che hanno dedicato interessanti contributi e bellissime fotografie alla mitica strada ed al sottostante percorso del fiume Melfa.

 

 

Il letto del Melfa (foto G. Molle)

 

 

Gianfranco, sul nostro sito, apre una corposa e completa serie di interventi sull’argomento con queste parole:

“Partendo da Roccasecca, una volta fatti i primi 400 metri ti trovi davanti questo paesaggio. Lo scenario che ti si presenta non lo avresti mai immaginato, e sei appena ad un passo dalla "civiltà".

(Il fotografo ha accuratamente nascosto all'occhio dell' apparecchio, il deposito di gomme e di immondizie che ci sono sulla destra dell'immagine). Ci sono arrivati diversi contributi da gente che ama profondamente questa strada e la natura che ci offre; altri contributi ci sono stati promessi. Vogliamo allora che queste pagine siano un luogo d'incontro per esprimere il nostro amore per la natura delle Gole del Melfa.”

 

La fontana lungo la strada (foto G. Molle)

 

Certi quindi di far piacere a più di un lettore, nell’ambito della tradizionale rivisitazione di vecchie storie apparse sulle edizioni dell’Eco più lontane, pubblichiamo una simpatica vicenda, tra fantasia e realtà, che si svolge proprio su questa strada, a dir poco “fantastica” in tutti i sensi!

La prima pubblicazione ebbe luogo sull’Eco di Roccasecca n. 23, Anno 4, Settembre-Ottobre 1999.

 

"Lo Spirito del Tracciolino"

 

In una serata di agosto cinque soggetti partirono da Roccasecca diretti ad Atina, destinazione un "Fish & Chips" denominato McRudy; uno di loro aveva inavvertitamente citato il locale in questione, suscitando la voglia improvvisa e irrefrenabile di un altro del gruppo, spinto dalla passione per il "Pesce e Patatine" di britannica memoria.

Costui impose anche la strada da percorrere, scegliendo il tortuoso, ancorché suggestivo "Tracciolino", anziché la più comoda, ma banale, superstrada.

Il viaggio non lesinò sorprese, come l’avvistamento di due volpi, alcuni ricci, un alicantro (ma solo di sfuggita) ed altri animali selvaggi ma, soprattutto, divenne l’occasione per raccontare alcune lontane storie che probabilmente, grazie all’atmosfera magica dei luoghi attraversati, tornarono improvvisamente alla mente del nocchiero Ferdinando. Gianni prese immediatamente appunti, scritti su un vecchio foglio di quaderno, ed ora riproposti in que sta sede.

 

L’eremo dello Spirito Santo (foto G. Molle)

 

 

 

Quella che fu raccontata da Ferdinando è una storia a lui tramandata da nonna Concetta.

Il luogo in cui si svolge è proprio il "tracciolino", strada tutta curve che passa attraverso i monti, collegando le due valli, come tutti sanno.

Verso la fine della seconda guerra mondiale, l'aviazione inglese annientò una colonna tedesca in ritirata, lasciando i cadaveri lungo la strada, come tanti soldatini di piombo. Gli abitanti del luogo e gli sfollati di altri paesi si appropriarono successivamente degli stivali di quegli sventurati.

 

 

Firme di soldati all’interno dell’eremo dello Spirito Santo (foto R. Molle)

 

 

Pochi anni dopo, un uomo si trovò a passare per quei luoghi, con un fucile a tracolla, presumibilmente diretto a caccia di qualche animale o uccello del posto.

Ad un certo punto si sentì chiamare da un personaggio che gli chiese se aveva da accendere una sigaretta. L’uomo, senza far troppo caso all’altro, accese un fiammifero, ma il tentativo di accendere la sigaretta non ebbe successo.

 

 

Allora ritentò e questa volta guardò fisso in viso l’altro, accorgendosi con stupore e raccapriccio, che questi era privo degli occhi, come uno scheletro, ed inoltre era vestito con una lacera uniforme della Wermacht! Lo spavento fu tale che l’uomo imbracciò il fucile e lo scaricò sul "fantasma", il quale, colpito in pieno, esclamò:

"Accise i po’ raccise!", in perfetto dialetto roccaseccano!!!

Da qualunque regione tedesca provenisse il povero milite teutonico, sta di fatto che in quegli ultimi anni, vagando come spirito tra Roccasecca ed Atina, aveva evidentemente appreso una nuova lingua! O, più probabilmente, la frase in ciociaro proveniva soltanto dalla interpretazione data da nonna Concetta alla storia.

Ma noi preferiamo credere alla prima versione, altrimenti la situazione perderebbe tutto il suo fascino.

 

Caverne all’ingresso del Tracciolino dalla parte di Roccasecca;

Ferdinando ricorda di aver sentito dire che esse vennero

utilizzate come formidabile posto di osservazione con terribili

mitragliatrici all’interno, pronte a colpire i nemici lungo la strada

(foto G. Molle)

 

 

Qui finisce la fantastica storia dello Spirito del Tracciolino, ma non finisce la serata dei nostri amici!

 

 

Oltre a Gianni e Ferdinando c’erano Gianfranco, Riccardo e Miria, autori di questo reportage, i quali, giunti all’agognato "Fish & Chips", furono colpiti (è il caso di sottolinearlo!) dalla squisita cortesia e dall’affabilità e disponibilità della Cerbera che prese le ordinazioni di cui una finì addirittura inevasa, ci fu detto, per colpa nostra. Qualcuno ebbe l’ardire di chiedere gli ingredienti di una certa focaccia, ottenendo la risposta "e ie che ne sacce!, come me le mànnane accusì ie le cucine!" .

 

Un piatto “inglese” ricco di uova, salsicciotti e verdure varie,

galleggianti in un olio scurissimo, celebrato sulla copertina di

un celebre LP di Wynder K. Frog (archivio Eco)

 

Era andata peggio, qualche giorno prima, a Franco Nardi in una caratteristica locanda roccaseccana. Avendo raggiunto con un po’ di ritardo alcuni amici al ristorante, aveva chiamato il cameriere per cambiare l’ordinazione di una bistecca con un’altra pietanza che non fosse carne. La lapidaria risposta del gestore fu: "Mo’ la sì ordinata e mo’ te l’adda magnà!" .Con questi soggetti, ovviamente, non esiste possibilità di replica!