Fragole e Sangue

 

http://www.youtube.com/watch?v=UIgaarWfhsI

http://www.youtube.com/watch?v=5PNdGR5BbOk&feature=related

 

Credo fosse la primavera del 1972 quando mi ritrovai in un noto cinema d’essai di Roma per vedere Fragole e Sangue (in originale The Strawberry Statement), film di cui non sapevo assolutamente nulla. Era l’epoca in cui si andava al cinema spesso, anche senza conoscere il film, in mancanza delle decine di canali televisivi 24 ore su 24 e di internet, ancora lontani. Conoscevo bene la pellicola di Ingmar Bergman Il posto delle fragole (titolo originale svedese Smultronstället) del 1957, ma non esisteva alcun legame tra queste fragole di provenienza così diversa.

“Non mi preoccupo degli studenti più di quanto mi preoccupo delle fragole”: questa la curiosa dichiarazione con cui il rettore di un’università americana aveva liquidato le notizie relative ad alcune pressanti rivendicazioni studentesche all’interno di un “campus”. Da qui il titolo all’apparenza bizzarro del film di Stuart Hagman uscito nel 1970 negli USA e che nel corso di circa 40 anni è divenuto un film “cult” ben supportato da una indovina colonna sonora.

I giovani universitari, promotori dei primi movimenti di protesta giovanile, nati proprio nelle università degli Stati Uniti (Berkeley) ed allargatisi a macchia d’olio successivamente anche in Europa, sono dunque i protagonisti, le “fragole” del film.

 

 

La prima parte scorre piuttosto allegra, presentando Simon (Bruce Davison), un biondino dall’aspetto mite, con un paio di occhiali con la montatura metallica, neo iscritto all’università che trascorre la giornata tra i libri e gli allenamenti sulla canoa. Simon divide una tipica casa per studenti (con tanto di poster di Bob Kennedy alla parete) con un altro ragazzo con il quale non va oltre qualche accesa discussione politica, non avendo ancora nessuno dei due preso coscienza di quella spinta di ribellione che va sviluppandosi ogni giorno all’interno dell’ateneo. Studio e canoa, questo il tran tran quotidiano dei due giovani. Poi accade che la facoltà che frequentano venga occupata da un gruppo di studenti, con tutto il corredo di comizi improvvisati, le prime assemblee, pesanti rivendicazioni, nonché fugaci incontri sessuali tra gli occupanti, etc.

 

 

Simon si avvicina alla situazione quasi per curiosità, quasi svogliatamente e si fa coinvolgere in un primo momento solo perché attirato da una ragazza che sta tra gli occupanti. Egli la segue tra gli edifici occupati, la accompagna sgattaiolando all’esterno, per aiutarla a procacciare le cibarie da portare agli occupanti, ma sempre con uno spirito tra il curioso ed il distratto. Divertente la scena in cui entrano in un negozio di alimentari dove il furbo commerciante indica loro i prodotti più costosi da prendere come “spesa proletaria” per poi simulare un danno superiore con l’assicurazione.

 

 

 

Linda, questo il nome della “bella” (Kim Darby) lo coinvolge molto, ma ancor di più Simon comincia a lasciarsi prendere dalla situazione: l’università si infiamma e quel fuoco comincia a farsi sentire anche dentro di lui. Ed è allora che lui si rivolge ad alcuni dei relatori dicendo “non serve a nulla quello che diciamo qui, quelli là fuori se ne fregano tutti !”

La celebre scena finale si svolge nella palestra dell’Università, dove si sono riuniti gli studenti in attesa dello sgombero ordinato dalle autorità.

Angela Davis, una dei leader neri del “movimento”, partecipa a questa scena interpretando se stessa. E’ lei ad invitare i ragazzi a disporsi in cerchio cantando l’inno pacifista di John Lennon “Give Peace a Chance” battendo le mani sul pavimento ed opponendo una resistenza passiva alla polizia che entrerà nell’edificio lanciando gas lacrimogeni e procedendo allo sgombero forzoso, trascinando via gli studenti uno ad uno.

 

La situazione degenera e finisce in violenza, Linda viene picchiata dalla polizia e Simon si lancia verso di lei: lo stop del fotogramma delle braccia di Simon alzate in volo è anche l’ultima scena del film: le fragole hanno incontrato il sangue.

Una citazione a parte merita, come accennato, la colonna sonora, creata quasi interamente con le canzoni della “West Coast”, ovvero dell’area dove nacquero i primi vagiti della contestazione, da Berkeley a San Francisco: su tutti il quartetto Crosby, Stills, Nash & Young.

Una menzione particolare spetta a “The Circle Game” (autrice Joni Mitchell) nella stupenda interpretazione di Buffy Sainte-Marie, cantante di origini pellirosse (tribù Cree), un brano allegro con il quale il film ha inizio, in un’atmosfera spensierata, e con il quale il film si conclude, sui titoli di coda, dopo il drammatico finale, quasi a voler infondere alla fine una nota positiva nello spettatore.

 

L’album originale della colonna sonora

 

Un film pur non essendo un capolavoro rappresenta un’epoca, un momento storico una varietà di ragazzi diversi, che mettevano in discussione per la prima volta con una certa determinazione le scelte delle “autorità precostituite” .

 

R.M.