Il mondo del ragionier Casoria
rileggere gli articoli di fondo di questo 2004 ci si potrebbe deprimere: si cominciò con le difficoltà dell’Eco, poi il dramma di ex calciatori colpiti da morbi letali, quindi la guerra, l’anniversario della strage alla stazione di Bologna, ancora i temi della guerra e della pace. Allora mi son detto che, anche se le cose non sono certo migliorate negli ultimi mesi, almeno per Natale sarebbe stato opportuno e beneaugurate affrontare un argomento che conceda qualche sorriso e qualche speranza. E cosa c’è di più allegro della coppia Totò e Peppino? Penso che nel nostro gruppo di amici siano i comici più gettonati, citati e “rivisti” nelle serate passate davanti ad una videocassetta o a un dvd. Tra i tanti film girati insieme, ai quali dedicheremo presto una corposa retrospettiva, sicuramente quello che recentemente abbiamo evocato più spesso è “La Banda degli Onesti”, che si avvale anche della presenza di un terzo soggetto superlativo, il prode Giacomo Furia. I tre protagonisti sono dunque l’impiccione portiere Buonocore (Totò), il timoroso tipografo Lo Turco (Peppino) e il lamentoso pittore Cardoni (Furia). Più ancora che in altre pellicole, Totò si scatena con i suoi sfottò nei confronti del malcapitato Peppino, come quando con sottile perfidia gli consegna la busta contenente una fattura (della Ditta Borghini e Stocchetti) preannunciandogli che la sera mangerà solo “verdura” (quando arriva una fattura non si compra la carne e si mangia di magro!). Ma l’apoteosi si raggiunge nella continua e voluta storpiatura del cognome di Peppino che invece di LO TURCO viene apostrofato come LO TURZO, LO STRUZZO, LO TRUZZO, TURCHETTI, persino LO TRIPOLI!!! Esilarante! Ma Totò offre al suo amico (e a tutti noi, oserei dire) anche una grandissima lezione di vita, al bar, di fronte ad un buon caffè. La tazzina di Totò rappresenta gli avidi, profittatori, accumulatori di ricchezze, insomma quelli come il ragionier Casoria (nel film, il nuovo amministratore del palazzo che prova vanamente a corrompere Totò): infatti egli aggiunge zucchero al caffè, senza fermarsi, e chiede “si fermerà il ragionier Casoria? No, non si ferma mai, e continua e continua …” continuando a mettere zucchero nella tazzina. E’ lo specchio dell’Italia del tempo (o anche dei nostri giorni?) dove coloro che sgomitano e fanno i furbi vanno avanti, mentre gli altri, gli “onesti” restano al palo e fanno la parte dei “fessi”. Infatti, anche al bar, a un certo punto il cameriere si secca della esagerata quantità di zucchero presa da Totò e toglie di mezzo la zuccheriera, lasciando Peppino (l’onesto, ovvero il fesso) a bere il suo caffè amaro! Il messaggio finale del film sarà a favore dei nostri tre onesti “eroi” che pur attratti dal facile guadagno, rinunceranno all’impresa truffaldina in nome di un’onestà interiore che nessun ragionier Casoria potrà mai estirpare. Risate dunque, veramente tante, ma anche una “morale” che celebra l’onestà di una vita semplice, magari modesta, che rinnega la ricerca del profitto ad ogni costo. Proprio come all’epoca del film (1956) ancora oggi sembra che esser buono faccia rima con fesso! Può essere, ma siamo davvero sicuri che il mondo dei ragionieri Casoria sia la nostra migliore aspirazione? Buon Natale a tutti voi e appuntamento al prossimo anno con l’Eco n. 50! Il Direttore |