Quando correva Franco Fava

 

 

 

Sono passati più di 25 anni, un quarto di secolo da quando Franco ha smesso di dare battaglia sulle piste di tartan e i campi da cross di tutto il mondo. Eppure il ricordo di quel ragazzo magro, ma dal cuore grande così, che dava filo da torcere ai migliori del mondo è ancora vivo nella nostra memoria. Dico “nostra” per intendere sicuramente la memoria di tutti i roccaseccani che inorgoglivano nel vedere Franco Fava primeggiare in Europa e nel Mondo, ma direi di tutti gli italiani che amano l’Atletica leggera e lo sport in generale.

Tutti hanno ancora negli occhi le sue gare sui 3.000 siepi alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, nella maratona e sui 10.000 metri alle successive Olimpiadi di Montreal. 

 

Era uno di noi, eppure lo vedevamo lì sullo schermo televisivo, ancora in bianco e nero e solo più tardi anche a colori, mentre si batteva con i giganti del mezzofondo e della maratona. In mezzo ad atleti stellari come i mitici keniani Keino e Jipcho, lo svedese Garderud, il polacco Malinowsky oppure sui diecimila correndo fianco a fianco con autentici fenomeni come il finlandese Lasse Viren , Bedford, Foster, Lopes, solo per citare qualcuno dei nomi che mi vengono in mente alla rinfusa.

Arrivò in semifinale nei tremila siepi a Monaco nel 1972, appena ventenne; quattro anni dopo a Montreal 1976 ancora semifinalista nei diecimila e poi l’acuto della maratona che nel frattempo stava diventando la sua gara preferita a causa della famosa tachicardia : ottavo posto assoluto.

Come dire una poltrona nel gotha dell’atletica di tutti i tempi.

Ottavo alle Olimpiadi, un ragazzo che era cresciuto allenandosi per il “tracciolino”, andata e ritorno per Casalvieri seguendo i passi del fratello maggiore Antonio che poi lo avrebbe seguito come medico sportivo. Poi il passaggio a Cassino sotto la scuola del professor Enzo Leone, tecnico delle Fiamme Gialle e di Pietro De Feo indimenticabile patron dell’ “Atletica Cassino”.

Ho avuto la fortuna di vedere da vicino tutta la parabola atletica di Franco, spesso a stretto contatto con lui in occasione delle gare, perché mio padre Antonio come corrispondente del Corriere dello Sport lo seguiva costantemente. Conservo tuttora gelosamente la maglia, o meglio la canotta bianca con fascia trasversale azzurra della Nazionale di Atletica leggera, che Franco mi regalò al ritorno dagli Europei di Roma.

Papà era entusiasta di Franco, della sua semplicità e del suo modo di intendere lo sport e la vita in generale.

 

 

Franco Fava con Franco Arese, campione europeo dei 1500 nel 1971 e attualmente presidente della Federazione Italiana di Atletica (Fidal) alla Scuola di Formia nel 1967

 

 

 

In effetti Franco ha sempre conservato lo spirito del ragazzo che, già famoso, si adoperava personalmente per la buona riuscita dei “Giochi della Gioventù” a Roccasecca.

A me è capitato di gareggiare in quei Giochi con lui che dava il via della maratonina, o che spianava la sabbia della fossa del salto in lungo. Eppure lui già era un atleta noto, credo già primatista italiano dei tremila siepi.

Agli europei di Roma nel 1974 sfiorò la medaglia, giungendo quarto dietro ad autentici assi come Garderud, Malinowsky e Karst, chiudendo la sua prova con un tempo fantastico: 8’18’’85, record italiano ma soprattutto quinto responso cronometrico di tutti i tempi ad appena 4’’ dal record mondiale detenuto da Jipcho. Insomma una gara stellare.

Ero all’Olimpico quel giorno e ricordo ancora l’entusiasmo degli spettatori per la grande prestazione di Franco.

 

Nel mio piccolo mi sentivo fiero del fatto che un ragazzo di Roccasecca, uno di noi, fosse arrivato ad infiammare il pubblico di uno stadio così importante correndo con la maglia azzurra. Al suo attivo sono ben 29 le presenze in competizioni ufficiali nella Nazionale italiana di Atletica leggera. Addirittura 16 i record italiani realizzati su un po’ tutte le distanze del mezzofondo: tremila siepi, tremila metri piani, cinquemila metri, diecimila metri, e infine il record dell’”Ora su pista”: 20.416 metri percorsi in un’ora di gara sulla pista dello “Stadio dei Marmi” di Roma.

Tempi di assoluto livello internazionale: 8’ 18’’85 nei tremila siepi, 13’21’’98 nei cinquemila, 27'42’’65 nei diecimila, nono tempo al mondo di tutti i tempi ad appena 12” dal record del mondo. Tempi che ancora oggi a livello italiano costituiscono la soglia dell’eccellenza.

Franco Fava conquistò sulle varie distanze, maratona compresa, ben 12 titoli di campione italiano.

E non pensate che in Italia allora non ci fossero atleti di ottimo livello nel fondo e mezzofondo. Basterebbe ricordare gente come Del Buono, Mangano, Risi, Ardizzone, Venanzio Ortis e il grandissimo Franco Arese, campione europeo dei 1.500 a Helsinki nel 1971 e attuale presidente della Federazione Italia di Atletica Leggera.

Insomma Franco è stato un atleta di grande profilo nonostante sia stato notevolmente danneggiato proprio nei suoi anni migliori dalla famosa tachicardia. Un disturbo che gli provocava un aumento parossistico dei battiti del cuore e che lo costringeva a fermarsi sino a recuperare la normalità e poi a ripartire all’inseguimento dei suoi avversari.

Quante volte lo abbiamo visto bloccarsi improvvisamente con la mano al collo, piegarsi in avanti, poi respirare profondamente e cercare di recuperare con calma.

 

Franco Fava in una gara sui 3.000 metri all'Arena di Milano nel 1974. Alla sua sinistra il mitico statunitense Steve Prefontaine, scomparso tragicamente l'anno dopo in un incidente d'auto nell'Oregon, e alla sua destra il neozelandese Rod Dixon, vincitore della maratona di New York del 1983.

 

 

Guardava gli altri andar via, costretto a fermarsi ma non a darsi per vinto.

Venti, trenta, magari anche quaranta secondi credo, poi via di nuovo all’inseguimento degli altri.

Questo disturbo lo spinse a cercare sempre di più le distanze più lunghe; quindi dai tremila siepi ai cinquemila, ai diecimila fino alla scelta della maratona. Una decisione obbligata ma che gli diede ugualmente grandi soddisfazioni.

Franco primeggiò anche nelle campestri, allora se ne correvano molte più di adesso penso, soprattutto nel periodo invernale. Protagonista assoluto per tanti anni nella leggendaria “Cinque mulini”, la storica competizione di cross che si corre intorno al fiume Olona, in Lombardia.

 

Trionfatore per ben tre volte nel cross del “Campaccio”, altra gara storica di grande prestigio che raduna i migliori atleti della specialità. Franco disputò ben dieci edizioni consecutive dei Campionati mondiali di cross, la prima nel 1970 e l’ultima nel 1978, entrando per ben nove volte nei primi dieci della classifica finale.

Nel 1977 a Dusseldorf il suo capolavoro con un quarto posto, ad un soffio dal podio, un risultato che a distanza di 31 anni rimane il miglior piazzamento italiano di tutti i tempi in oltre un secolo di storia del Campionato del mondo di corsa campestre.

 

 

 

Arrivo della Roma-Ostia del 1980 con il fratello Antonio Fava. Responsabile sanitario della Scuola Nazionale di Formia per 20 anni e medico della Nazionale junior di atletica, scomparso prematuramente il 3 agosto 2001

 

 

Dentro di me conservo il ricordo di una serata a Perugia, dove frequentavo l’università. Credo fosse l’estate del 1980 e Franco venne a correre il “Giro dell’Umbria”.

Non lo vedevo da tanti anni e pensavo che lui nemmeno si ricordasse di me. Andai da lui a fine gara e invece fu come al solito cordialissimo ed affettuoso.

 

 

Trascorremmo un bel po’ di tempo insieme e mi fece conoscere tanti dei suoi avversari; mi colpì l’atmosfera di grande amicizia che si respirava fra tutti i concorrenti. Uno spaccato di vita sportiva che mi è rimasto dentro, ma probabilmente anche l’atletica leggera oggi è cambiata da questo punto di vista. In peggio.

Poi  dal 1978 Franco intraprese la carriera giornalistica, altrettanto densa di soddisfazioni. Ci sono le più grandi testate sportive nel suo curriculum giornalistico: Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Il Messaggero, e poi il Corriere dello Sport dove attualmente lavora come prima firma dell’atletica. E’ stato capo ufficio stampa della Iaaf, la Federazione di atletica internazionale, a Londra dal 1989 al 1991. Un incarico di assoluto prestigio.

 

 

Franco Fava in redazione al Corriere dello Sport

 

Numerosi anche i premi che ha ricevuto per la sua attività giornalistica, fra cui da ultimo il premio “Salvatore Massara” nel 2007 che prima di lui avevano ricevuto personaggi come Candido Cannavò e Gianni Mura, autentici mostri sacri del giornalismo italiano.

A ulteriore testimonianza che Franco è stato non solo un grande atleta ma è anche un uomo di cui Roccasecca può andare orgogliosa.

 

Ferdinando Vicini

 

 

 

 

Breve curriculum

di Franco Fava atleta

 

1972-1981

 

Ha fatto parte del G.S. delle Fiamme Gialle (Guardia di Finanza), partecipando ai seguenti avvenimenti agonistici (atletica leggera) come atleta:

 

- 2 Olimpiadi: Monaco ’72 (Semifinale 3000 siepi) e Montreal ’76 (8° nella maratona e semifinali 10.000)

 

- 1 Campionato europeo: Roma ’74 (4° nei 3000 siepi)

 

- 10 Mondiali di cross country (dal ’70 al ’79: 9 volte nei primi 10)

 

- 3 Universiadi (due titoli nel ’75 sui 5.000 e 10.000 metri) conseguendo le seguenti prestazioni:

- 1 Finale olimpica

- 1 Semifinale olimpica

 

- 12 Titoli italiani

 

- 16 Record italiani su tutte le distanze del mezzofondo: dai 3.000 metri all’Ora su pista tra il 1977 e 1978 (7:42.65 nei 3.000;13:21.98 nei 5.000; 27:42.65 nei 10.000; 8:18.85 nei 3000 siepi e20,416 km nell’Ora su pista).

 

 

29 Presenze in Nazionale.