La musica italiana degli anni 60

 

Claudia Mori, il Clan e altre storie …

 

 

Riprendiamo, o continuiamo come meglio credete, il nostro viaggio nella musica degli anni sessanta?

Mi sembra di sentire un “noooooooo” di fondo, e invece dite quello che vi pare ma io continuo imperterrito ad ammannirvi storie, personaggi, aneddoti e quant’altro mi passa per la testa o sotto gli occhi sui favolosi “sixties” di casa nostra.

Allora, questa volta parliamo di Claudia Mori e Adriano Celentano, coppia regina storica ed inossidabile della nostra musica. E anche di Clan, inteso come il gruppo formato e reso famoso dallo stesso Adriano nazionale.

Intanto se dico Claudia Mori dovete alzarvi in piedi.

In piedi! Si, non sono ammattito, in piedi tutti.

Mi spiego subito: vi confesso senza giri di parole la mia sfrenata passione per Claudia Mori, per me donna bellissima ed oltremodo affascinante. Certo gli anni passano per tutti, ma Claudia Mori per me è stata davvero una “passione”, ovviamente solo virtuale e platonica.

 

Comunque Claudia Mori e Adriano Celentano hanno festeggiato nel 2004 i 40 anni delle loro nozze: un traguardo invidiabile e che non ha eguali credo nel mondo dello spettacolo.

Eppure la Mori è stata sempre molto discussa, nel senso che da più parti è stata descritta come quella che in casa Celentano ha sempre avuto il bastone del comando.

Una vera donna di ferro, capace di gestire perfettamente un tipo come il “molleggiato” per quattro decenni, ma anche una moglie affettuosissima che si è dedicata anima e corpo a Celentano.

Per esempio Michele Serra su Claudia Mori ha scritto questo giudizio : “Dicono che sia un’impicciona ma non è vero, è molto peggio, è una cosa a metà fra Stalin e un avvocato americano”. Tagliente è dir poco.

Sentite invece la definizione che di Claudia Mori ha dato di recente il grande Pilade ( al secolo Lorenzo Pilat) ragazzo del Clan : “L’eminenza bruna di Adriano”.

Tanto per dire chiaro chi comanda in quella casa. E Pilat è uno che la coppia in questione la conosce bene essendo stato uno dei più cari amici di Celentano nonché uno dei suoi fedelissimi del Clan.

 

 

Ecco, il Clan. E’ ormai arcinoto che quello che passava per essere un “sodalizio inossidabile” e l’officina più innovativa della musica leggera italiana di quegli anni si è poi rivelato come un gruppo di disinvolti pirati discografici; molti dei successi lanciati erano delle “ cover” mai dichiarate come tali ( per esempio anche la famosissima “Pregherò” lo era: Stand By Me di Ben E. King), e un crogiuolo di liti, denunce e rancori. Forse molti non sanno che Ricky Gianco pubblicò un 45 intitolato “Vedrai” (altra cover, guarda caso, di Ben E. King, Don’t Play That Song) che sulla copertina recitava: “E’ il seguito di “Pregherò” … e col vento farà arrivare la sua voce … La giovane donna acquista la fede ma ora teme che il signore non la voglia perdonare.

 

 

 

 

Un disco non profetico! Dedicato da Don Backy al suo “amico” Adriano!!!

 

 

Molti ricorderanno le battaglie legali di Don Backy contro Celentano per la paternità, e i relativi diritti d’autore, di molte canzoni di successo. Lo stesso Giorgio Gaber descrisse il tutto in un suo ironico pezzo, “C’era una volta il Clan” un Clan allo sbando per storie di soldi e gelosie.

Ultimo caso, in ordine di tempo, finito in tribunale è stato quello relativo alla paternità della famosa “Pugni chiusi” che era stata firmata da Ricky Gianco ma che in realtà era frutto dell’ingegno di Gianni Dall’Aglio, batterista dei “Ribelli”.

Proprio Gianni Dall’Aglio a dimostrazione della fondatezza delle sue rivendicazioni ha mostrato in un programma televisivo un imbarazzante documento dove è provato nero su bianco che la canzone è sua. Eppure per tutti “Pugni chiusi” resta ormai di Ricky Gianco.

Del resto questo è solo uno dei tanti casi di pirateria musicale che hanno caratterizzato quel magmatico periodo d’oro della nostra musica.

 

Ferdinando