Le RIFLESSIONI ONDIVAGHE di Mario Izzi
L’ultimo libro pubblicato dall’amico Izzi nella seconda metà del 2006 si intitola “Riflessioni Ondivaghe”. Debbo confessare che avrei voluto cominciare questa recensione scrivendo qualcosa del tipo “come titolo poteva risultare adatto anche ‘zibaldone’ o ‘antologia’ o qualcosa del genere” ma non ho potuto farlo. Eh già, l’autore aveva iniziato proprio con parole simili l’introduzione, che io, per una mia particolare abitudine, leggo quasi sempre quando ho finito il libro. Quindi Mario, senza saperlo, mi ha “spiazzato” inducendomi a rinunciare al commento che mi era salito spontaneo! Comunque, che sia Zibaldone o Antologia o Riflessioni Ondivaghe, ci troviamo di fronte ad una raccolta di citazioni e di considerazioni di vario argomento: religioni, filosofie, letterature, costumi, scienze varie, i quali, come scrive l’autore “pur se titolati, cioè distinti per materia, nell’insieme dei paragrafi prevale l’ondivago: il sotto-sopra, l’avanti-indietro, il prima-dopo”.
Insomma si tratta di un riassunto derivato “ e qua e là espunto dopo una erratica fluttuazione poliennale, da opere e considerazioni della più varia natura e importanza – filosofiche, letterarie, scientifiche e cronachistiche in senso lato – nonché dalla non certo effimera esperienza personale, di ieri e di oggi”. Particolarmente curioso l’effetto che mi ha fatto leggere due citazioni - una di Nietzsche che scriveva nel 1882 “Non fa nulla! Quel che scrivo, chi lo legge?” e l’altra di Manzoni che “risciacquava in ARNO i suoi cenci lieto di offrirli così ripuliti ai suoi venticinque lettori” – che mi hanno fatto venire in mente che anche il piccolo Eco di Roccasecca viene pubblicato, come rivista cartacea, in venticinque copie! La famigerata “calamita”? Torniamo al libro di Izzi. Molte pagine sono dedicate alle filosofie e alle religioni, con citazioni dotte e personali, come quando l’autore, mentre sta citando l’opera di Heinrich Zimmer, professore dell’Università di Heidelberg, sulle “Religioni e Filosofie dell’India”, si sofferma su un ricordo personale : “mi sono venute in mente le parole, riguardose ed ammirate, di mio padre allorché egli accennava alle antiche civiltà orientali …”. Tanti i temi trattati, a partire dal concetto da cui non si può prescindere quando si parla di religione e filosofia, ovvero il rapporto tra errore e verità, “l’errore come generatore della conoscenza, cioè il falso dal vero”. Moltissime le personalità di cui sono riportate significative riflessioni “celebri e meno celebri, raccolte qua e là nel magazzino della memoria”: Eraclito, Protagora, Gorgia, Aristotele, Seneca, Tito Livio, Ovidio, Cicerone, Bonaventura da Bagnoreggio, Bernando da Chiaravlle, Alberto di Ballstadt, Kant, Einstein, Feuerbach, Schopenhauer, Duns Scoto, Engels, financo un ANONIMO CIOCIARO e tanti altri. Particolarmente interessanti risultano alcuni brani della Summa Theologica del roccaseccano Tommaso ‘Doctor Angelicus’ , di cui vale certamente la pena riproporre il seguente: “Il desiderio o la ricerca della ricchezza non per sopperire ai bisognosi ma per acquistare privilegi è bramosìa peccaminosa” (Summa Theologica, II,ll, CXVIII, I).
Che Izzi sapientemente commenta così: “Considerò con una certa diffidenza l’arte di comperare a poco e di rivendere a prezzo alto, condannò decisamente ogni sorta di commercio basato sulla speculazione, ogni tentativo odi guadagnare avvalendosi abilmente delle fluttuazioni di mercato (ibidem, II,ll, LXXXII, 4). Chissà come giudicherebbe Tommaso l’attuale incontrastato Regno del ‘mercato’!”. Un capitolo è dedicato alle due correnti filosofiche intorno a cui ruota la filosofia contemporanea: gli analitici ed i continentali. L’autore conclude le pagine dedicate alle grandi dispute tra queste due correnti con una considerazione che ha la forma di una esortazione al “pluralismo”: “Sono infatti la varietà e la molteplicità delle posizioni che costituiscono la libertà di pensiero, vale a dire la conquista che presuppone e contiene ogni altro valore sia di libertà che di civile comunanza, quali che siano le fonti, gli spunti, gli sbocchi delle idee seguite”. Nell’ultimo capitolo, dedicato ai nodi del pensiero contemporaneo, vengono esposte le convinzioni di tre illustri scienziati, come Emanuele Saverino (“La tradizione occidentale sarà distrutta e il mondo sarà governato da una tecnica senza etica”), Giovanni Sartori (“Se non riusciremo a fermare il boom demografico, tra 40 anni il pianeta sarà al collasso ecologico”) e Stephen Hawking, il quale, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, parla e scrive mediante sintetizzatore vocale (“In un certo senso sono contento che non abbiamo ancora trovato la Teoria definitiva che spiega tutto in una sola formula. Dopo averla trovata la scienza sarebbe come uno scalatore che ha già scalato l’Everest. L’uomo ha bisogno di sfide intellettuali”). Per concludere con l’auspicio di Benedetto XVI al Sinodo delle Religioni monoteiste ad Assisi nel settembre 2006: “Tutte le religioni – sempre e dovunque – siano messaggere di pace”. Così non si assisterà alle benedizioni da parte della medesima religione delle opposte armi pronte a causare altre ‘inutili stragi’, come già Leone XIII ebbe a definire la Prima Guerra Mondiale. A conclusione dell’opera, l’autore si concede un’ultima citazione, rispolverando le metafore di Norberto Bobbio sulla vicenda umana, assimilata a quella del pesce nella rete, della mosca nella bottiglia e del labirinto.
L’autore, Mario Izzi
“Il pesce chiuso nella rete che ha un’uscita che lui non conosce. La mosca nella bottiglia – ovviamente aperta – che non riesce a trovare l’uscita perché notoriamente stupida. Il labirinto, che ha l’uscita ma bisogna essere intelligenti per imboccarla e uscirne fuori. (…) Dovendo scegliere, preferirei il labirinto che un’uscita la possiede: basta avere fede e costanza per trovarla, e tanta, tanta forza per provare, riprovare, insistere, non cedere sino a quando non la si trova. Ma sarei probabilmente un isolato. O un illuso?” Si conclude così questa carrellata di pensieri e di riflessioni, pur breve ma intensa e stimolante. Chi legge queste pagine, a meno che non sia avulso da qualunque genere di stimoli spirituali, filosofici, politici, culturali … oserei dire “umani”, non può restare indifferente. Ed allora correrà a riaprire di nuovo pagine dimenticate da rileggere con rinnovata attenzione, o a scoprire per la prima volta pensieri a lui finora ignoti. E se anche si limitasse ad essere opera di “stimolo” questo “Riflessioni Ondivaghe” avrà avuto un suo scopo notevole. Certo, si tratta di una pubblicazione diversa dalle precedenti di Izzi (aneddotica, poesia, rime, politica, racconti, etc.), certamente meno “facile” da leggere e molto personale, quasi “riservata”, ma non per questo meno interessante. Naturalmente siamo già in attesa del prossimo volume, dedicato a … Abbiate fede e pazienza e lo saprete da queste stesse pagine de “L’Eco di Roccasecca”. E naturalmente Buona Lettura a tutti! Il Direttore
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