Nelle sale cinematografiche
IL DIVO
La costruzione delle scene, il montaggio, le musiche compongono (come rilevato da un’arguta spettatrice) un balletto in maschera, sincresi tra diverse forme espressive. Ed è proprio la maschera, nella sua duplice funzione di caratterizzare il personaggio e di amplificarne l’estetica, la protagonista principale de Il Divo. Tante sono le maschere che compongono la metafora del potere: da quella splendida di Paolo Cirino Pomicino (interpretato da un ispirato e calibrato Carlo Buccirosso, straordinario quando, dopo aver discusso con Andreotti di delicati equilibri di potere, entra danzando in un sala attigua dove si svolge una festa: una sequenza manifesto di un’epoca frivola e scellerata quale fu la stagione politica a cavallo degli anni 80 e 90) a quella di Sbardella, il famigerato “squalo”, coordinatore delle tessere andreottiane nel Lazio. Efficace anche Franco Evangelisti, a cui dà il volto Flavio Bucci, attore capace in ogni occasione di colorire con sfumature la sua parte. Da copione, su tutte domina la maschera di Giulio Andreotti calata sul volto di un Toni Servillo trasfigurato, che restituisce al pubblico un personaggio verosimile, che imita la realtà ma non è reale. L’apparenza di Servillo riassume in sé l’essenza stessa del cinema, arte nata per raccontare con linguaggio iperbolico e visionario storie che, grazie alla forte valenza figurativa, sono destinate a rimanere impresse indelebilmente nell’immaginario collettivo.
REGIA: Andrea Sorrentino Gianni Sarro
|