L’incredibile avventura della squadra di calcio dei Vigili del Fuoco di La Spezia

Storia di un campionato vinto sotto i bombardamenti ma mai riconosciuto

 

 

Nell’albo d’oro del Campionato italiano di calcio in corrispondenza con la stagione 1944 si legge la seguente dicitura: “Sospeso e sostituito dal Campionato di guerra dell’Alta Italia vinto dai Vigili del Fuoco di La Spezia”. Una motivazione stringata che non spiega perché mai quello scudetto alla squadra vincitrice non è mai stato assegnato. Eppure si trattò in un’impresa davvero epica, un aggettivo spesso usato a sproposito nel mondo del calcio, e dello sport in generale, ma che nel caso specifico è invece quanto mai appropriato. Infatti in quell’anno 1944, in piena guerra con l’Italia divisa e sconvolta dalla durissima lotta fra gli eserciti degli Alleati e tedesco, il campionato iniziò domenica 16 gennaio e si concluse il 23 di luglio. Lo Spezia, che come vedremo per motivi di opportunità cederà in prestito tutti i suoi giocatori alla società dei Vigili del Fuoco di Spezia, affronterà il torneo con uno spirito di grande sacrificio ed adattamento alle difficoltà più estreme. Soprattutto le trasferte assomigliano più che a viaggi a vere e proprie avventure. La società decide di utilizzare per gli spostamenti una autobotte dei Vigili del Fuoco, sottoposta ad opportuni lavori di adeguamento.

 

In pratica sopra l’auotobotte viene costruita una piattaforma di legno sulla quale i giocatori si sistemano alla meglio affrontando i viaggi. Altro che jet privati o lussuosi arerei di linea!

Inoltre i giocatori e lo staff della squadra sfruttano le trasferte per sviluppare un commercio itinerante, stivando nell’ autobotte vuota ogni merce possibile e immaginabile che fosse reperibile e rivendibile durante il tragitto oppure nella città sede dell’incontro. Uova, latte farina, vino, zucchero, tutti i generi di prima necessità che costituivano merci pregiate in quegli anni durissimi.

Insomma terzini, portieri, centrocampisti, attaccanti ma anche commercianti se non per vocazione almeno per bisogno.

Il 16 gennaio  comunque i campionati di calcio cominciano in un clima irreale,  non possono che essere pesantemente influenzati dalla guerra. L’Italia è letteralmente divisa in due dalla cosiddetta Linea Gotica, il fronte di guerra a nord del quale si trovavano i nazifascisti con gli americani attestati nella parte meridionale della penisola, per cui gli spostamenti diventano difficili e rischiosi se non addirittura impossibili per le squadre del sud. Lo Spezia perde giocatori importanti che, a causa della guerra, trovano altre sistemazioni: Costanzo e Castigliano vanno alla Biellese, Carapellese al Casale, Borra alla Pro Patria. Ci sono però anche degli arrivi di spessore: Angelini e Tori dal Livorno, Viani dal Genoa, Gramaglia dal Napoli, Tommaseo e Rostagno. L’allenatore è sempre Ottavio Barbieri. La Federazione suddivide le squadre in undici raggruppamenti secondo un criterio geografico e lo Spezia viene inserito nel girone D con Suzzara, Fidenza, Parma e Busseto. Gli aquilotti adottano un escamotage: cedono in prestito tutti i giocatori ai Vigili del Fuoco della Spezia e questa si rivelerà una mossa azzeccata perché permetterà loro di avere facilità nei movimenti durante la guerra.

Pur disputando una partita in meno lo Spezia domina il girone. Si passa alle semifinali. Anche qui lo Spezia si impone con disinvoltura; su sei partite una sola sconfitta (a Carpi) e poi tutte vittorie.
La fase successiva è quella decisiva per arrivare alle finali in programma a Milano. Vista la rinuncia di Lucchese e Montecatini, non resta che affrontare in un doppio confronto il forte Bologna di Biavati. La prima sfida si gioca in terra emiliana. La squadra di Barbieri, schierata con il consueto mezzo sistema, resiste agli attacchi dei padroni di casa e al 79’ minuto di gioco passa addirittura a condurre con un contropiede finalizzato da Rostagno. Un gol pesante che viene contestato dal pubblico bolognese. Si verificano incidenti, la partita è sospesa con conseguente 2-0 a tavolino in favore degli aquilotti. Il ritorno si dovrebbe giocare a Spezia ma, visto che la nostra città in questo periodo è martoriata dai bombardamenti, si propone il campo neutro di Carpi. A mandare tutto all’aria è la squalifica del campo bolognese per gli incidenti dell’andata: il presidente rossoblu Dall’Ara non presenta la squadra per protesta con conseguente 2-0 a tavolino. Lo Spezia è ammesso alle finali di Milano cui accedono, oltre agli aquilotti, il Venezia ed il grande Torino.

Il 9 Luglio del 1944, dopo una notte di bombardamenti, si disputa Spezia-Venezia. I neroverdi sono un’ ottima squadra ma lo Spezia passa in vantaggio nella prima frazione con Tori. Nella ripresa arriva il pareggio veneto grazie ad un gol di Astorri. Finisce 1-1 e la Gazzetta dello Sport parla di un risultato sorprendente. Si arriva così alla sfida del mito, quella di domenica 16 Luglio 1944 all’Arena di Milano contro il grande Torino. I granata sono una squadra fortissima, probabilmente una delle più forti al mondo in quell’epoca. Per l’occasione sono allenati da Vittorio Pozzo, Commissario Tecnico della nazionale italiana, e in attacco sono rinforzati da Piola.

 

 

Ecco le formazioni schierate dai due tecnici:

 

SPEZIA: Bani; Persia, Borrini; Amenta, Gramiglia, Scarpato; Ristagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. TORINO: Griffanti; Cassano, Piacentini; Loik, Ellena, Gallea; Ossola, Piola, Gambetto, Mazzola, Ferraris II. Allenatori Barbieri e Pozzo.

Per capire forza di quel Torino basti pensare che quasi tutti i suoi giocatori facevano parte della nazionale italiana. Lo Spezia invece oppose il cosiddetto “mezzo sistema”, uno schema tattico innovativo per quei tempi ideato proprio da Ottavio Barbieri, che prevedeva un giocatore alle spalle dei tre difensori: nasceva il ruolo di “libero”. Dopo quindici minuti di gara, combattuti ed equilibrati, lo Spezia passa in vantaggio: il centravanti spezzino Angelini si libera al tiro e sorprende il portiere torinista Griffanti.Il Torino si scuote e cerca con insistenza il pareggio che arriva grazie a Piola: 1-1. Ma proprio all’ultimo minuto del primo tempo Angelini, ancora lui, scambia con Costa e realizza il gol che riporta in vantaggio i bianchi. Nella ripresa il Torino si butta rabbiosamente in avanti grazie ai suoi uomini di classe: Piola, Gabetto e Ferraris le provano tutte ma il portiere aquilotto Bani è insuperabile. Una nota a parte la merita Mario Tommaseo, l’uomo incaricato di marcare il grande Valentino Mazzola: ad un quarto d’ora dalla fine, in un contrasto, si frattura un piede ma resterà in campo fino alla fine con Mazzola che non riesce ad approfittarne ed in pieno recupero colpisce la traversa con un gran destro dalla distanza. E per lo Spezia è il trionfo: 2-1 il finale. Per concludere il girone a tre manca l’ultima partita tra Torino e Venezia.

 

La squadra dei Vigili del Fuoco Spezia

 

I granata tornano grandi e si impongono per 5-2.

I Vigili del Fuoco della Spezia sono campioni d’Italia.

Un capitolo a parte lo merita lo schema di gioco adottato da Barbieri proprio a Spezia: il cosiddetto “Mezzo Sistema”. Tale schema era un compromesso tra le due tattiche di gioco più diffuse negli anni 40. Da una parte il Metodo, dall’altra il Sistema.

Il primo prevedeva due terzini nel reparto arretrato, tre centrocampisti di cui uno rappresentava un vero e proprio regista arretrato e cinque giocatori offensivi, due dei quali facevano da raccordo tra il centrocampo e l’attacco. Il Sistema, introdotto in Italia dall’inglese Garbutt di cui Barbieri fu co-allenatore al Genoa, presentava invece una linea a tre in difesa, trasformando di fatto il regista arretrato in marcatore, un centrocampo a quattro con due ali e un attacco composto da tre giocatori. Barbieri con il suo Mezzo Sistema ha fuso questi due schemi di gioco. In difesa giocavano tre uomini in marcatura e alle loro spalle un giocatore pronto a dare man forte ai compagni in difficoltà (in pratica un vero e proprio libero). A centrocampo tre giocatori di cui un regista e due mediani pronti a rilanciare il gioco sulle fasce. In prima linea tre attaccanti con il centravanti come punto di riferimento e gli altri pronti, a turno, a ripiegare per contenere l’iniziativa avversaria.

 

Vediamo lo schieramento dello Spezia vincitore del titolo del 44:

 

 

Infine due ricordi che in qualche modo hanno a che fare con lo Spezia Calcio.

Il primo, scovato su internet, narra un aneddoto datato 21 febbraio 1973, amichevole Spezia-Juventus 0-2. Il bianconero Helmut Haller, biondissimo, teutonico, cominciò a palleggiare nel riscaldamento finche un bambino incuriosito gli si avvicinò. Haller non era Sivori ma sapeva di calcio in campo, e continuò a firmare l’autografo palleggiando! Lo Spezia schierò la seguente formazione: Brustenga, Bonanni, Callioni, Franceschi, Motto, Poletto, Facchinetti, Morosini, Spadafora, Console, Rossi.

A proposito del portiere Brustenga, proprio qualche giorno fa l’amico Luigi Probbo, parlando al telefono col nostro Direttore in merito ai massimi sistemi, narrava che il suo primo “incontro” con la squadra dello Spezia fu la lettura del gabellino di Ternana-La Spezia a metà anni ’60. Della formazione Luigi ricorda soltanto il portiere, Brustenga.

Normale, no?

Ferdi

(Foto e notizie tratte dal sito www.acspezia.com e dalla recente trasmissione Rai Tg1 Storia che ha dedicato una puntata allo Spezia calcio, e sul web).