Il Tracciolino rivive?
Per andare sul Tracciolino bisogna sapere dov’è
Se venite a Roccasecca, provincia di Frosinone, e lasciate l’abitato costeg-giando il
cimitero, vi trovate improvvi-samente immersi nel verde in una gola fra le montagne
percorsa da un fiume quasi sempre a secco d’acqua, così co-me è stato ridotto dagli
uomini.
Avrete appena lasciato la cosiddetta “civiltà” e vi ritrovate faccia a faccia con la
natura: voi, la natura e nient’altro.
La possibilità di incontrare altra gente è alquanto scarsa malgrado che questo
angolo di mondo abbia tanti estimatori la maggior parte dei quali sono, per fortuna,
silenziosi e rispettosi di tanta quiete. E per fare questo non avete preso l’aereo per
Amazzonia, ma avete dovuto solo spostarvi di qualche mi-nuto dal brusio della vita
di tutti i giorni al silenzio reverenziale di questo posto.
Ad accogliervi in alto a sinistra trovate l’Eremo dello Spirito Santo e, fra una curva e
l’altra di quella strada, che
segue pedissequamente l’andamento della montagna fra alberi e rocce, pen-sate di
essere stati catapultati per un momento in un mondo irreale, eppure vero,
verissimo. Vi trovate semplice-mente sulla strada che da Roccasecca porta a
Casalvieri, una vecchia strada amata da tanti e pure bistrattata, vilipesa,
dimenticata.
Il percorso fra i due comuni collegati è lungo 12 Km e in questo tragitto il pae-
saggio è in continua evoluzione. Alla destra trovate un manto di un verde intenso
che vi accompagna costantemente, sul lato sinistro la mon-tagna è per lo più povera
di vegetazione mostrando rocce nude e terreno in parte brullo. A un certo punto non
potete non notare un ten-tativo di ripopolamento di abeti non proprio riuscito: è che
lì la terra è argillosa e l’acqua scivola via e non facilita la vegetazione. Durante
questo vostro viaggio attraverserete, senza saperlo, il territorio di sei comuni fino
alle porte di Casalvieri accolto dalle sue contrade di Plauto e Vitello.
Per capire il Tracciolino bisogna essere dotati di un pò
di amore per la natura
E questo lo sanno in tanti che ne approfittano per lunghe passeggiate a piedi e per
fare escursione in mezzo ai boschi. Lo sanno quelli che in bicicletta lo percorrono
specialmente durante i giorni di festa usando le bici da strada o le mountain bike.
Lo sa chi si arrampica sulle rocce sco-scese o chi si inoltra in mezzo alla
vegetazione in cerca di erbe medicinali o di funghi o di asparagi selvatici.
Lo sanno tutti gli amanti della canoe che quando hanno notizia di sufficiente acqua
nel fiume Melfa vengono anche da lontano per scendere lunghe le sue rapide.
Tutta gente rispettosa della natura, che viene in punta di piedi e che in punta di
piedi se ne va portandosi dietro l’immondizia inevitabilmente prodotta.
Loro sanno che se vogliono ritrovare quel posto così com’è devono lasciarlo così
come lo hanno trovato, cosicché ne possano usufruire anche le prossime
generazioni.
Per deturpare il Tracciolino bisogna essere dotati di un
certo menefreghismo
Autorità di bacino, deflusso minimo vitale di un fiume, divieto di discarica di
materiale pericoloso come amianto ecc. ma che roba è?
Ma di che cosa stiamo parlando?
La bellezza del Tracciolino è che è vota-to ad essere una discarica naturale. Venite
qua, ci portate tutte quelle cose che vi ingombrano, i materiali di scarto dei lavori
edili come tazze, bidè e vasche da bagno, e quell’amianto che costerebbe un occhio
della testa per smaltirlo.
E che dire delle gomme d’auto, gli oli esausti, le vecchie fotocopiatrici, gli a-nimali
morti in decomposizione, il cane che non sapete dove lasciare perché dove andate in
vacanza non accettano animali, materassi, reti, vecchi mobili, semplici sacchi di
spazzatura: quale posto migliore del Tracciolino per smaltire tutto ciò?
Ci andate, non vi vede nessuno e tutta quella roba non la vedete più così avrete una
casa pulita ed in ordine.
Se poi vi servono delle pietre vecchie fatte dagli scalpellini per abbellire il tuo
giardino o il tuo ristorante figo e alla moda, non avrete che da venire qui e prendere
ciò che vi serve perché lungo i muretti che costeggiano la strada c’è ne sono in
quantità industriale.
Venite venite gente, sbrigatevi perché fra un po’ non ci sarà più posto.
Per far rinascere il Tracciolino bisogna darsi da fare
La strada del Tracciolino è momentane-amente interrotta per problemi di sicu-rezza.
A dire il vero hanno provato a sbarrarla in modo che nessuno più vi si inoltri ma le
autorità preposte sono do-vute tornare sui loro passi visto lo scontento della gente
che rivoleva la strada.
Ora siamo ad un compromesso: ci sono dei grandi cartelli che vietano
l’attraversamento perché c’è pericolo di caduta massi ma la strada non è più
sbarrata e chi la percorre lo fa a suo ri-schio e pericolo. Tutti contenti. Se suc-cede
qualcosa la responsabilità e solo di chi non ha rispettato il divieto.
Però nel frattempo alla Regione giace una legge mai approvata che prevede un
finanziamento di oltre un milione di euro per la messa in sicurezza della strada. C’è
chi dice che non basterebbero dieci volte tanto i soldi preventivati per eseguire i
lavori. Poi ci sarebbe il problema della bonifica delle discariche illegali. Ma intanto
tutto è fermo.
Altro punto importante è quello di ripri-stinare il corso dell’acqua lungo il fiume,
acqua che a monte serve per la produzione di energia elettrica e che poi dovrebbe
essere restituita al corso naturale, cosa che non avviene più da tanti anni.
Che cosa si sta facendo
Per sollecitare le istituzioni si è costituito un gruppo su Facebook “Tracciolino, urla
nel silenzio” ch ha raggiunto 1.100 iscritti, che ha raccolto altrettante firme con una
petizione e che ha recentemente organizzato una manifestazione in occasione del VI
Raduno delle Canoe lungo il Melfa il 21 marzo 2010 il cui manifesto recita:
AQUA VITA EST
Gianfranco Molle