The Best - Il Migliore

Come ho anticipato in prima pagina, mi pare giusto ripubblicare l’articolo che scrissi sulla prima pagina dell’edizione de "L’Eco di Roccasecca" n. 39 dell’ottobre 2002.

George Best è tornato a far parlare di sé, negli ultimi tempi. In modo contraddittorio, come sua abitudine. A maggio è stata pubblicata, anche in Italia, la sua prima autobiografia ufficiale, un documento imperdibile di cui parleremo a parte. A fine luglio l’ex enfant-prodige irlandese, oggi cinquantaseienne, è entrato in ospedale per un delicatissimo trapianto di fegato, un organo che lui ha trattato malissimo dall’età di 17 anni, costringendolo ad assorbire fiumi di alcool. Ed ora già sarà tanto se riuscirà a vivere una "seconda" vita in condizioni accettabili, accanto alla sua ultima giovane, biondissima e bellissima moglie Alex. Per quei pochi che non lo sapessero, ricordo che stiamo parlando del più straordinario talento che abbia mai calcato i verdi tappeti degli stadi. Qualcuno obietterà che si potrebbero considerare altri calciatori di questo secolo più importanti di lui, e tutte le opinioni, in merito, possono essere accettate, naturalmente. Da parte mia considero il vecchio George il MIGLIORE, proprio come è stampato sulla sua carta d’identità. Una delle poche persone che ha avuto in dono il cognome "giusto"! Certamente Pelè è stato un fuoriclasse inarrivabile, anche se non ha mai disputato campionati competitivi come quelli europei; Maradona è stato il più grande degli ultimi decenni, anche se mi ha sempre disturbato che in occasioni importanti abbia fatto uso di metodi illeciti (ricordate il "pugno" contro l’Inghilterra? Una slealtà pesante, che ha sempre oscurato, in qualche misura, il bellissimo gol segnato solo pochi minuti dopo!). Ebbene, pensate che Pelè e Maradona hanno indicato entrambi Best come miglior calciatore del secolo. Da non dimenticare anche il fatto che giocare per una piccola nazionale come l’Irlanda del Nord non lo ha certo aiutato ad ottenere altri allori in campo internazionale. Ma al di là delle classifiche (la mia, per quello che vale, vede Best, Pelè, Cruijff, Van Basten e Maradona ai primi 5 posti) rimane il dato di fatto più importante, ovvero la brevissima carriera di George Best. Da un punto di vista statistico la sua carriera viene spezzata in due, una prima parte, tutta dedicata al Manchester United, più o meno corrispondente al decennio 1963-73 ed una seconda parte dedita soprattutto alle ragazze (preferibilmente bionde e targate Miss Universo) ed al bere, con sporadiche apparizioni nel campionato USA, nelle serie minori inglesi e scozzesi, con qualche ritorno di fiamma in Nazionale. In realtà Best ha dato il massimo in pochissimi anni di "reale" e professionale attività: dal 1964 al 1968, anno in cui vinse la Coppa dei Campioni ed ottenne il riconoscimento di miglior giocatore britannico, nonché il prestigioso Pallone d’Oro. Aveva 22 anni, nel 1968, era all’apice di una carriera che soltanto un folle avrebbe potuto buttare al vento. Lui ci è riuscito! Fin dal 1969 le bevute e le ragazze hanno cominciato a prendere il posto dei dribbling ripetuti ed irridenti, delle giocate uniche che mandavano in visibilio la platea inglese poco abituata, per tradizione, a giocatori così imprevedibili e geniali. E’ stato l’inizio della caduta verso il basso, senza pentimenti,senza finzioni, senza pietose coperture. Ma riguardatevi i suoi gol, le sue azioni! Ha lasciato tanti rimpianti, forse, sotto sotto, anche a se stesso. Per me è un privilegio ricordarlo proprio così, con quello sguardo "vincente" questo piccolo, impagabile Genio. E gli auguro tutto il bene possibile.

* * *

Ecco, questo erano le mie riflessioni su un uomo che stava lottando contro un problema che si è rivelato insormontabile:l’alcol. A distanza di tre anni non ha più trovato la forza per reagire. E voglio lasciare un ultimo ricordo, indelebile negli occhi degli spettatori del County Ground del Northampton e di chi, come me, ha visto solo in cassetta ciò che accadde quel 7 febbraio 1970. Al rientro dopo una lunga squalifica, aveva promesso che avrebbe "distrutto il primo avversario che avesse incontrato". Il Manchester vinse 8-2 e Best segnò 6 reti, una più bella dell’altra, in tutti i modi e praticamente senza esultare, ma sorridendo beffardo, sicuro di sé, della sua forza, quella stessa forza che oggi l’ha abbandonato. Il fermo immagine sul suo sorriso dopo il sesto gol è il ricordo migliore che mi resta di lui. Riposi in pace.

R.M.