I BONCOMPAGNI E ROCCASECCA

(1583-1796)

 

Palazzo Boncompagni negli anni 30

 

 

Il 5 maggio del 1583 costituisce per la millenaria storia di Roccasecca un momento importante: in tale giorno infatti il marchese Alfonso III De Avalos De Aquino, trovandosi in gravi difficoltà economiche, cedette i feudi di Aquino e di Arpino al duca di Sora Giacomo Boncompagni per la somma di 243.000 ducati.

La ratifica della vendita fu sottoscritta dalle parti il successivo 26 maggio, giorno che taluni fanno coincidere con la data dell’acquisto.

Lo "stato" di Aquino comprendeva Castrocielo, Palazzolo, Colle San Magno, Terelle, Roccasecca, Caprile ed ovviamente Aquino.

Quello di Arpino invece annoverava Santopadre, Schiavi (l’odierna Fontechiari), Casale (l’odierna Casalattico), Casalvieri, Pescosolido e la stessa Arpino.

Dopo oltre quattro secoli quindi, la gloriosa dinastia dei D’Aquino usciva definitivamente di scena abbandonando quei territori contraddistinti da tanti memorabili accadimenti.

Francesco Scandone nella sua magistrale opera sulla storia di Roccasecca, punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia indagare sulle vicende passate della nostra cittadina, riporta la ratifica dell’atto di vendita:

"In anno 1583 a 26 maggio lo illustre Alfonso moderno marchese del Vasto vende libere et absolute absque pacto redimendi all’illustre Giacomo Boncompagni duca di Sora lo detto Stato … consistente videlicet: Aquino, Roccasecca, Castroceli, Terella, Santopatre, Colle s. Manco, Caprile, Schiavi, Palazzolo, Pescosolido, Casalvieri, Casale et Arpino cum omnibus eorum iuribus et iurisdictionibus mero et mixto imperio. Banco iustitiae et cognitione primarum et secondarum causarum, et cum corporibus feudalibus particulariter expressis. E questo per duc. Ducentoquarantatremilia".

L’atto vero e proprio, a cui la corte di Napoli dette il Regio Assenso nel medesimo giorno, fu redatto dal notaio Aniello Martino, con un "istromento" del 3 giugno del 1583.

Da notare che qualche anno prima (1579) lo stesso Giacomo Boncompagni aveva acquistato i finitimi ducati di Sora e di Arce dal duca di Urbino Francesco Maria della Rovere, che comprendevano le "terre" di Sora, Arce, Rocca d’Arce, Brocco (l’odierna Broccostella), Castelluccio (l’odierna Castelliri), Col Dragone (l’odierna Colfelice), Fontana (oggi Fontana Liri), Isola (oggi Isola del Liri) e Isoletta.

Nel breve spazio di quattro anni dunque Giacomo Boncompagni, sfruttando il prestigio paterno, era riuscito ad entrare in possesso dell’intera valle del Liri, mettendo insieme i ducati di Sora e di Arce ed i contigui stati di Arpino e di Aquino, territori rientranti tutti nel Regno di Napoli di cui costituivano la provincia di Terra di Lavoro.

Assai interessante una "informatione", ossia una relazione, che il Boncompagni aveva commissionato nel 1582, per avere una visione più chiara delle "terre" che andava ad acquistare: le trattative infatti erano iniziate già nel 1576 fra Camillo Volta, intermediario dei Boncompagni, e la marchesa di Pescara Isabella Gonzaga, per conto del figlio Alfonso ancora minorenne.

 

 

In questo prezioso documento, conservato presso il fondo Boncompagni Ludovisi dell’Archivio Vaticano, un lungo paragrafo è dedicato a Roccasecca, parte integrante della contea di Aquino.

 

"E’ terra che prima habitava in una schena di Montagna, hoggi pian piano se ne scende ad habitare in quella parte, che la chiamano la Valle è aperta e divisa in quattro ponti, cioè Caprile, ch’è disgionta da Roccasecca per la via della Montagna un quinto di miglio, et per il piano mezzo miglio Castello, Granaro, et la Valle, che tutte insieme fanno una Coita. Come sono divisi d’habitatione, così sono d’anime, et tra di loro vi sono delle brighe, et come quelli che sono avvezzi a vivere a libertà ed ad insinuarsi per qual via possano alla gratia di chi governa, et quasi farli fare a modo et voluntà loro, sono pronti al male ed ad ofendersi tra essi. Sono persone industriose et vi sono di quelle ch’hanno qualche notabile facultà rispetto al paese.

Vi è ogni mercoledì il mercato ove ci è qualche concorso di robba et vi si fanno delle faccende, massime l’inverno a tempo delli porci. Caprile è di fuochi 119, anime 578. Roccasecca è di 468 et anime 2000. Insieme con Caprile è numerato fochi 436. Il signore vi ha un Palazzo, chje ha alcune stantiaccie quasi inhabitabili ove fa residentia il vicemarchese.

 

 

E’ posto nella Valle nella piazza del Mercato. Nel suo territorio è una chiesa sotto il titolo di S. Pietro di Campeia nella quale s’hanno in molta veneratione le reliquie di quell’ Heremita, che predisse alla Madre il nascimento di santo Tomaso d’Aquino. Vi ha oltre la detta giurisditione, due Molini de grano su l’acqua della Melfa, che si affittano ogn’anno tomoli quattrocento settanta di grano… n. 470 li Molini da Oglio, ove quei che hanno olive sono obbligati a portarle a macinare et pagano d’ogni imposta due coppie rendono un’anno per l’altro can.te dugento venti d’oglio a lib. 66 per can.ta … n. 220 le risposte de Terreni che stanno locati posti in diverse parte come alle Tora tom.li 64 al Vto, lo comune, le scolpeta di tomoli 15 al 7mo, l’Antera, et utti sono Terreni magri et rispondono di sette et di dieci una, eccetto alcuni pochi vicini alla Terra, che rispondono, al 3° et al quarto di capacità in tutto come sta notato nell’Inventario di Tomoli … importano insieme con le risposte delle territorio dello colle ogni Anno tomoli ottanta in circa … n. 80 La Mro d’Attia si affitta centoventi et centotrenta ducati l’anno … n. 130 la Balia centodieci … n. 110 la colta di S. Maria ducati trenta … n. 30 la vigna sotto il Palazzo domanio della corte di tomoli 6 in circa si affittava ducati 13, hoggi sta ducati ventisette … n. 27 Frutti pendenti un’anno per l’altro ducati venti et venticinque … n. 20 Tutte le entrate delle Terre poste di sopra furono sei anni sono affittate per duc.ti 2200 l'anno, li quattro seguenti sono state a 2608, et hoggi a 3666 2/3, ma computate le spese et fatiche che ci correno, è da persone intelligenti reputato affitto da far fallire gli Affittuari o conduttori di dette entrate" .

La relazione, dopo aver analizzato minuziosamente tutte le altre "terre" con le relative caratteristiche, si concludeva con un capitolo intitolato "Commodità che apporta l’Unione di questi due stati con quello di Sora" ,

 

cosa che puntualmente avvenne l’anno successivo (1583).

Nello strumento di acquisto era previsto che l’acquirente rilevasse "in toto" la situazione del precedente proprietario. E così, per ciò che concerne Roccasecca e Caprile, come si evince da un altro documento conservato nell’Archivio Vaticano, il duca Boncompagni introitava i proventi derivanti dalla " colta ordinaria", "la mastrodattia", "la montagna di caira", "la bagliva", "la colta che paga l’Uni.tà", "lo censo del molino", e "li territori adohati".

Fra gli adempimenti invece quello di fornire "tomoli quindici di grano, un ducato di denari et barili de vino al clero di Roccasecca" e l’altro di "tomoli venti di grano e canate nove d’oglio all’Ecc.a di S. Pietro di Campeto".

Nel bel libro di Baffioni e Boncompagni Ludovisi è riportata anche la lettera di commiato che Don Alfonso De Avalos De Aquino, marchese del Vasto, indirizzò ai suoi vecchi sudditi. "Habbiamo fatto vendita di quelli stati all’Ill.mo et Ecc.mo Sig.or Giacomo Boncompagni Duca di Sora, et se bene per restar privi di così buoni, et fideli Vassalli sentimo dispiacere, non di meno restano molto contenti, che la vendita sia fatta ad un Sig.or di tanta bontà, prudenza et valore, come S. E. essendo sicuri che non potrete se non riceverne quei buoni trattamenti, favori et gratie che saranno possibili, però non mancarete con ogni sorte di volontà, fede, et devotione riceverlo, et tenerlo per vro Prone, dandogli la corporale, et pacifica poss.ne di tutte le Terre, beni, entrate, et ragioni, che a noi spettano conforme alle cautele, che ne sono state fatte, et prestandogli ogni debita obedientia, ossequio et sera solito come conviene ad amorevoli et fideli Vassalli, et così vi esortiamo, et ordiniamo ad esseguirlo senza contraddittione alcune certificandovi, che haveremo à memoria sempre l’amorevolezza et affett.ne che havete continuam.te mostrata verso di noi, et delli Sig.ri Antecessori. N. S. vi conservi. Di Roma a VIJ di Maggio 1583. Il Marchese del Vasto" (12).

 

di Fernando Riccardi

(pubblicato integralmente sui “Quaderni roccaseccani” n. 7)

 

 

L’autore del saggio in una conferenza a Casalvieri