La morte di Nikki Sudden
Ho conosciuto Nikki Sudden – vero nome Nicholas Godfrey da Londra, classe 1956 - nel dicembre del 2004, grazie ad un "disguido" postale. Circa un mese prima avevo ordinato dal suo sito internet il suo ultimo cd che mi interessava particolarmente per la presenza in qualità di ospite del mio chitarrista preferito, Mick Taylor. Il cd non era arrivato ed io avevo inviato una e-mail alla quale Nikki aveva risposto personalmente informandomi che se ci fossimo potuti incontrare a Roma durante un suo breve soggiorno destinato proprio alla promozione dell’edizione italiana dell’album, gli avrebbe fatto piacere consegnarmelo di persona. Appena arrivato a Roma mi telefonò, tramite un suo amico, e prendemmo appuntamento per il pomeriggio successivo in Piazza Santa Maria in Trastevere. Mi accompagnò mio fratello Mario, interessato professionalmente all’incontro. Nikki arrivò puntualissimo, con il cd autografato. Ammetto che non conoscevo molto bene la carriera di Nikki, a parte quanto avevo letto sul suo sito, ma c’era un punto in comune che sicuramente ci avrebbe permesso di intavolare una conversazione proficua, essendo entrambi ammiratori e collezionisti del più longevo gruppo della musica rock: i Rolling Stones, alcuni dei quali conosceva personalmente. Passammo oltre due ore, piacevolissime, in un bar, parlando di musica, naturalmente, ma anche della sua vita: la gioventù nella natia Inghilterra, il trasferimento a Berlino, dove viveva da anni, la precoce morte di suo fratello, tastierista noto col nome di Epic Soundtracks, suicida nel 1996. Il suo inglese era a tratti ostico, ma non si faceva pregare a ripetere una frase più lentamente. I punti di interesse moltissimi, con Mario quasi facevamo a gara incalzandolo con domande sui dischi e sugli strumenti. Lui non si tirò indietro mai, sorridente, vestito come un dandy primi anni 70, accendendo una sigaretta dopo l’altra e bevendo una quantità inimmaginabile di bicchieri di vino rosso italiano. Una austera signora seduta al tavolo vicino al nostro, che mai avrei immaginato potesse provare un interesse per questo giovanile signore dall’aspetto "fricchettone", gli chiese informazioni sulla sua musica e volentieri accettò la cartolina promozionale del suo album "Treasure Island" by Nikki Sudden & The Last Bandits! Ci salutammo fraternamente e nelle settimane successive ci scambiammo diverse e-mails in cui mi chiedeva se il disco mi era realmente piaciuto ed accettava suggerimenti su cd di altri colleghi da ascoltare! Gli segnalai l’ultimo Donovan, non proprio il suo genere, almeno credevo, ma lui si mostrò invece molto interessato, scrivendomi che lo aveva sempre amato molto. Considero il suo disco il migliore uscito nel 2004. Come scrisse Mario nella recensione per la rivista "AXE" "L’isola del Tesoro di Nikki condensa una lunga carriera, quasi clandestina, costruita su una propria visione della musica senza compromessi, senza cedimenti alle mode, senza rinunciare a una verità interiore … Nikki canta come parla, o parla come canta, in ogni caso non posa; diretto fino al cinismo, spietato fino a sfiorare la decadenza, spoglia il rock di ogni manierismo e narra le sue storie con voce suadente, suonando una chitarra con incastonato un vero doblone del ‘700. Treasure Island è per chi ama il rock incurante delle mode, venato di blues e di country, romantico e viscerale, a tratti beffardo, puntato al cuore, un po’ come una pistola". Lunedì 26 marzo 2006 entro nel sito e vedo che sotto la foto con la chitarra ed il bicchiere di vino c’è la scritta REST IN PEACE ed una data accanto a quella di nascita, 26/03/2006: il giorno prima Nikki era morto improvvisamente in una stanza di albergo, stroncato da un attacco cardiaco. Noi vogliamo ricordarlo con una domanda che pose quella sera di dicembre, attento, lievemente sardonico, la testa inclinata: "Sapete qual è stata la più importante invenzione del ‘900?" Una sola la possibile risposta: la chitarra. Riccardo, con l’inconsapevole aiuto di Mario
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