L’ultimo saluto a Jeff Healey

 

http://www.youtube.com/watch?v=tRov2XscQJc

http://www.youtube.com/watch?v=rIZywo3PBTE&feature=related

 

Il cantante-chitarrista Jeff Healey è morto domenica 2 marzo scorso a Toronto all’età di 42 anni. Il musicista canadese ha dovuto soccombere al retinoblastoma, il tumore agli occhi con il quale aveva dovuto combattere e convivere fin dall’età di un anno, quando la malattia lo aveva reso cieco. Healey lascia la moglie Christie, i due figli Rachel (13) e Derek (3), I genitori Bud e Rose e le due sorelle Laura e Linda. Benché colpito dal dramma della cecità in così tenera età, Healey aveva cominciato a suonare la chitarra a soli 3 anni, utilizzando fin d’allora lo strumento appoggiandolo sulle gambe, abitudine presa per stare più comodo, a cui rimarrà legato sempre.

In venti anni esatti di carriera Jeff ha pubblicato i seguenti album: See the Light (1988), Hell to Pay (1990), Feel This (1992), Cover to Cover (1995), Get Me Some (2000), Live At Healey's (2003, a nome del bluesman Grant Lyle), The Jeff Healey Band Live at Montreux 1999 (2005),Mess of Blues (uscito postumo nel 2008) le due antologie The Very Best of Jeff Healey (1998) e Master Hits Remastered (1999).

 

Oltre a questi album, che compongono la discografia ufficiale rock-blues, vanno ricordati i tre dischi di jazz, musica a cui Jeff si era avvicinato di recente, nei quali suona addirittura un altro strumento, la tromba (!) Among Friends (2002), Adventures in Jazzland (2004) e It's Tight Like That (2006). Infine, particolare menzione va alla colonna sonora del film "Roadhouse Blues" (1989, con Patrick Schwayze, in cui Healey interpretava se stesso, suonando molti brani dal vivo in un locale) che contiene quattro brani inediti.

 

 

Chi scrive ha avuto la fortuna di assistere a due concerti del buon Jeff a Roma, nella seconda metà degli anni 90. Il primo fu tenuto al teatro Palladium, il 12 aprile 1995, durante il tour di “Cover to Cover” dove rivisitava da par suo classici come I Got A Line On You, Angel, Badge, Stop Breakin’ Down, Stuck In The Middle With You, Communicatioon Breakdown e, soprattutto, While My Guitar Gently Weeps di cui presentava una versione sontuosa e commovente.

 

Il secondo concerto – nel luglio 1998 - ebbe luogo all’aperto, nella particolare cornice del Testaccio Village . L’evento fu riportato su “L’Eco di Roccasecca” n. 16, Ottobre 1998, che riportiamo integralmente, con le foto originali scattate dal nostro direttore.

 

Blues sotto le stelle

 

 

Jeff Healey al "Testaccio Village"

 

Grande serata di blues a Roma, al "Testaccio Village", con il chitarrista canadese Jeff Healey, uno dei più talentuosi esponenti del ‘blues bianco’ degli ultimi anni.

La delegazione dell’Eco, per l’occasione, era allargata al grande esperto di chitarra, nonché abilissimo esecutore e concertista, Guido "Jimi" Presti, scuola hendrixiana prima maniera.

Healey ha infiammato la platea eseguendo sia brani originali del suo repertorio, come Confidence Man, See the Light e Angel Eyes, sia riuscitissime ‘covers’ di altri artisti come Roadhouse Blues, Politician, Yer Blues, per concludere con la celeberrima While my Guitar Gently Weeps di George Harrison.

Il pubblico ha gradito moltissimo ed ha applaudito ed inneggiato convinto.

 

Il chitarrista canadese, cieco fin da bambino, ha suonato con la sua particolarissima tecnica (con i polpastrelli sul manico verso il basso, come se percorressero una tastiera ) sia restando seduto con la chitarra appoggiata sulle gambe, sia alzandosi di tanto in tanto con lo strumento al collo, saltellando e dimenando la chioma biondissima. Quando il concerto è terminato, dopo il secondo applaudito bis, siamo rimasti ancora fermi, in attesa di un ulteriore ritorno da parte del disponibilissimo e simpaticissimo Jeff. Ci è rimasta a lungo l’immagine dei suoi bellissimi occhi celesti che sembrano "vedere" quando dialoga col pubblico; lui non poteva vederci, certo, ma noi abbiamo creduto di vedere la sua stessa anima in ogni canzone che ci ha offerto.

Una tiepida serata romana di luglio, un concerto indimenticabile, un personaggio schietto, tecnicamente bravissimo, ma soprattutto serio, coerente, legato al rock-blues più puro, lontano anni luce dalle effimere mode, pronto a suonare e a dialogare con un pubblico caldo ma certo non numeroso come quello degli stadi a cui lui è abituato negli USA e in Canada, sua terra d’origine. Ad accompagnarlo c’erano i fidi Joe Rockman al basso e Tom Stephen alla batteria, oltre ad un secondo chitarrista, il giovanissimo Philip Sayce. Speriamo di rivederli presto!

 

 

R.M. (Estate 1998)