Il doping colpisce ancora
L’ultimo in ordine di tempo. Stefano Turchi attaccante di fascia sinistra dell’Ancona dei primi anni novanta: anche lui colpito dalla Sla a quaranta anni, dopo aver smesso di giocare. Dopo Borgonovo, avanti un altro. La Sla ( sclerosi multipla amiotrofica) malattia terribile che colpisce in silenzio, si impadronisce giorno dopo giorno di un pezzetto del corpo della sua vittima, un po’ per volta ne riduce le funzioni vitali sino ad spegnere del tutto la vita. Anche per lui si sta mobilitando il “Milan Glorie”, la squadra di vecchie glorie rossonere formata da ex calciatori come Franco Baresi, Costacurta, Albertini, Massaro, Ganz, tanto per fare qualche nome, che si è esibita di recente anche a Firenze per Borgonovo e che gioca partite di beneficenza in tutta Italia. L’ultima il 3 aprile a Brescia, la prossima, probabilmente, il 2 giugno al Del Conero di Ancona proprio in favore di Stefano Turchi. Questa volta si è mosso Maurizio Ganz che mi ha chiamato proprio a Pasqua da Milano per anticiparmi la notizia e per chiedermi di pubblicizzare l’iniziativa sul giornale.
Stefano Turchi, un nome poco noto, ma lo stesso destino di tanti altri. Sono 57 i calciatori o ex calciatori italiani affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), un numero 20 volte sopra la media della popolazione mondiale. Semplice coincidenza? A giudicare dall'ultima intervista rilasciata poco prima di morire da Nello Saltutti , ex calciatore di Fiorentina e Milan scomparso nel 2003 per infarto, qualche dubbio è legittimo. "Un caffè speciale - raccontava Saltutti - si trovava tranquillamente sulla tavola imbandita, in bella vista con i flaconi delle pillole, le boccette con le gocce, flebo modello damigiane e punture a volontà". Ma che cosa c'era dentro flebo, siringhe e thermos che circolavano negli spogliatoi di molte squadre già dagli anni '60? Dubbi a parte, le prove incontrovertibili delle connessioni tra SLA e assunzione di farmaci o doping, nonostante l'impegno dei ricercatori, non sono ancora state trovate. Da qualche tempo a questa parte, poi, all'interesse scientifico si è unito quello giudiziario. Il pretore di Torino, Raffaele Guariniello, ha, infatti, indagato per scoprire la causa dell'anomalo numero di calciatori morti di SLA. E sono arrivati i primi risultati. L'inchiesta di Guariniello, cominciata nel 1998 a partire dalla famosa frase di Zeman "il calcio deve uscire dalle farmacie", si è rivelata tutt'altro che facile. Molte le reticenze e le ritrosie da superare nella tante persone ascoltate: ex calciatori, tecnici, manager, dirigenti e famigliari di vittime del calcio italiano. Abbiamo visto in televisione sfilare tanti volti famosi, tutti in grande imbarazzo nel rispondere alle domande dei giudici. Indimenticabile la scena con uno dei magistrati, visibilmente spazientito dall’atteggiamento palesemente reticente dei calciatori juventini, che di fronte a chi come Antonio Conte negava tutto, anche che si bevesse caffè negli spogliatoi prima degli allenamenti sbottò spazientito replicando al centrocampista:
“Ma almeno l’acqua la bevete ? Ah, ecco perché altrimenti non vedo come potreste sopravvivere!”. La sentenza vide l'assoluzione per Antonio Giraudo, allora amministratore delegato della Juventus, per il quale l'accusa aveva richiesto due anni e un mese, e la condanna a un anno e 10 mesi per Riccardo Agricola, medico della società bianconera, meno della richiesta dell'accusa. Oggi, a distanza di qualche anno da quella sentenza se scorrete l’organigramma della Juventus alla voce “Responsabile settore medico” compare ancora lui: Riccardo Agricola. Una sentenza che confermò in qualche modo le parole con cui Guariniello aveva aperto la sua requisitoria: "l'impiego sistematico di Epo sui calciatori bianconeri è un fatto di grande importanza nell'economia di questo processo perché dimostra la differenza della società Juventus rispetto ad altre società". Nel frattempo lo stesso procuratore aveva condotto uno studio epidemiologico su un campione di 24 mila calciatori che hanno giocato tra gli anni '60 e il 1996. I risultati? Due gli aspetti della vicenda più allarmanti: l'alta incidenza della malattia, di cinque volte superiore rispetto alla popolazione generale, e l'età media dei casi, intorno ai 40 anni, significativamente più bassa dalla media riscontrata in genere, che è di circa 58 anni.
I sospetti, ed è questo il nodo dell'indagine, sono un possibile abuso di farmaci, soprattutto antidolorifici e antinfiammatori, utilizzati per ristabilire in breve tempo i giocatori vittime di traumi. Un'ipotesi che i neurologi stanno prendendo in considerazione. Ma torniamo a Stefano Turchi e al suo dramma. Di lui si è occupata pochi giorni fa anche la Gazzetta dello Sport da cui riportiamo l’intervista che segue. Un altro calciatore ammalato di Sla. Si chiama Stefano Turchi, ha quarant’anni. Turchi è un ex attaccante esterno dell’Ancona - 27 presenze in serie B tra il 1990 e il 1994 - e nelle Marche conserva molti amici. La sclerosi laterale amiotrofica, altresì nota come morbo di Gehrig, è un male inesorabile, spegne i muscoli e lascia viva la mente. Stefano Borgonovo, 44enne, già centravanti di Milan e Fiorentina, è oggi l’ammalato più noto, ma Turchi e gli altri ex meno famosi meritano uguale attenzione.
Turchi,
quando e come ha scoperto la malattia?
Continuo a parlare e a camminare. La mattina lavoro in una fabbrica di bottoni, ho un contratto part time". Dove vive? "Sono toscano, di Pistoia, ma abito a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo. Ho sposato una ragazza di qua, abbiamo una figlia di sette anni. Sono in cura agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Allenavo i ragazzi del Sarnico, ho dovuto smettere". L’hanno mai dopata? "Mai. Assolutamente. Mi sono rotto più volte le ginocchia, ho preso tanti antinfiammatori, come tutti i giocatori, ma non do la colpa al calcio. Lo so, le statistiche sono inquietanti, però ho conosciuto molte persone malate di Sla che non hanno mai tirato calci a un pallone".
Però il
problema esiste, troppi calciatori colpiti dal morbo. Come lei,
c’è anche M.S., centrocampista di B e di C1 degli anni 80 e 90.
M.S. chiede privacy.
Un avvertimento dell’UEFA nell’ambito del programma antidoping
Insomma, la certezza scientifica non c’è ma le sconvolgenti statistiche che testimoniano un’incidenza incredibile della Sla sui calciatori non possono essere un caso. Un esempio lampante ? La Fiorentina dei primi anni Settanta: ottima squadra della quale però in pochi sono rimasti in vita. Questo il tragico elenco : Massimo Mattolini, portiere, ancora vivo solo grazie ad un trapianto di reni; Giusepe Longoni, terzino, morto nel 2006 dopo una vasculopatia cardiaca; Ugo Ferrante, libero, morto nel 2004 per un tumore alle tonsille;Adriano Lombardi morto di Sla nel novembre del 2007;Nello Saltutti, attaccante, morto d’infarto nel 2003; Bruno Beatrice, centrocampista, morto nel 1987 a 39 anni di leucemia. A questi aggiungiamo, sempre dell’organico di quel periodo della fiorentina, Mimmo Caso che è sopravissuto ad un tumore al fegato e Giancarlo Antognoni che poco tempo fa è sopravissuto ad una grave crisi cardiaca. Anche Giancarlo De Sisti ha avuto un ascesso frontale. Basta tutto questo per affermare che non può essere solo una tragica coincidenza ?
Ferdi
N.B. mentre andavamo in stampa è giunta la tragica notizia della morte di Franco Rotella, 42 anni, ex Genoa, Spal, Triestina, Pisa, Atalanta e Imperia dopo “lunga malattia”
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