L’Eco di Roccasecca

Anno 11, n. 55 Maggio 2006

 

IL Fantasma del Louvre

E' tornato. Senza far rumore, come sua abitudine, solo il leggero, inquietante fruscio della lunga tonaca nera, i passi felpati, il portamento regale, con quegli occhi penetranti dietro la maschera dorata, che incutono un terrore indescrivibile in ogni persona che abbia la sventura di trovarsi di fronte a lui. Esattamente dopo quaranta anni Belfagor, il Fantasma del Louvre, si è di nuovo insinuato tra noi, non dagli schermi della televisione, bensì utilizzando una delle nuove tecnologie più in voga: il DVD. E per noi "ragazzi" degli anni ’60 è tornata la Paura, quella con la "P" maiuscola che ci attanagliava in quell’estate del 1965, dopo che le sei puntate dello sceneggiato TV ci avevano terrorizzato come mai prima di allora. Rimasterizzato e completato con alcune scene che all’epoca la RAI aveva censurato (!) e quindi tagliato, lo sceneggiato francese è apparso a sorpresa in edicola nel gennaio 2006. Diciamo la verità, rivedendolo tutto in una volta – io e Miria abbiamo approfittato del lunedì di Pasquetta, soli e indisturbati - nell’insieme non ci è parso così terrificante come sembrò all’epoca (ma avevamo 10 anni!). Eppure l’atmosfera, soprattutto in alcune scene, incute ancora un certo disagio, soprattutto nei silenziosi passaggi del fantasma tra le colonne del Louvre, o la sua "incursione" in una casa privata, con la mano nera che apre piano la porta dove dorme la malcapitata, un’immagine che portò all’insonnia più di un ragazzo! Il bianco e nero, ormai in disuso, appare perfetto per l’ambientazione fatta di chiaroscuro e penombra. A mia memoria nessun programma televisivo provocò reazioni paurose di tale livello, neanche i gialli più truculenti andati in onda in anni successivi. Nessun Nightmare, tanto per fare un nome, è riuscito a provocare le medesime reazioni, anche se bisogna tener conto che sicuramente i bambini sono cambiati e ce ne vuole per incutere loro paura. Probabilmente, anche il fatto che il finale di Belfagor non fosse particolarmente chiaro, lasciando in sospeso molte domande sulla "fine" del fantasma, contribuì a garantirne fama eterna e imperituro timore per una sua riapparizione. Aggiungo che, a differenza di quanto accade oggi, non esisteva l’uso del "sequel", per cui non vedemmo mai un Belfagor 2 o 3 ed il mistero, insieme alla paura, rimase tale. Bentornato, dunque e lunga vita a Belfagor!

Il Direttore