Archivio storico de

L’Eco di Roccasecca

Dal lontano numero 13 de "L’Eco di Roccasecca" , Anno 2, Marzo 1998, vi riproponiamo una notizia particolare ed una storiella simpatica, aventi entrambe come protagonisti degli "animali da fiuto" , sia a quattro zampe che a … due!

E il protagonista "umano" in questione altri non è che il nostro "dialettologo" Carlo Della Torre, il quale, oltre che essere un cultore appassionato della lingua ciociara, si rende partecipe in prima persona delle tradizioni culinarie della nostra terra!

Dopo otto anni il fatterello non perde nulla della sua freschezza ed allegria.

 

Cronaca roccaseccana

Cani da fiuto e ...

fiuto da segugi

Due notizie giunte in redazione nella stessa giornata (il 18 febbraio) hanno suscitato la nostra attenzione. Abbiamo pensato di accomunare queste due informazioni legate tra loro da un filo comune: il fiuto!

La prima, riportata da tutta la stampa nazionale, dal "Messaggero" al "Corriere della Sera", ci informava che i cani pastore sarebbero andati a scuola di fiuto contro i lupi. La decisione è stata presa dal WWF in considerazione del fatto che negli ultimi anni i cani pastore hanno perso il fiuto per riconoscere i lupi, dal momento che questi ultimi erano ormai praticamente assenti sui nostri monti.

Il successivo ripopolamento dei lupi ha fatto nascere di nuovo nei pastori il timore di un pericolo per le pecore, qualora i cani non si fossero dimostrati all’altezza della loro fama.

 

E’ nata così l’idea di questa "Scuola di gregge" nella quale i cani verrano addestrati di nuovo a custodire le pecore contro i nemici di sempre.

Saranno dei veri corsi di formazione finanziati con fondi europei. "I lupi - ci informa il nostro esperto Fabrizio Di Cioccio - sono attualmente quantificabili in una trentina di esemplari sulle Alpi (dove erano estinti) e circa 500 unità sugli Appennini." Ne vedremo delle belle!

 

 

Altri cani, altra storia

Carlo, protagonista della storiella

 

Il 14 febbraio, in occasione della festa di San Valentino, Ferdinando aveva espresso il desiderio di un bel piatto di frappe casalinghe fatte alla vecchia maniera.

 

Non soddisfatto da una prima dose preparata d’urgenza dalla mamma, il nostro amico chiedeva una ulteriore frittura, magari per un giorno successivo, feriale, da trovare al ritorno da Roma, a tarda sera, stanco dopo una lunga giornata di lavoro ed un tedioso viaggio in treno, oltremodo affamato a causa del parco pasto consistente nell’unico misero panino mandato giù velocemente verso le 14. E così in una delle prime sere della settimana, Ferdinando, tornato a casa, trova un bel piatto da portata sul quale è adagiata una generosa dose di frappe fatte in casa, fragranti e saporite.

Insieme alle frappe il nostro amico viene messo al corrente di un piccolo aneddoto che raccontiamo anche a voi.

Dunque, quella mattina era stata Anna, che si reca quotidianamente a casa Vicini, a portare da casa quel succulento piatto ricolmo di frappe, preparate appositamente per Ferdinando. Anna abita qualche centinaio di metri oltre il bivio tra Via Piave e Via Casilina e raggiunge abitualmente casa Vicini a piedi. E aveva fatto così anche quella mattina. All’altezza del semaforo, nei pressi della bottega del tabaccaio (Carlo, altro nostro grande collaboratore), le calde frappe di Anna avevano lasciato una profumatissima scia che il vento aveva portato fino alle allenatissime narici di Carlo. Il vassoio era coperto con della carta alluminio, quindi il contenuto non era in vista, ma dal profumo era lecito pensare a qualcosa di veramente buono.

Anna arrivò da Antonio e Maria e consegnò le frappe. Non erano passati neanche cinque minuti che si sentì suonare alla porta: era Carlo.

Entrò e chiese una buona porzione "di quella cosa buona che era passata per strada", che non aveva potuto vedere, ma che "dall’odore aveva capito trattarsi di leccornia speciale".

 

Ovviamente Maria non potè esimersi di offrire al segugio quanto aveva chiesto, mentre Antonio commentava:

"Carlo ha la usma come i cani da caccia".

(Laddove "usma" o "ùsema"in dialetto vuol dire proprio "odorato", "fiuto", n.d.r.).

Pertanto, se è vero che, con l’estinzione dei lupi, i cani pastore hanno perso il fiuto per il loro atavico nemico, è vero anche che quell’altro tipo di segugio (Carlo) non ha certo perso il fiuto per i buoni piatti fatti in casa, nonostante anche questi siano ormai in via di estinzione!

Evidentemente le buone abitudini roccaseccane sono dure a morire e il profumo di una pietanza fatta secondo la migliore tradizione scuote ancora il fiuto - ed anche il palato - di chi ha la memoria lunga e il gusto sopraffino.

Passa la donnina con il cesto delle frappe, ma il profumo non sfugge a Carlo il segugio ...