Regia: Luigi De
Filippo
Scene: Salvatore
Michelino
Costumi: Salvatore
Michelino
Produzione: I due
della città del sole
Interpreti: Luigi De
Filippo, Tina Scatola, Simona Di Nardo, Ingrid
Sansone, Leoardo
Agrella
Anno di produzione:
Genere: commedia
In scena: dal 20 marzo
all’8 aprile, Teatro Quirino, Roma
“Hai scritto una bella commedia. Vorrei averla scritta
io. Papà”. Questo il biglietto che Luigi De Filippo
trovò sul copione che aveva fatto leggere al grande
Peppino. I due De Filippo interpretarono poi insieme la
commedia. Era il 1973. Dopo più di trent’anni Luigi De
Filippo torna a proporre al pubblico romano “Storia
strana su una terrazza napoletana”, opera teatrale che
all’epoca della prima rappresentazione lasciò il
pubblico stupito, per come criticava apertamente la
famiglia. Il testo è infatti un corrosivo ritratto dei
suoi molti difetti, uno su tutti l’ipocrisia.
Il
sipario si alza sulla terrazza di un attico dove vive
una tipica famiglia borghese. Il capofamiglia è Federico
(Luigi De Filippo), pasticcere in pensione che cerca di
resistere al tempo che passa. Insieme con lui abitano
moglie, figlia, genero, domestica e cane. I rapporti
sono tutt’altro che idilliaci, in particolare il genero
Luciano litiga spesso con i suoceri. Il parente
acquisito, inoltre, fa una rivelazione: il cane
Scugnizzo ha cominciato a “parlargli”, rivelandogli i
segreti inconfessabili della famiglia e del resto del
quartiere, tra cui quelli del parroco.
La commedia si snoda con un ritmo incalzante e
piacevole, con una progressiva e ben sincronizzata
esasperazione dei toni. Quando comincia a rivelare le
“confidenze” ricevute da Scugnizzo, Luciano viene
giudicato pazzo, tutti si sentono messi in pericolo
dall’emergere delle scomode verità. In particolare è la
suocera (un’usuraia tutta fede e preghiera), a
scagliarsi con maggior virulenza contro il genero.
Federico, dal canto suo, cerca di tenere insieme la
famiglia. Ma è lui il primo a sentirsi prigioniero di
rapporti logori. Dice del matrimonio: “Essere sposati
tutta una vita è uno sproposito. Il matrimonio dovrebbe
essere a tempo, cinque, dieci anni. Se ti trovi bene
rinnovi”. E alla fine Scugnizzo (che rappresenta la
coscienza collettiva) sceglierà proprio Federico come
interlocutore privilegiato.
La
scommessa di Luigi De Filippo di far riflettere ridendo
è riuscita, come sottolinea egli stesso quando al
termine della rappresentazione, ritorna sul palco e in
un piccolo monologo afferma che questo testo è: “La
vittoria del teatro dei contenuti, sul teatro delle
barzellette”.
Al
successo della commedia contribuisce la prova degli
attori, apparsi tutti molto convincenti.
Gianni Sarro