Giochi degli anni ‘60

(nella memoria di Riccardo e Vincenzo)

 

        

 

Il missile Saturno della

Ditta Quercetti di Torino

 

C’è stato un peirodo in cui noi ragazzi abbiamo provato, almeno una volta, l’ebbrezza di un far “volare” il Missile Saturno, o uno dei suoi “cugini” d’epoca altrettanto strani e bizzarri. Si trattava di uno strano velivolo che veniva lanciato in aria … sperando che tornasse a terra sano e non lontano dal luogo del lancio. Dotato di un paracadute bianco e rosso, il suo ritorno era previsto morbido e sicuro, ma il più delle volte precipitava in picchiata schiantandosi rovinosamente, oppure planava sui rami di alti alberi, rendendo difficoltoso il suo recupero. Vincenzo ricorda che tale missile era una specialità della Ditta Quercetti di Torino, nota all’epoca per altri velivoli curiosi da spedire tra le nuvole. Abbiamo trovato due rare immagini, una di un Super missile Saturno – sonda spaziale, dove non è visibile la marca, l’altra di un missile ERIC 3113, effettivamente della Ditta Quercetti.

Su un sito di “ricordi” degli anni ’60 abbiamo trovato questa definizione, dedicata agli “aerei di balsa” della Ditta Quercetti”: “Gioco di moda per qualche stagione, gli aerei di balsa avevano tre caratteristiche e una specificità: caratteristica 1, si comperavano in scatole kit e si montavano da soli; caratteristica 2, si caricavano avvitando l'elica e mettendo l'elastico in tensione; caratteristica 3, volavano impetuosamente e casualmente fino a che durava la carica, poi si schiantavano al suolo. La specificità era la loro fragilità, per cui spesso, dopo due o tre voli ed altrettante cadute o schianti contro i muri, erano già da buttare. Poco più duraturi gli aerei in plastica 'Sirius', sempre di produzione Quercetti, che avevano le ali in polistirolo espanso e che dopo pochi lanci planati facevano la stessa fine dei loro più costosi fratelli in legno di balsa”.

Vincenzo ha un ricordo vago di questi aerei di balsa, visti sicuramente sulle pubblicità di Topolino, ma mai giunti negli “empori” di Roccasecca; ricorda sì degli aerei con elica a molla ed elastico che si alzavano si e no un metro e poi cadevano giù, ma non riesce a memorizzare la marca.

Piuttosto, questi aerei gli fanno tornare alla memoria i loro “succedanei” di carta, che costruivamo in varie forme. Tra tutte, dalle più semplici alle più complesse, due erano quelle più in uso: quella lunga e stretta, a missile, adatta per un volo veloce e dritto, che finiva spesso in caduta rovinosa a terra e quella con ali più larghe che dava al velivolo una migliore stabilità, al contempo una minore velocità, e che planava dolcemente per un atterraggio molto realistico. Infine, come non ricordare il “paracadutista” di plastica, col paracadute raccolto nella schiena che si lanciava con la fionda e che tornava giù a picco … perché il più delle volte il paracadute non si apriva … e, quelle rare volte che si apriva …. il povero pupazzo veniva portato dal vento ben lontano dal luogo del lancio!

Finiscono qui questi ricordi buttati un po’ alla buona, in ordine sparso. Alla prossima!

 

 

A cura di Vincenzo e Riccardo