L’Eco di Roccasecca

Anno 11, n. 56 Luglio2006

La vita è una lunga canzone

 

 L'estate porta con sé il sole, il caldo, il mare, i ghiaccioli, le granite e tanta musica. Ebbene, per alcuni tra noi dell’Eco l’estate musicale è cominciata in anticipo, esattamente martedì 9 maggio, al Tendastrisce di Roma, dove si esibiva uno dei gruppi storici del rock britannico, e sicuramente anche uno dei preferiti da molti lettori e collaboratori del nostro giornale: i Jethro Tull. Comandante e dominatore assoluto della scena, come sempre, lui, Ian Anderson, scozzese di Dunfermline, 59 anni il prossimo 10 agosto, cantante, chitarrista acustico e, soprattutto, flautista di altissimo profilo. Sono passati i tempi in cui si presentava sul palco indossando una lunga e sdrucita palandrana, i capelli folti ed arruffati, gli stivali alti di camoscio; oggi un gilet variopinto è l’unica concessione bizzarra ad un abbigliamento più sobrio ed una bandana copre la testa vedova da tempo della criniera degli anni 70.

L’immancabile flauto è invece sempre pronto, sulle labbra quando viene suonato con impareggiabile maestria o nel fodero posto sull’asta del microfono quando Ian imbraccia la piccola chitarra acustica. Nel corso dello spettacolo si concede, in modo autoironico, anche la celeberrima posa su una sola gamba, tenendo l’altra appoggiata sul ginocchio in equilibrio precario, in quell’immagine divenuta da decenni l’icona ufficiale dei Jethro Tull. E’ stata una serata di eccellente musica e di grandi emozioni. Viverla con altri amici, profondi conoscitori ed ammiratori di questo gruppo è stato particolarmente eccitante. Ferdinando anni fa si lanciò in un ardito paragone tra Ian Anderson ed il roccaseccano, compianto maestro Severino Gazzelloni. Ascoltando questo ormai maturo scozzese possiamo decisamente convenire con Ferdi. Grandi meriti ha avuto Gazzelloni nel far avvicinare al suo amato flauto ed alla musica classica tantissime persone, e notevole impulso ha dato il flauto “rock” di Ian Anderson che è riuscito a soddisfare contemporaneamente cultori di svariati generi musicali, dal rock al blues, dal folk alla classica, dal jazz alla musica medievale. E vederlo dal vivo è un’esperienza che almeno una volta nella vita andrebbe fatta. Il concerto, come raccontiamo sulle pagine successive, è cominciato con la dolce “Life is a long song” (“La vita è una lunga canzone”), che si conclude con il verso “But the tune ends too soon for us all” (“Ma la canzone termina troppo presto per noi tutti”) ed infatti ci siamo trovati alla fine dell’intero show, quasi senza rendercene conto, come sempre accade quando una cosa piace molto. Nella canzone c’è la metafora della vita stessa, ma ora non vogliamo pensare che anche la vita finisce presto, anche perché è tempo di tuffarci nell’azzurro mare dell’Eco n. 56, dove musica, cultura e politica si fondono in un fresco mix estivo che speriamo disseti a sufficienza anche i nostri lettori più assetati. Buone vacanze!

Il Direttore