Reportage esclusivo dell’Eco
Una serata con i Jethro Tull
Ian Anderson durante il primo brano
La dedica ai Jethro Tull ed al “maestro” Ian Anderson in prima pagina era doverosa. La sera stessa del 9 maggio, nel dopo-concerto, in fase di commento, Ferdinando aveva già lanciato l’idea. Ora proviamo a raccontare l’evento. I biglietti erano stati prenotati fin da febbraio dal fan di lunga data, Roberto da Parma, a cui si era immediatamente accodato Ferdi. Per Riccardo si tratta del terzo appuntamento con i Jethro Tull, Ferdinando ne ha collezionato qualcuno in più, Roberto ha disceso la penisola per timbrare la sua seconda “presenza”, più entusiasta che mai, Rita e Miria pur non essendo specifiche “fans” fanno volentieri gruppo nella magica serata di maggio. Uno spuntino a base di robusti panini, birra e poi si parte. Il posto non è lontano, ma Roberto, poco aduso al traffico di Roma che gli sembra senza fine, comincia a dare segni di insofferenza. Finalmente si arriva al Tendastrisce e si fa incetta di magliette, che rimarranno agli “atti” a futura memoria. Il teatro è colmo quando si spengono le luci. Siamo posizionati in seconda fila, a due metri dal mito, con Ferdi in leggera retroguardia, ma più centrale.
Il concerto è iniziato con un brano acustico che ha in parte colto di sorpresa la maggior parte dei fans che si aspetta sempre una canzone di forte impatto sonoro ed emotivo come Aqualung, ma presto si è capito che era un modo speciale per introdurre a poco i componenti del gruppo. Sul palco un faro illumina Ian Anderson, piccola chitarra al collo, che suona i primi accordi di “Life is a long song”, poi entra il pianoforte ed un altro faro illumina il calvo tastierista/fisarmonicista Andrei Giddings, quindi le prime note di basso introducono Jonathan Noyce, i primi lievi colpi di batteria e si illumina anche Doane Perry, ed infine, in un boato, arriva il vecchio gentleman Martin Lancelot Barre con la sua inseparabile chitarra. Ecco dunque il motivo di una apertura così insolita: un modo di presentare la band, uno per uno, fin dal primo brano! Rispetto al concerto del 2001 al “Centrale del Tennis” ha prevalso un repertorio più acustico e la selezione dei brani ha lasciato pochissimo spazio agli album degli anni 80 e 90 (Budapest del 1987 è risultata la canzone più “nuova”).
Rita e Miria poco prima che si spengano le luci
Ben 6 brani sono stati tratti da Aqualung, tra cui il medley Cheap Day Return/Mother Goose che è stato uno dei picchi più alti della serata con Barre alla slide e Perry alle congas.
Ian Anderson ed il suo flauto magico
Ian l’ha presentata, come sempre, ricordando che per la breve Cheap Day Return ebbe l’ispirazione sulla banchina della vecchia stazione di Preston, mentre aspettava il treno di ritorno da una visita al padre in ospedale. A questo punto va detto che dedicheremo presto uno speciale ai testi dei Jethro Tull, mai banali, spesso contro corrente, ricchi di riferimenti alle tradizioni letterarie popolari, retaggio dell’antica cultura celtica. I personaggi più strani ed incredibili fanno capolino dalle loro canzoni: Mary la strabica, Mamma Oca, L’anatra bianca, Il pifferaio magico, Jack in the Green, Jack Frost e il corvo incappucciato e tanti altri. Possiamo anticipare in questa sede le liriche di Cheap Day Return, grazie anche alla brevità del testo.
Andata e ritorno in giornata
Alla stazione di Preston Puoi improvvisare un balletto Spazzola la cenere della sigaretta Che ti sta cadendo sui pantaloni E poi ti chiedi tristemente Se l’infermiera tratta tuo padre Come si deve
Ti ha offerto il tè Ti ha chiesto l’autografo … Che ridere
Una canzone che dura appena un minuto e 23 secondi, ma che si porta dietro tutto il carico di rimpianti e di amarezza di chi viveva lontano dal padre da anni e si trovava a frequentarlo di nuovo, durante le visite in ospedale, quando la vita lo stava inesorabilmente abbandonando. Questo era accaduto proprio ad Ian Anderson, ed egli stesso in un’intervista ricorda di aver scritto il testo in treno, durante il viaggio di ritorno, mentre ripercorreva mentalmente questo rapporto conflittuale con il padre; come spesso accade, passano anni senza che ci si renda conto che si sta rinviando un chiarimento o una verifica con una persona alla quale si è legati, per poi rimpiangere il tempo perduto nel momento in cui il riavvicinamento coincide con la ineluttabile fine che si avvicina. Dopo questa digressione “lirica”, continuiamo a sfogliare l’album del concerto tornando alla scaletta che ha infiammato la folla di appassionati presente! Cross-Eyed Mary, Sleepstream, Hymn 43, Aqualung e Locomotive Breath (come roboante bis) sono le altre quattro “songs” provenienti dal capolavoro del 1971. Non è mancata l’immortale Bourèe, poi una imprevedibile lunga suite di rock classicheggiante dedicata a Mozart, preceduta dalle scherzose parole “La buona notizia è che il signor Mozart è morto. Questo mi permette di fare quello che mi pare con la sua musica”. Bach e Mozart a braccetto, dunque!
Andrei Giddings alla fisarmonica
Molte le presenze dai primissimi album: da This Was (1969) riemergono Beggar’s Farm, dall’ipnotico riff rock-blues e Serenade To A Cuckoo , omaggio al grande jazz di Roland Kirk. In un repertorio “storico-antologico” non poteva certo mancare, sia pure in formato ridotto, la leggendaria suite Thick As A Brick. Altre vecchie gemme come Skating Away (On The Thin Ice Of The New Day), Living in the past, Nothing is Easy hanno riportato la platea ad atmosfere che riemergevano da una memoria appena assopita.
Dopo il concerto: Roberto e Ferdinando controllano il risultato delle riprese filmate
Ian Anderson ha dominato la scena, saltellando da una parte all’altra del teatro presentando, come sua abitudine, ogni canzone facendone una breve storia, alternando con destrezza la chitarra, il flauto e occasionalmente l’armonica, a dispetto dei 60 anni incipienti. Ha dialogato col pubblico sciorinando battute, alcune delle quali, purtroppo, sono scivolate via senza che facessimo in tempo ad assorbirle. E pensare che in una recente intervista, alla domanda “Ma anni fa non ha detto e cantato che era troppo vecchio per il rock and roll?” ha risposto: “Beh, era uno scherzo, Too Old To Rock ’n’ Roll, Too Young To Die (Troppo vecchio per il rock and roll, troppo giovane per morire) è solo un titolo che suona bene! Comunque sono sempre stato troppo vecchio per il rock and roll semplice degli anni Sessanta.
Io sono cresciuto con la musica acustica, dalle antiche ballate folk anglosassoni al blues di Robert Johnson passando alla musica classica di Bach e di Ives, per questo ho creato una miscela originale che resiste nel tempo”. Mai banale Mr. Anderson; già una decina di anni fa, colpito da temporanea paralisi dovuta ad un embolo in conseguenza di un intervento chirurgico, continuò una tournee in Australia su una sedia a rotelle. Ai giornalisti che gli domandavano come si sentisse a suonare in quella condizione insolita, evocando la sua celebre “posizione della gru”ebbe a rispondere:."E’ bello suonare il flauto su una gamba sola, ma vorrei che fosse un piacere, non un obbligo"! Concludiamo con una annotazione tratta dalla Biografia Ufficiale dei Jethro Tull, costantemente aggiornata sul loro sito internet: La popolarità del gruppo ha raggiunto paesi dove la musica rock non era stata ancora promossa e la leggenda dei Jethro Tull ha preso piede da Buenos Aires fino a Budapest; e alla fine i fans sono stati ricambiati con concerti in luoghi dove altri gruppi avevano paura a suonare, o semplicemente non erano interessati a farlo. Con vendite di oltre 60 milioni di album e più di 2500 concerti in 40 paesi, la band continua a registrare e suonare dal vivo, suonando in media circa 100 concerti per 300mila persone ogni anno. Senza dubbio centinaia di migliaia di fans di tutte le età si emozioneranno ancora al trillo del flauto e si contorceranno alle pennate della chitarra di Martin. I critici rimugineranno e alla radio diranno: "Chi? Credevo avessero smesso anni fa per darsi alla piscicoltura". Ma che ne sanno? Beh, andateglielo a dire...
Ferdi e Ric
Ricordiamo che sono stati pubblicati in precedenza tre articoli sui Jethro Tull, e precisamente sul n. 23 (Il flauto nella roccia) sul 34 (Il pifferaio magico) e sul 47 (Magie per flauto e orchestra), facilmente reperibili sulla sezione numeri arretrati alla pagina internet: http://www.ciociari.com/numeriweb.htm
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