Torniamo a parlare di scritte sui muri (argomento già
trattato sul n. 44 del Gennaio 2004), grazie al prezioso
contributo dell’ineffabile Dr. Probbo. Sull’Eco 44, il
nostro Direttore affermava:
“Ho pensato tante volte che sarebbe stato interessante
riprodurre su un libro fotografico le scritte più
particolari che appaiono sui muri delle nostre città.
Frasi amorose, appelli per liberare prigionieri
politici, inviti scurrili, sigle politiche
successivamente “corrette” dagli avversari e così via.
Questo particolare tipo di “comunicazione” viene da anni
utilizzato frequentemente nelle grandi città, ma anche
nei paesi, sui ponti autostradali, sui muri di case
abbandonate, etc.”
A
completamento di quell’articolo ecco ora questa
imperdibile testimonianza tutta da godere.
Quante e quante cose ho visto scritte sui muri….
Ero
poco più che bambino, e per scrivere sui muri si usavano
i pennelli. Le linee lasciate da questi erano
inconfondibili; i tratti di una frase (qualunque)
andavano via via sfumando tanto da lasciar percepire il
momento o i momenti nei quali gli autori erano costretti
ad immergere nuovamente il pennello nel secchio della
vernice per poter riprendere a scrivere.
Taluni invece, per ragioni di impossibilità a reperire
vernice -erano soprattutto i giovanissimi- usavano
addirittura il….gessetto….
L’unica scelta che questi ultimi potevano permettersi
era il colore, ora bianco (chiaramente rubato a scuola)
ora giallo o blu o rosso.
E
questi ultimi, i colorati appunto, erano evocatori di
paghette elargite da genitori e nonni, che venivano a
loro volta impiegate presso giornalai ed indulgenti
cartolai…. Com’era difficile gestire il “bilancio”,
pressati come eravamo dalla necessità di acquistare
figurine, caramelle di menta e ….gessetti colorati.
Certamente, a questo punto, vi starete chiedendo quali
fossero, trenta o anche quarant’anni fa i temi
maggiormente esplicitati da pennelli e gessetti.
Possiamo sinteticamente dire quanto segue: I
“pennellisti” si impegnavano per lo piu´ in scritte
sportive o politiche (….ma di cos´altro si poteva
scrivere?) Le prime esprimevano al massimo un Forza,
Viva o Abbasso Questo oppure Forza, Viva o Abbasso
Quest´Altro, laddove chiaramente il Viva veniva
rappresentato con la W ed Abbasso con la stessa lettera
capovolta; Talvolta, qualche colto-edonista-esotico per
esprimere il Viva diceva “Za”. Le seconde si limitavano
ad enunciare la sigla di un partito e sembravano voler
esprimere “Io credo in questo, ed è bene che ci creda
anche tu”.
In
periodo elettorale le sigle dei partiti venivano
precedute dall’imperativo “Vota” e non scarseggiava di
certo la medesima esortazione dinanzi ai cognomi dei
vari candidati leaders.
Ed
il popolo dei “gessettisti” cosa esprimeva? Per lo più
temi sportivi…. Ma il Forza, Viva Abbasso veniva
espresso con un tratto ovviamente più piccolo e
frettoloso, starei per dire quasi furtivo, rubato
all’esiguo spazio a disposizione tentando di rimanere al
riparo dallo sguardo del prossimo repressivo e
perbenista.
Quale audacia….
Ma
ecco, si appropinquano (i non sempre) splendidamente
turbolenti anni Settanta.
Ecco fare il loro ingresso sulla scena “sbombolettatori”
e “grafitari”.
Temi politici e sportivi da brevi e schematicamente
impositori ma tutto sommato inoffensivi divengono truci
e minacciosi.
Quante volte abbiamo visto gran copia di promesse di
attentare all’incolumità fisica degli appartenenti a
tale squadra e/o partito politico di diversa
appartenenza ma … tranquilli . non mi intratterrò in
particolari su tali aspetti.
La
sola deroga a questi truculenti clichè era rappresentata
da una sorta di messa in ridicolo dell’avversario, vale
a dire la modifica delle “sbombolettate” lasciate da una
fazione da parte della fazione avversa sempre mediante
bomboletta.
Il
risultato era una totale imbrattatura di muri che era
assai difficile e costoso ripulire.
Spesso persone che vivevano ai piani terra trovavano al
mattino sotto la propria tapparella amenità tipo MSI
Vince con l´aggiunta della frase “A dadi” o, per par
condicio, la sigla di Aut-Op (Autonomia Operaia) con
qualche tratto di bomboletta diventava Aut-OBUS.
Ma
la cosa eclatante erano i “grafitari”; Quanti e quanti
temi pittorici, comprensibili o meno, hanno adornato, ed
adornano ancora, muri, serrande, vetture di treni,
metropolitane ed anche di mezzi pubblici…..
Ricordo addirittura la fiancata del camion di una ditta
di traslochi trasformata in una variopinta mostra
itinerante di pittura avvenieristica con buona pace del
proprietario del mezzo….
Ma
una cosa non avevo mai visto scritto su di un muro: I
versi di una canzone, per di più molto bella.
Mi
trovavo, nell´ormai trascorso Ferragosto 2006, nella
bellissima Livorno, quando la mia attenzione veniva
attratta dalla frase “Ti baciava le labbra e un pugno
di sabbia….”
Una
stupenda canzone dei Nomadi dell´Estate del 1970.