Braccio da Montone in un ritratto
Diciamoci la verità,
qualche lettore dell’Eco ogni tanto avrà pensato che
quando raccontiamo certe storie al limite del reale
mettiamo in campo una certa … esagerazione, tanto esse
sembrano inverosimili.
Gente di poca fede e
di poca fiducia.
Eppure il prode
Gianfranco in più di un’occasione ha tentato di spiegare
il concetto della “calamita” (senza accento sull’ultima
“a”), ovvero quel rapporto misterioso che unisce tante
persone che si imbattono in accadimenti strani, un
rapporto che ha un nome: Eco di Roccasecca.
Prendiamo l’argomento
odierno, che si avvale dell’apporto storico - letterario
del professor Orazio Manente: Braccio Fortebraccio da
Montone, che durante il XIII secolo fu leggendario
capitano di ventura, e nel XX secolo gli fu intitolata
una strada di Roma, anzi due!
E chi poteva abitare
in una di queste due strade? Il nostro Direttore,
naturalmente! A chi altro poteva capitare? Ed ecco che
torniamo al discorso della calamita.
Ma procediamo con
ordine e ricordiamo, ai pochi che non lo rammentassero,
chi fu Braccio Fortebraccio da Montone, grazie alle note
di Orazio.
Era nato il 1 luglio
1368 a
Montone, da Oddo Fortebracci e Giacoma
Montemelini. Cacciato con la sua famiglia dai suoi
possedimenti, appena ventenne, Braccio giura che tornerà
a Perugia per vendicarsi; diventa capitano di ventura e
la sua vita si gioca sui campi di battaglia di mezza
Italia, al servizio di vari stati e signorie. Rientrerà
in Umbria da vincitore, divenendo signore incontrastato
dopo la Battaglia del Tevere del 1416. Ottenuta la
signoria di Perugia, anche le città di
Todi,
Narni, Terni e Orvieto lo invocano come loro
signore, e Braccio si trova ad avere un suo piccolo
stato. Successivamente è nominato gran connestabile del
regno, e ottiene i feudi di Capua e Foggia. Muore per le
ferite riportate nella battaglia de L’Aquila nel giugno
1424. Lo ricordano la loggia in Piazza IV Novembre e lo
stemma gentilizio nel Palazzo dei Priori.
Torniamo ora a
Riccardo che abita in Via Fortebraccio a Roma; cosa c’è
di strano? Nulla, a parte il fatto che la strada
parallela a Via Fortebraccio si chiama Via
Braccio da Montone. Un amico di Perugia un giorno
ebbe a dire: “al Comune di Roma avevano finito i
capitani di ventura ed hanno ricominciato da capo? Hanno
intitolato due strade, per giunta parallele, allo stesso
condottiero!”
Ma quale risposta
plausibile potrebbe mai arrivare da un ufficio che ha
intitolato ad una fermata della Linea A della
metropolitana a tale (ignoto e/o inesistente) NUMIDIO
QUADRATO, intendendo forse intitolarla al console
Ummidio
Quadrato,
governatore della Siria nonché padre di
Ummidia Quadratilla, alla quale è attribuito un mausoleo
nei pressi di Cassino?
Ai posteri l’ardua
sentenza
A cura del
Direttore e di Orazio Manente