Proverbi e detti roccaseccani di Mario Izzi
Diciamoci la verità: l’amico Mario Izzi pubblica talmente tanti libri che fatichiamo a stargli dietro e talvolta accade che lasciamo a metà discorsi interessanti. Che dite, vi piace come alibi per giustificare un’interruzione d’opera? Stiamo scherzando, naturalmente. La verità è che, dando una controllata all’ultima decina di numeri dell’Eco, ci siamo accorti di non aver continuato la pubblicazione dei “Proverbi” tratti dal libro “Sulle orme di Erasmo” , presi in effetti dalle recensioni dei successivi libri pubblicati dal “nostro” (Versi dal Campanile, In Paese tra realtà e fantasia, Nugae Novellae, Omarineide, Strapaese, e … chiediamo venia se ne abbiamo dimenticato qualcuno!). Scrive l’Autore: “Proverbi, vale a dire pillole concentrate di saggezza popolare, e modi di dire frutto di esperienza secolare. Valide guide nei difficili frangenti del vivere comune. Argute espressioni derivate dal rapporto con la natura e con i propri simili, quasi a sintetizzare i principi naturali ed etici di riferimento maturati nella vita di tutti i giorni. Di quella passata e di quella in essere, dato che vengono trascritti anche i detti segnalati nel contemporaneo”. Avevamo già trattato (Eco 42, Aprile 1003) la sezione intitolata “Insegnamenti tratti dal rapporto con la natura”, passiamo a “Insegnamenti tratti dal rapporto con la famiglia” , promettendo che non aspetteremo altri dieci numeri per proporre il terzo capitolo dedicato al rapporto con la società.
Le fémmene n’n se sposene gl’asene pecché … rùmpene le lenzòla.
‘n ome presuntuse se spusave ‘na gnurante, nascìrene Ciosciammocca, Ufane i Babbiante. (i tre nomi indicano un Fannullone, un Vanesio e un Vagabondo)
Le scarpe so’ comm’agli parente: cchiù su’ strette i chiù te fau male …
Gli parente so’ comm’agli dente: gliu cchiù carnale su ‘ cumm’s gli mascellare …
La sòcera n’n penza ca fu’ nòra … i la nòra n’n penza ca sarà sòcera.
Frate e sore stau agliu cumente. (fratelli e sorelle stanno al … convento)
‘nfelice chella casa, addò cappeglie n’n trase.
A chi n’n tè’ gli figli, n’n chiede aiute né cunzigli.
Feste, festine …. i maletempe!
Cena corta, vicchiaia longa
Mario Izzi |