Gianni incontra Woody
Il nostro esperto di cinema Gianni ha partecipato alla conferenza stampa che Woody Allen ha tenuto a Roma per la presentazione del suo recentissimo film.
L’ultimo, riuscitissimo, film di Woody Allen s’intitola Match Point, nelle sale italiane dal 13 gennaio, distribuito dalla Medusa, che ha messo in circolazione 250 copie. In una sala gremita in ogni ordine di posti da giornalisti, fotografi e addetti ai lavori (molti quelli in piedi) Woody Allen (camicia e maglioncino, immancabili occhiali, tono di voce gentile, ironico a volte un po’ professorale), Scarlett Joahansson (bella, quando parla si tocca spesso i capelli. Dal vero perde qualcosa in confronto al film, nel quale Allen le ha cucito addosso una personalità prepotentemente sensuale, aggressiva e torrida) e Jonathan Rhys Meyers, hanno risposto per circa un’ora al fuoco di fila delle domande che hanno spaziato dal suo ultimo lavoro, alla situazione del cinema americano. Signor Allen lei si ritiene fortunato? Sì. Moltissimo, da quando a scuola mi chiesero di scrivere delle battute per uno spettacolo. Se a chi le lesse non fossero piaciute, adesso non sarei qui. Poi all’inizio della mia carriera, tanto per fare un esempio, i critici sono stati molto, molto carini con me. Hanno subito parlato bene dei miei film, anche se c’erano tante cose che magari non andavano. Ecco, loro hanno preferito scrivere di ciò che c’era di bello, sorvolando su i miei errori.
Ma lei quanto si ritiene bravo? Abbastanza. Ma non mi ritengo un genio. Un genio è stato Alfred Hitchcock. Oppure Anton Cechov. Ecco prendete quest’ultimo, qualsiasi cosa abbia scritto è semplicemente perfetta, fila che è un meraviglia. Ha scritto commedie in cui magari non accade nulla, eppure tutti tentano (invano) d’imitarlo. Preferisce essere solo regista, o anche attore, nelle sue opere? Più passa il tempo e più mi trovo sempre meglio ad occuparmi solo della regia. Se io recito, il film prende necessariamente una certa strada, una piega sicuramente comica. Ci sono affinità tra Match Point e Crimini e misfatti? (film che Allen ha girato ed interpretato nel 1989, N.d.R.) No, direi di no. L’’unico aspetto che coincide nei due film è che l’assassino alla fine la fa franca. In CRIMINI E IN MISFATTI, per l’omicida, l’unico problema evidente d’affrontare era la legge, e come ingannarla per scamparla. Viceversa qui è tutto incentrato sulla fortuna e su quell’assurda credenza che ha l’essere umano e in altre parole di poter controllare tutto. Come ha scelto i protagonisti di Match Point? Ho scelto Jonathan (che interpreta Chris) e Scarlett (Nola) perché sono entrambi molto sexy, carini. Pensa che il pubblico parteggi per Chris? Un po’ sì. Lui non è un criminale, è una persona per bene. Però ha preso la scelta sbagliata e solo per un colpo di fortuna la fa franca. Ma per quanto lo elabori, gli rimarrà sempre un gran senso di colpa. Cerca di razionalizzare e per questo cita Sofocle che afferma come il miglior regalo che si può fare ad un figlio è quello di non farlo nascere.
C’è spazio anche per alcune domande alla protagonista. Miss Scarlett cosa pensa del suo personaggio? Nola non è una femme fatale. È anche lei disperata, diciamo che mi ha attratto la sua disperazione. Cosa c’è nel suo futuro? Mi piacerebbe fare la regista. Perché a volte mi piacerebbe avere voce in capitolo. In che senso? Nel senso che a volte mi dispiace vedere che al montaggio è stata scartata una scena che a me era piaciuta molto e che avrei visto volentieri nel film ultimato.
Cosa ha imparato da Woody Allen? La prima lezione di Woody è stata quella di non scendere a compromessi, ovvero evitare che il produttore intervenga troppo. Altrimenti l’integrità artistica ne soffrirebbe. In questo Woody è bravissimo, l’ultima parola, anche sui dettagli, spetta a lui. Mr. Allen crede che Scarlett abbia la stoffa per fare la regista? Sì. Ha una grande maturità artistica, quando abbiamo girato questo film lei aveva solo diciannove anni. Ma aveva il piglio della veterana. Cosa pensa del cinema americano. Sta attraversando un gran brutto periodo. Questo per due emotivi. Il primo è la tecnologia. In questo periodo, i film si fanno ad uso e consumo della tecnologia, si gira per far vedere quanto sono belli gli effetti. Non si dà più spazio ai rapporti umani. Attenzione, non demonizzo la tecnologia, dico solo che andrebbe messa al servizio del film e non viceversa. Il secondo motivo della decadenza è che gli Studios ormai puntano cifre astronomiche su un solo film. A quel punto non possono rischiare il fallimento e pretendono di controllare tutti i dettagli. E la creatività si perde per strada. L’ultima battuta, in perfetto stile Allen, viene come risposta ad una domanda sul senso di colpa Il senso di colpa? Ecco l’adulterio ti porta un senso di colpa. Mentre la masturbazione è puro piacere.
La scheda e la recensione del film. Match Point - REGIA:Woody Allen CON: Scarlett Johansson, Jonathan Rhys Meyers, Emily Mortimer, Brian Cox, Matthew Goode, DISTRIBUZIONE: Medusa. Girato interamente a Londra, acclamato a Cannes, in rampa di lancio per la serata finale dei Golden Globe dove si presenta con quattro nomination, MATCH POINT segnala il ritorno di Woody Allen ai vertici della sua ispirazione artistica. Il protagonista della storia è Chris (Jonathan Rhys Meyers), un istruttore di tennis d’origine irlandese che, grazie la sua professione, sta cercando di elevarsi socialmente. Non a caso le porte della migliore upper class britannica gli si spalancano quando inizia a dare lezioni al rampollo di una facoltosa famiglia, Tom (Matthew Goode). Il salto definitivo Chris lo fa entrando nelle grazie e nel letto della sorella di Tom, Chloe (Emily Mortimer).
Ma la vera bomba ad orologeria posta nella vita dell’insegnante di tennis è Nola (Scarlett Johansson), la fidanzata di Tom, con velleità artistiche, ma soprattutto in possesso di una sensualità carnosa ad alto potenziale. Chris perde la testa per Nola, ma non intende perdere lo status sociale conquistato attraverso il matrimonio con Chloe. Quando, poi, Nola si lascia con Tom i freni inibitori di Chris, già vacillanti, crollano inesorabilmente. I due giovani iniziano così una torrida relazione sentimentale, che porta entrambi in dirupo, costellato di tragici eventi. Allen, in questo film grande come scrittore prima e come regista poi, rivisita DELITTO E CASTIGO di Fedor Dostevskij, (già fonte d’ispirazione per CRIMINI E MISFATTI, girato dall’artista newyorchese nel 1989) con Chris nei panni del protagonista che nella pellicola arriva al delitto per salvaguardare il benessere raggiunto. Tuttavia al centro della storia non vi è tanto una riflessione morale (l’autore del delitto ne esce pulito come una camicia bianca appena lavata), quanto la constatazione di come la fortuna sia l’evento decisivo nella vita di un uomo. Pochi centimetri (pochi attimi, un raggio di sole, una nube) possono decidere la direzione (su o giù) che prende l’esistenza di un individuo. Woody sviluppa la narrazione con grande capacità creativa, facendo scivolare la commedia nel noir e trasfigurando l’ironia nel grottesco. Sfrutta al meglio le atmosfere cupe e i colori grigiastri di Londra, colta in alcuni dei suoi luoghi simbolo come Belgravia, St. James’S Parck, Notting Hill, Chelsea, Covent Garden, Marylebone e la galleria d’arte Tate Gallery. Altrettanto importante alla riuscita del film, l’altra location: la campagna della contea del Buckinghamshire. Allen contrappunta i dialoghi con alcune immancabili battute divertenti e surreali. Tra le altre: “ un minatore specializzato dopo aver perso le gambe, trovò Gesù”, secca la replica: “non mi sembra un grande scambio”. Oppure “Sono una coppia felice. Tutte le loro nevrosi s’intrecciano perfettamente. Pensa si sono conosciuti durante un incidente stradale”. MATCH POINT alla fine rappresenta egregiamente il canone del cinema ben fatto. Woody Allen è un architetto scrupoloso che non lesina il suo talento e si avvicina moltissimo a quella magica armonia tra la forma, il fondo e le sue componenti (intelligenza, tenerezza, malinconia, umorismo, comicità) di altre sue acclamatissime opere, come LA ROSA PORPUREA DEL CAIRO.
Gianni Sarro |